Mangeremo meloni (italiani) tutto l’anno?

Iannarella BASF | Nunhems: «Prolungare la campagna commerciale è fattibile, soprattutto col melone»

Mangeremo meloni (italiani) tutto l’anno?

Il tema della stagionalità di frutta e verdura è sicuramente oggetto di dibattito tanto fra gli operatori quanto fra i consumatori. Da un lato si predica il ritorno “all’antica”, dove si portava in tavola solo ciò che si produceva in quel determinato periodo dell’anno, mentre - dall’altro lato - non si vuole rinunciare al comfort di poter mangiare il proprio frutto preferito ogni giorno dell’anno.
Per diversi prodotti ortofrutticoli oramai il vecchio concetto di stagionalità sembra essere sorpassato da tempo come, ad esempio, per quanto riguarda mele e pomodori, mentre invece per altri, quali angurie e meloni in primis, la produzione e il consumo parrebbero non poter prescindere dalla stagionalità. Sarà così anche in futuro?

“Del futuro non v’è certezza per antonomasia – esordisce Claudia Iannarella, Chain Manager Italia di BASF | Nunhems – ma, in prima battuta, stiamo assistendo ad un prolungamento della campagna commerciale di angurie e meloni impensabile fino a pochi anni fa. Oramai da maggio a fine settembre disponiamo di prodotto italiano di alta qualità, quando in passato, alla fine di agosto, le principali catene nazionali eliminavano queste referenze dall’assortimento. Il prossimo passo sembra quello di “conquistare” aprile e ottobre, soprattutto con il melone, dove siamo a buon punto tanto a livello varietale quanto in termini di tecnica colturale. Con l’anguria, invece, ci sono ancora diversi aspetti da mettere a punto, fermo restando che fra i due prodotti l’anguria è ancora più legata a un consumo stagionale, condizionato dalle alte temperature, mentre, nel melone, c’è si un forte legame con il meteo, ma non così stretto grazie anche ai diversi utilizzi in cucina”.

La tesi è confermata dalle analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter, relative ai dati di importazione nel periodo che va da novembre a marzo. Infatti, nelle ultime due campagne, i volumi di melone provenienti dall’estero, pari mediamente a 14 mila tonnellate, superano di gran lunga quelli dell’anguria (fra 700 e 2.000 tonnellate). 

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Numeri che trovano riscontro nei banchi della grande distribuzione: “Il melone è un prodotto che trova spazio ormai tutto l’anno – spiega il retail Expert di IFN Giampaolo Ferri – come possiamo notare in questo periodo di festività: non c’è negozio che non abbia almeno un melone in assortimento, con punte di 3-4 referenze, fra gialletto, Piel de Sapo e Charentais - provenienti in larga parte dal Brasile - che mostrano prezzi indubbiamente sostenuti, a fronte di una qualità che è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni. Quindi, si pone a buon diritto come uno valido sfizio per imbandire le tavole durante le festività, in alternativa all’esotico. Al contrario, l’anguria non ‘tocca palla’ fino a quando le temperature non risaliranno, e difficilmente ci scosteremo da questa abitudine, almeno nel breve periodo".

Giampaolo Ferri

“Ad ogni modo, le vendite del prodotto di controstagione non sono ancora significative, mentre l’attacco di campagna, già a marzo, con la produzione africana (Senegal in particolare), inizia ad essere interessante soprattutto per il melone, grazie all’egregio lavoro svolto dai produttori italiani che si sono trasferiti nel continente africano. D’altro canto, fra fine inverno e inizio primavera, i consumatori sono alla ricerca di nuovi sapori, dopo mesi di frutta invernale, e il clima sempre più mite incentiva ulteriormente questa dinamica. Ovviamente non si deve transigere sulla qualità del prodotto, elemento spesso sottovalutato quando i quantitativi in ballo sono contenuti”.

Roberto Della Casa

“Il consumatore pretende frutti buoni da mangiare per tutto l’arco della campagna, su questo non c’è alcun dubbio - ci spiega in nostro direttore – a maggior ragione per un prodotto gourmet come il melone. Invece, c’è spesso il brutto vizio, soprattutto a inizio stagione, di propinare al consumatore un prodotto mediocre esitato a prezzi sostenuti. Un vero e proprio boomerang che non farà altro che deprimere le vendite, e questo è un concetto che possiamo applicare a tutti i frutti commercializzati. In sintesi, se la qualità non è adeguata, inutile avventurarsi in prolungamenti più o meno forzati della campagna commerciale; al contrario, se fosse possibile garantire la giusta qualità, potremmo vendere meloni italiani 365 giorni all’anno, mentre per l’anguria l’associazione col caldo è ancora preminente. Può sembrare una provocazione, e in parte lo è, ma se si considera che i climatologi prevedono nei prossimi anni un ulteriore aumento delle temperature medie (circa 1.5°C ad arrivare al 2070) è chiaro ed evidente che il concetto stesso di stagionalità dovrà essere rivisto”.

Claudia Iannarella

“In prospettiva, a livello genetico, grazie agli ibridi triploidi estendere ulteriormente il calendario di produzione nel nostro Paese è una strada percorribile – spiega Claudia Iannarella – chiaramente, è necessario evolvere di pari passo anche la tecnica colturale, che allo stato attuale non potrebbe fare a meno di strutture di forzatura. Ovviamente è difficile fare previsioni, ma i cambiamenti climatici in atto ci impongono di farci trovare pronti ad ogni eventualità”.

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