Nel cuore delle Marche, il paradiso delle pesche piatte

Un anfiteatro naturale, la brezza del mare e la luce perfetta: così l’azienda Eleuteri coltiva la dolcezza firmata Saturnia

Nel cuore delle Marche, il paradiso delle pesche piatte

Se non è il paradiso del pesco, poco ci manca. È questa l’impressione che mi ha lasciato la visita all’anfiteatro agricolo dell’azienda Eleuteri. Così viene chiamato l’appezzamento di 32 ettari interamente dedicato alla coltivazione di nettarine piatte, disegnato in una conformazione che richiama quella di un antico anfiteatro romano, incastonato fra le colline del comune di Monte Urano, nel cuore delle Marche, in provincia di Fermo.

Perché definirlo un paradiso? I terreni sono fertili, ben drenanti e praticamente vergini per quanto riguarda la coltivazione del pesco, mai avviata prima in quest’area. L’esposizione, orientata a Sud, garantisce la massima intercettazione della luce solare, un elemento cruciale per una coltura eliofila come questa. Non solo: a pochi chilometri si apre il mare Adriatico, che regala una brezza costante durante tutto l’anno, abbattendo l’umidità e offrendo un prezioso alleato nella prevenzione delle malattie fungine, oltre a mitigare le temperature nelle ore più calde. A completare il quadro ideale, la posizione collinare assicura una buona escursione termica tra giorno e notte, fattore che contribuisce a esaltare le qualità organolettiche dei frutti. Un insieme di elementi che, insieme, fanno di questo luogo un vero eden per il pesco.

Marco Eleuteri, titolare dell’azienda agricola Eleuteri specializzata in pesche e nettarine piatte e Amministratore Delegato di OP Armonia

“Appena abbiamo scoperto questo appezzamento, ne siamo rimasti folgorati e non ci siamo lasciati sfuggire l’opportunità – racconta Marco Eleuteri, titolare dell’azienda agricola Eleuteri specializzata in pesche e nettarine piatte e Amministratore Delegato di OP Armonia –. Qui ci sono tutte le condizioni ideali per coltivare con successo una tipologia esigente come quella delle pesche e nettarine piatte”.
La storia dell’azienda agricola Eleuteri è strettamente intrecciata con quella delle pesche piatte, una vera passione tramandata da Giorgio, padre di Marco, pioniere di questa coltura sin dagli anni ’80. A testimoniarlo, alcune piante risalenti al 1985, che rappresentano la memoria storica dell’azienda e ricordano il luogo in cui è nato il marchio Saturnia, sotto il quale si concentra tutta la produzione di pesche e nettarine piatte.

Piante di pesca piatta risalenti al 1985

Oggi, la produzione si estende su oltre 100 ettari, suddivisi in più appezzamenti tra i comuni di Montecosaro, Monte Urano, Montegranaro, Potenza Picena e Civitanova Marche, a cavallo tra le province di Fermo e Macerata. Un patrimonio produttivo che, negli ultimi anni, è stato oggetto di un ampio rinnovamento varietale: “Abbiamo completamente aggiornato il nostro parco varietale grazie alla partnership con PSB Producción Vegetal (Buffat Genetics), azienda ispano-francese leader mondiale nell’innovazione genetica delle drupacee platicarpa – spiega Eleuteri –. Questo ci permette di avere un calendario di maturazione continuo, che parte in questi giorni con la produzione spagnola – con le stesse varietà che coltiviamo in Italia per garantire omogeneità gustativa al consumatore – per poi passare attorno al 20 di maggio alla produzione dei soci campani e qui nelle Marche, dove arriveremo fino a settembre”.

Attualmente, la polpa bianca delle pesche piatte resta la tipologia più diffusa, ma l’azienda guarda già oltre: “Presto sarà affiancata – eguagliata se non superata – da nettarine e pesche piatte a polpa gialla, così da offrire una gamma completa a marchio Saturnia, capace di coprire tutta la stagione senza interruzioni”.
Un lavoro di selezione attento e meticoloso, in continua evoluzione, per garantire che ogni varietà soddisfi precisi standard agronomici e qualitativi. “Ricerchiamo un equilibrio tra dolcezza e aromaticità – spiega Marco Eleuteri – in modo da offrire uno standard costante e riconoscibile per tutta la durata della campagna di commercializzazione. È un compito delicato ma strategico per il futuro dell’azienda, per questo abbiamo inserito una figura chiave come il variety selector, ruolo ricoperto dal Dott. Samuele Crescenzi. Crescenzi è un allievo del Prof. Davide Neri, accademico di fama mondiale della Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche, con il quale collaboriamo da diversi anni”.

