Mazzarrone sotto assedio: bande nei vigneti, l’uva si ruba alla luce del sole

Furti quotidiani, minacce ai lavoratori, danni irreversibili alle coltivazioni

Mazzarrone sotto assedio: bande nei vigneti, l’uva si ruba alla luce del sole

La campagna dell’uva da tavola a Mazzarrone (CT), uno dei principali areali produttivi d’Italia, è ufficialmente iniziata sotto i migliori auspici. Le prime raccolte in serra sono già partite, mentre si attende tra qualche settimana l’entrata a pieno regime delle varietà sotto tendone, come la Vittoria e la Black Magic. Il clima finora è stato quasi perfetto: temperature ideali, escursioni termiche contenute, buona disponibilità idrica e condizioni favorevoli per una fioritura regolare. Il grado Brix si attesta intorno ai 14°, ma con l’arrivo del primo caldo salirà rapidamente, assicurando grappoli di qualità pregiata e omogenea.
Tuttavia, in un contesto produttivo promettente, l’umore dei viticoltori è tutt’altro che sereno. A preoccupare il comparto non sono le consuete sfide agronomiche, ma una minaccia molto più grave e crescente: i furti in campagna.

L’allarme sicurezza: “Rubano di giorno, minacciano chi lavora”
A lanciare un grido d’allarme è Enzo Licata, produttore e portavoce dei viticoltori dell’areale di Mazzarrone, che racconta a IFN la situazione drammatica che si sta vivendo: «C’è stato un aumento e un anticipo dei furti rispetto agli anni scorsi ma - soprattutto - oggi la situazione è fuori controllo. I produttori vengono minacciati con ogni mezzo, e i ladri agiscono anche in pieno giorno», denuncia Licata. Non si tratta più di semplici incursioni notturne: i criminali, organizzati in vere e proprie bande, entrano nei fondi agricoli, minacciano i dipendenti e costringono gli imprenditori ad abbandonare le serre durante la raccolta.

«In un episodio recente – racconta ancora Licata – una banda ha fatto irruzione in pieno giorno in un’azienda agricola e ha costretto con la forza i lavoratori ad assistere al furto, impotenti. È un’umiliazione e un danno economico gravissimo».
I furti non si limitano alla sottrazione del prodotto: durante i raid vengono divelti pali, tagliati i teli di copertura e spesso compromesse le piante, causando danni permanenti alle strutture produttive. «Due sere fa sono riuscito a intervenire durante un furto – spiega Licata – ma i danni restano comunque ingenti. Vengono a qualsiasi ora, ogni giorno c’è un furto in zona. Non si fermano davanti a nulla».

A rendere il tutto ancora più surreale è la facilità con cui l’uva rubata finisce nei mercati locali, venduta a prezzi stracciati e spesso con cartelli provocatori: “Uva rubata”. Un chiaro segnale della totale mancanza di timore da parte di chi compie questi atti, in un contesto di scarsa deterrenza legale.

Un rischio anche per i consumatori
«Attenzione – avverte Licata – non è solo un danno per noi produttori. L’uva rubata potrebbe essere stata trattata da poche ore con fitofarmaci, quindi non idonea al consumo immediato. C’è un serio rischio per la salute dei consumatori che acquistano dai banchetti non autorizzati».

“Serve una task force per difendere l’agricoltura”
Di fronte a questa emergenza, i produttori stanno cercando di fare quadrato: «Abbiamo incontrato i carabinieri e il vicequestore di Caltagirone – racconta Licata – perché dobbiamo trovare una soluzione. Serve un’azione decisa, una vera forza di protezione delle attività agricole. Così non possiamo andare avanti».
Il comparto dell’uva da tavola siciliana, fiore all’occhiello del made in Italy ortofrutticolo, rischia di essere soffocato non da problemi climatici o di mercato, ma dalla criminalità e dalla paura. E mentre nei campi si raccolgono i frutti di mesi di lavoro, è giunto il momento che anche le istituzioni raccolgano l’appello disperato degli agricoltori.