Attualità
Manodopera, ecco come programmarla
Con l'avvocato Antonio Leonetti una panoramica sugli strumenti disponibili
La disponibilità di manodopera ha sempre rappresentato un punto interrogativo per le aziende ortofrutticole italiane e, le maggiori difficoltà, stanno proprio nella ricerca e successiva distribuzione nelle mansioni. Se tutti gli anni i datori di lavoro si trovano a fare i conti con personale mancante e attività rallentate, forse è necessario interrogarsi su come programmare al meglio la manodopera.
Se il decreto flussi – pubblicato lo scorso 3 ottobre e che prevede l’ingresso totale di 452 mila lavoratori (di cui 136 mila unità per il 2023, 151 mila unità per il 2024 e 165 mila per il 2025) - rappresenta uno strumento importante per poter risolvere le carenze di personale, è altrettanto importante saperlo utilizzare.
In vista del Click Day del 12 dicembre (giorno di presentazione delle domande), ci ha spianato la strada Antonio Leonetti, avvocato specializzato in immigrazione, che quotidianamente gestisce le pratiche legate al decreto flussi per conto di un patronato abilitato.
“Partiamo dal fatto ormai assodato della difficoltà di reperire nuovi profili di manodopera: la presenza di un provvedimento normativo ad hoc come il decreto flussi che sancisce ingressi regolari in Italia, significa che le necessità sono lampanti”, dice Leonetti. “Sono sempre di meno gli italiani che vogliono lavorare in agricoltura – precisa – e anche le comunità storicamente impegnate nei campi (Polocchi, Rumeni e Albanesi), dopo tanti anni iniziano ad orientarsi verso altri settori come edilizia e metalmeccanica. Non rimane che riporre le speranze sulla comunità asiatica e africana”.
È a questo punto che viene in soccorso il decreto flussi ma “deve essere inteso in un’ottica di programmazione strategica e organizzativa aziendale. In base all’assetto produttivo, commerciale e organizzativo, alle aziende viene data la possibilità di programmare gli ingressi della manodopera straniera ma sono più numerose le aziende che ignorano il funzionamento di questa misura di quelle che lo comprendono”.
Pratiche flessibili per le aziende
Spesso le aziende sottostimano il numero di lavoratori di cui necessitano, mentre la legge include la possibilità di eventuali cambiamenti in corso d’opera: “Nella domanda presentata dalle aziende per il decreto flussi possono essere indicati anche più lavoratori di quelli che si credono necessari per poi testare la numerica direttamente ‘in campo’. È infatti possibile, in un secondo momento, ridurre la lista degli ammessi con una semplice comunicazione alla prefettura competente. E, diversamente da quello che si è portati a pensare, questi lavoratori possono rimanere legalmente sul territorio italiano, in attesa di ricevere un nuovo incarico”.
Una seconda opzione in capo ai titolari delle aziende, è decidere se confermare o meno i lavoratori dopo il periodo di prova: “Nel caso in cui non venissero confermati, questi possono rimanere sul territorio nazionale e presentare domanda ad altre aziende”.
Cosa succede dopo il Click Day
Dal momento in cui si passa il Click Day, inizia un percorso di verifica sull’azienda per capire se la domanda è giustificata dalla grandezza dell’azienda e dalle operazioni interne. Questi controlli vanno realizzati nei 30 giorni successivi al Click Day, altrimenti entra in vigore la politica del ‘silenzio assenso’ in cui il fascicolo di domanda viene trasmesso all’ambasciata italiana di competenza in base alle nazionalità degli operatori. Nei successivi 30 giorni deve essere espletato l’iter per il rilascio del visto.
Formazione dei lavoratori stranieri
“Generalmente tutti i nuovi arrivi sul territorio italiano conoscono già la lingua inglese ma sta a noi insegnare l’italiano – commenta Leonetti – per questo stiamo organizzando un corso basico della lingua. In questo modo, quando i lavoratori arriveranno nelle aziende – conosceranno già il dizionario base della lingua italiana”.
Per quanto riguarda quei lavoratori che non saranno impegnati attivamente nelle attività di raccolta e preparazione terreno (o altre mansioni simili) ma nella guida dei mezzi, è importante essere informati sulla validità dei loro titoli di guida. “Per alcune comunità, per esempio come Marocco e Sri Lanka, la patente estera è valida in Italia per un anno – dice l’avvocato – e, passato questo periodo, la documentazione va convertita tramite una specifica procedura amministrativa ed esame alla motorizzazione”.
Da specificare inoltre che non vige l'obbligo per il datore di lavoro richiedente di garantire l'alloggio in favore dei potenziali lavoratori: questi ultimi possono avvalersi dell'ospitalità per esempio presso i connazionali o facenti parte delle medesime comunità.
Non rimane che dare fiducia a questi strumenti legali in grado di offrire un valido aiuto per le aziende italiane e che, si spera, possono contribuire a ridurre il rischio del caporalato.