Dal campo
Murcia: il peperone si conferma protagonista dell’ortofrutta spagnola
Tra parassiti, clima incerto e regole europee, il settore rilancia con qualità, ricerca e tecnologie

La regione di Murcia si consolida come una delle capitali europee nella produzione di peperoni, nonostante un avvio di campagna complicato e nuove minacce fitosanitarie. Il settore punta su qualità, sostenibilità e innovazione per mantenere la competitività sui mercati internazionali. Con una produzione annua di 200.000 tonnellate coltivate su 1.745 ettari, la regione spagnola di Murcia si conferma al secondo posto, dopo Almería, nella classifica spagnola per produzione di peperoni. Più della metà del raccolto prende la via dell’esportazione: nel 2024 sono state esportate 135.968 tonnellate, pari al 16,91% del totale nazionale, rendendo il peperone il terzo ortaggio più esportato dalla Spagna.
Secondo i dati di Proexport - come si legge su Valenciafruits.com - l’associazione dei produttori ed esportatori di frutta e verdura della regione, il prodotto murciano gode di un’ottima reputazione in mercati esigenti come il Regno Unito e la Germania. “I nostri peperoni sono riconosciuti per sapore, colore e consistenza eccezionali”, afferma Eva Pérez, presidente della divisione peperoni di Proexport.

La campagna 2025 è però partita in salita. Le condizioni meteorologiche sfavorevoli, tra piogge persistenti e scarsa luminosità, hanno causato ritardi nella raccolta e caduta dei fiori. Nonostante ciò, i produttori restano fiduciosi: “Le piante sono in buone condizioni e, se il meteo sarà clemente, il calo produttivo potrebbe essere recuperato”, spiega Pérez.
Oltre al clima, un nuovo avversario si è aggiunto alla lista delle preoccupazioni: il Tripide parvispinus, noto anche come tripide del tabacco. Questo parassita, originario dell’Asia, si sta diffondendo rapidamente nelle colture in serra, favorito da condizioni ideali di temperatura e umidità. I danni potenziali sono seri: interruzione del ciclo vegetativo, deformazioni nei frutti e perdita di qualità.

Il contenimento del parassita è anche ostacolato dalle restrizioni europee sui fitofarmaci, tema su cui il settore torna a sollevare preoccupazioni. “Non possiamo difenderci efficacemente, mentre altri Paesi esportano in Europa con standard meno severi”, denuncia Pérez.
Accanto ai problemi fitosanitari, i produttori devono fare i conti con restrizioni sull’uso di pesticidi per la disinfezione del suolo, oggi sostituiti dalla solarizzazione, che impone uno stop alla produzione nel mese di agosto. Inoltre, carenza di manodopera, inasprimento normativo e aumento della pressione fiscale minacciano ulteriormente la sostenibilità economica delle imprese agricole.
Nonostante tutto, il settore non si arrende. Murcia è oggi un punto di riferimento per efficienza, sostenibilità e qualità grazie a un deciso orientamento verso innovazione tecnologica e ricerca. Le serre multitunnel con ventilazione automatica, l’agricoltura idroponica, la lotta biologica integrata e la ossigenazione dell’acqua di irrigazione sono solo alcune delle soluzioni adottate. Tra le tecnologie più recenti, spiccano le trappole a luce UV, che permettono un controllo preventivo dei parassiti senza impiego di sostanze chimiche.
