Dal campo
Ortaggi tropicali, a Cuneo hanno trovato l’ambiente ideale
Okra e daikon tra le coltivazioni principali del progetto ‘Tropico di Cuneo’
Il successo dei prodotti ortofrutticoli di origine esotica è ormai un’evidenza (ne abbiamo parlato anche in questo articolo ) e sono numerose le aziende che si stanno specializzando in questo segmento. A muoversi per tempo sono stati Matteo Chesta e Lucio Alciati - del progetto Tropico di Cuneo (clicca qui per approfondire) - che in Piemonte hanno iniziato a coltivare okra, karela, jicama e curcuma già anni fa.
Li abbiamo contattati per un aggiornamento e Chesta conferma l’interesse crescente per questi prodotti. “Ci chiedono soprattutto okra e daikon, mentre altri prodotti rimangono più di nicchia. In generale, in questi anni abbiamo capito che sotto serra possiamo permetterci la coltivazione di qualsiasi coltura ma la vera sfida è operare in campo aperto e combattere contro la siccità”. E continua: “Per esempio abbiamo dovuto installare un sistema di micro irrigazione con un’ala gocciolante per garantire un apporto idrico continuo ai nostri prodotti. Ma ora l’acqua manca già nei bacini idrici ed è tutto un altro problema”.
La commercializzazione di questi prodotti continua attraverso un sistema di filiera: “Il daikon viene acquistato prevalentemente per curiosità e per ‘moda’, considerato che in molti lo assaggiano nei menu tipici della cucina giapponese – commenta il produttore Chesta – mentre l’okra viene scelto principalmente da stranieri: considerata la sua componente gelatinosa, serve un preciso processo di cottura per essere consumato. Sono molti i curiosi che acquistano l’okra ma, non essendo a conoscenza del metodo di preparazione, finiscono per consumarla in maniera errata con amare conseguenze per il palato”.
Il progetto del Tropico di Cuneo continua poi con le sue attività di sperimentazione: “Negli anni abbiamo testato anche la curcuma e lo zenzero ma abbiamo dovuto interrompere queste coltivazioni perché a livello commerciale era troppo difficile piazzare il prodotto ad un livello di prezzo adeguato. In generale, spesso le quotazioni di questi prodotti esotici non sono sufficienti per competere con il prodotto estero e ripagare le maggiori spese che la coltivazione di questi ortaggi comporta”.
E conclude: “Quest’anno abbiamo testato anche il carcadè ma le operazioni di raccolta non sono riuscite bene: nonostante la coltura si adatti bene ai nostri climi caldi, le temperature autunnali-invernali piemontesi sono ancora troppo basse rispetto ai Paesi di origine in cui vengono coltivati”.
In apertura una foto di daikon