“Non volete più le pere italiane? Ditelo chiaramente”

Vernocchi furioso dopo il no del Ministero della Salute alla deroga per l’abamectina

“Non volete più le pere italiane? Ditelo chiaramente”

È un Davide Vernocchi rovente – come le temperature che avvolgono l’Italia – quello che esplode all’indomani del diniego, da parte del Ministero della Salute, all’utilizzo in deroga dell’abamectina (prodotto Vasco) per contrastare la Psilla del pero, uno degli insetti più dannosi per la coltura. “Sono a dir poco furioso. Diciamolo chiaramente: non si vuole più far produrre pere in Italia, così almeno ci mettiamo l’anima in pace”, ammonisce il presidente di Apo Conerpo.

Il rifiuto alla deroga su una molecola considerata essenziale dagli agricoltori per il controllo della Psilla (Cacopsylla piri) – che provoca melata su foglie e frutti con conseguente deprezzamento del prodotto – arriva come una doccia fredda in un contesto già compromesso. “L’abamectina è sempre stata uno strumento chiave – spiega Vernocchi – da affiancare alla lotta biologica con l’antocoride (Anthocoris nemoralis), predatore naturale della Psilla. Purtroppo, però, la popolazione dell’antocoride è in netto calo, principalmente a causa dell’aumento dell’uso dei piretroidi per contrastare la cimice asiatica. A differenza dell’acetamiprid – su cui abbiamo subito pesanti restrizioni – i piretroidi non sono selettivi e colpiscono anche gli insetti utili, aggravando le infestazioni di Psilla. Senza molecole mirate ed efficaci come l’abamectina, non siamo in grado di gestire l’emergenza”.

La situazione, secondo Vernocchi, rasenta l’assurdo: “Stiamo assistendo a una serie di decisioni che sembrano fatte apposta per sabotare la pericoltura. Sul captano, ad esempio, a Bruxelles si è trovato un compromesso, evidentemente poiché interessava tutti i produttori di mele europei. Ad ogni modo, limitazioni sì, ma applicando tutta una serie di accorgimenti già ampiamente in uso fra le aziende agricole. In Italia invece il Ministero ignora tutto ciò e restringe l’uso alle sole coltivazioni in serra”.

Una scelta che il mondo produttivo percepisce come un vero e proprio cortocircuito istituzionale: “Il cambio di passo che auspicavamo non è arrivato. E questo vanifica gli investimenti che le Organizzazioni di Produttori stanno facendo per garantire frutta salubre e di qualità. Anzi, così si spinge la produzione verso canali non ufficiali o, peggio ancora, verso il mercato nero dei fitofarmaci. L’estrema ratio per chi, ormai disperato, vede la propria produzione andare in fumo”.

La denuncia è chiara: il divario tra il mondo produttivo e chi prende decisioni “dall’alto” si allarga sempre di più. “Chi lavora ogni giorno sotto il sole per dare al mercato un prodotto sano, viene sistematicamente mortificato da decisioni prese da funzionari che sembrano ignorare completamente le ripercussioni sul campo”, accusa Vernocchi.

Il finale è amaro: “Agiremo in tutte le sedi, ma per questa campagna sarà dura. Dispiace che il mondo produttivo non sia stato nemmeno consultato e si veda recapitare una notizia del genere a poche settimane dall’inizio delle raccolte. Ancora una volta la pericoltura è sotto attacco, ma sembra non importare a nessuno. Di certo non alle istituzioni, che continuano su questa linea incomprensibile”.