Da sinistra a destra: Dott. Samuele Crescenzi, Variety selection - Marco Eleuteri, AD Op Armonia - Umberto Santoni, Tecnico agronomo di fiducia az. agricola Eleuteri

Una sinergia tra ricerca e produzione che, secondo Eleuteri, è fondamentale: “Sono convinto che per ottenere risultati di eccellenza nel comparto ortofrutticolo sia necessario coniugare la vocazionalità del territorio con competenze di alto livello in ogni fase della filiera, a partire da quella produttiva. Per questo motivo, ci avvaliamo delle migliori risorse, non solo italiane, ma anche internazionali. Tra le collaborazioni di rilievo, quella con l’IRTA della Catalogna, in Spagna”.
Il risultato di questo approccio si percepisce nella gestione dei pescheti, frutto di anni di sperimentazioni e continui affinamenti: “Siamo sempre alla ricerca di soluzioni che possano migliorare le nostre performance produttive”.
Dal punto di vista tecnico, le piante sono allevate secondo la forma a V, una struttura in cui gli alberi sono inclinati alternativamente di circa 60° lungo l’asse longitudinale, fissati su due fili portanti sostenuti da una palificazione dotata di braccetti trasversali. La densità di piantagione si attesta intorno a 2.000 alberi per ettaro, ma il numero effettivo di fusti produttivi è molto più alto: “Ogni pianta sviluppa due branche basali, formando una sorta di candelabro inclinato che, di fatto, triplica il numero dei fusti attivi”.

Dettaglio di pianta di pesco allevata a V nella forma a candelabro

Questa soluzione consente un migliore controllo della vigoria delle piante, favorita anche dall’adozione del portinnesto Garmen, e permette di ottenere una produzione di qualità mantenendo rese controllate tra le 25 e le 35 tonnellate per ettaro. “La forma a V è stata scelta con grande attenzione – precisa Eleuteri – perché garantisce un’ottima intercettazione della luce solare e semplifica le operazioni di potatura di produzione, rendendole accessibili anche alla manodopera meno specializzata, grazie alla semplicità dei tagli”. Certo, la fase di allevamento richiede un investimento maggiore in termini di strutture, con canne e legature necessarie a costruire l’impianto, “ma si tratta di un impegno assolutamente sostenibile e giustificato dai benefici che questa conformazione ci garantisce in termini di qualità e gestione”.
C’è un vecchio detto che recita: “il diavolo sta nei dettagli”, e durante la visita agli impianti Saturnia questo principio si traduce in scelte ben precise, a volte poco comuni, ma che raccontano di un’attenzione minuziosa a ogni aspetto della produzione. Un esempio su tutti è la pacciamatura sotto ogni filare: “Una decisione di cui siamo convinti, che ci consente di gestire il diserbo senza ricorrere a prodotti chimici”, spiega Eleuteri.

Giovane impianto con pacciamatura

Non mancano, ovviamente, le dotazioni indispensabili per una frutticoltura moderna: ali gocciolanti, reti antigrandine e ventole antibrina, strumenti che quest’anno hanno giocato un ruolo decisivo nel salvaguardare alcune porzioni di produzione. “Ci sono state mattinate complicate, ma i sistemi che abbiamo adottato ci hanno protetto da brutte sorprese”, sottolinea Eleuteri.

Un impegno tecnico ed economico importante in campo, che si accompagna all’ampliamento e all’ammodernamento del magazzino di Civitanova Marche, parte integrante di una visione ben definita: “Il mercato premia sempre di più il marchio Saturnia e abbiamo fatto tutto il possibile per accompagnare questa crescita, senza mai perdere di vista la nostra filosofia che mette la qualità al primo posto. Per mantenere questi standard, non potevamo esimerci dall’intraprendere questo percorso, che trova nell’anfiteatro il nostro fiore all’occhiello”, conclude Eleuteri. (aa)