Dal campo
Nespole italiane, fine campagna disastrosa
Pioggia e sabbia del deserto rovinano la produzione siciliana
Le nespole siciliane rappresentano una nicchia importante che, con il passare del tempo, sta conquistando sempre più importanza nei mercati nazionali. Tra gli areali principali si annovera la Conca d’Oro di Palermo, dove operano alcune piccole realtà agricole che da molti anni portano avanti un lavoro di valorizzazione della nespola matura e pronta da mangiare.
Ormai giunti a fine campagna si possono tirare le somme e da quello che emerge dalle testimonianze degli operatori è stata una campagna in salita. Racconta a IFN l’annata produttiva e commerciale Paolo Marcenò, presidente della Cooperativa Valle Dell’Oreto, realtà che, già dai primi anni ‘30, aveva tra le sue coltivazioni principali le nespole, grazie alla passione del fondatore Stefano Marcenò.
“Una stagione sfortunata possiamo affermare perché il clima è stato disastroso. Abbiamo avuto danni enormi, con il 50% del prodotto che è andato perduto a causa della pioggia e del vento. Inoltre, è arrivata sino alle nostre coste sabbia sahariana che, di certo, non fa bene al prodotto che è molto delicato”.
“Noi abbiamo iniziato la raccolta delle nespole durante i primi giorni di aprile ma sin dalle prime battute della stagione ci sono stati troppi ostacoli. Poi, come ogni anno, abbiamo dovuto fronteggiare la concorrenza spagnola che, per tipologia di lavorazione, è avvantaggiata. Infatti, noi eseguiamo un lavoro certosino, spesso fattoa mano, e non trattiamo il prodotto per non alterare le caratteristiche organolettiche. Le aziende iberiche puntano, invece, ad immettere sul mercato un prodotto perfetto a livello estetico ma internamente meno saporito e spesso trattato sulla buccia per allungarne la conservabilità anche di 30 giorni”.
“I prezzi che abbiamo registrato in campagna erano incongruenti con quelli offerti al consumatore finale anche perché abbiamo fatto i conti con un netto aumento dei costi soprattutto logistici”.