Melone immaturo, si produce senza suolo

Promettenti risultati della prova sperimentale dell'università di Bari

Melone immaturo, si produce senza suolo

Durante l’Open day in campo organizzato dal progetto di ricerca SOILLESS (SOstenibilità ambientale, Innovazioni di processo e di prodotto per la competitività deLLE coltivazioni Senza Suolo in Puglia, clicca qui per saperne di più), ha suscitato notevole interesse la prova sperimentale che il gruppo di ricerca di Orticoltura dell’Università di Bari sta conducendo sulla produzione di una varietà locale di melone immaturo (Cucumis melo L.) con l’NFT (Nutrient Film Technique), sistema di coltivazione senza suolo in mezzo liquido. I tecnici intervenuti hanno ammirato la sanità delle piante e la notevole produzione dei frutti, restando sorpresi per il materassino di radici prodotto dalle piante. 

Davide Palmitessa descrive la prova sperimentale in atto.

Ventiquattro giorni dopo il trapianto, il materassino di radici (3-4 cm di altezza) rappresentava circa il 20% del peso totale della pianta.

Il materassino di radici prodotto dalle piante di “Scopatizzo” (Cucumis melo L.).
Il materassino di radici prodotto dalle piante di “Scopatizzo” (Cucumis melo L.).

L'obiettivo della prova sperimentale (“Optimization of nutrient solution management in closed soilless cultivation systems”), che rientra nelle attività di ricerca previste dal Centro Nazionale Agritech (spoke 3.2.3), è quello di definire la composizione della soluzione nutritiva in un sistema di coltivazione a ciclo chiuso con il metodo del “Bilancio di massa”: conoscendo l’efficienza d’uso dell’acqua (WUE) e la concentrazione dei nutrienti nei tessuti vegetali della coltura (CN), la concentrazione della soluzione nutritiva sarà determinata dal prodotto WUE x CN.

Panoramica della produzione delle piante di "Scopatizzo" (Cucumis melo L.) in NFT

I trattamenti sperimentali studiati sono tre livelli di NaCl (0, 2,5 e 5 mM) nella soluzione nutritiva. La varietà utilizzata è lo “Scopatizzo”, una popolazione di melone immaturo molto apprezzata dal consumatore, che lo utilizza alla stessa stregua del cetriolo. 

Nonostante le temperature in serra abbiano raggiunto anche 40 °C, grazie alla notevole biomassa prodotta delle piante, la temperatura della soluzione nutritiva non ha mai superato 28 °C. Nel periodo compreso tra 28 e 40 giorni dopo il trapianto da ogni pianta sono stati raccolti circa 1,3 kg di “Scopatizzi” del peso medio di 213 g, con notevole risparmio di acqua in un sistema di coltivazione a ciclo chiuso.

Ringraziamenti: 
PNRR MUR - M4C2 (Missione 2 Componente 2) Investimento 1.4 "National Research Centre for Agricultural Technologies" Agritech CUP HUB B63D21015240004. TASK 3.2.3 “Smart and sustainable modelling and tools for agricultural water management optimization”.

Per maggiori informazioni è possibile contattare direttamente Dott. Onofrio Davide Palmitessa oppure Prof. Pietro Santamaria del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti
Università degli Studi di Bari Aldo Moro (Via G.  Amendola, 165/A ,70126 Bari )
Email: onofrio.palmitessa@uniba.it, pietro.santamaria@uniba.it  

Fonte: Ufficio stampa Università di Bari; Foto in apertura: Particolare della produzione di piante di “Scopatizzo” (Cucumis melo L.) in NFT.