Dal campo
Mele, il brand fa la differenza anche nell’ingrosso
Con l’azienda Etna (Car) una panoramica sulla frutta

Il valore del brand anche in ortofrutta è cosa nota nei mercati all’ingrosso. Anche in questo canale, la presenza della marca contribuisce a garantire un livello qualitativo eccellente, oltre a fidelizzare i clienti sul lungo termine. Ne abbiamo parlato con Abramo, Francesco e Vincenzo La Rosa dell’azienda Etna operante al Car di Roma, che con il brand Blu Apple (dato in concessione dalla European di Nicola Detomi) identificano la qualità delle mele che distribuiscono.

“Con il marchio Blu Apple stiamo lavorando molto bene perché connota la nostra proposta sulla categoria mele in questa piazza – spiegano Abramo, Francesco e Vincenzo – proporre un marchio, significa aggiungere valore ai nostri prodotti e fidelizzare una fetta di pubblico crescente. Poter lavorare con un brand ci garantisce vendite buone e prezzi stabili: lo utilizziamo per Golden, Fuji, Royal Gala e Granny Smith. Al momento comprende solo le mele ma, visto il successo che sta avendo, consideriamo di poterlo utilizzare in futuro anche per altri prodotti come le pere”.

Per quanto riguarda le mele club, dall’azienda sottolineano: “Envy è andata molto bene quest’anno ed è stata apprezzata soprattutto per il suo aroma, mentre Pink Lady è in leggera discesa rispetto allo scorso anno. In generale, sia Pink Lady che Envy si mantengono sempre sugli stessi prezzi ma, nella nostra piazza caratterizzata da una quota importante di ambulanti e Horeca, la cosiddetta ‘primina’ (categoria 1b) è ancora molto richiesta e sviluppa volumi maggiori delle stesse mele club. Ecco perché lavoriamo anche mele in bins a prezzi leggermente inferiori”.

Fino ad oggi, complici anche le temperature che hanno faticato a salire, le mele sono rimaste protagoniste sulla scena commerciale della frutta. “Solo ora iniziano ad affievolirsi vendite e le richieste perché i consumatori iniziano a spostarsi su frutti più estivi come le pesche”, dicono dall’azienda.
E aggiungono: “Abbiamo pesche dalla Puglia ma anche dalla Spagna e i prezzi sono su livelli alti: per esempio stiamo distribuendo la pesca a buccia rossa (polpa gialla) di calibro 18 a 2,50 euro al chilogrammo”.

Non va altrettanto bene l’anguria, che Etna importa dal Marocco come fornitura costante durante tutto l’anno: “Se l’anno scorso questo prodotto aveva registrato un’ottima stagione, quest’anno la merce tende ad arrivare già matura e i prezzi sono fin troppo alti”. (am)
