Macfrut, il Carrot Day accende i riflettori su una coltura chiave per l’ortofrutta

All'evento organizzato da Cora Seeds gli esperti hanno delineato le strategie del comparto

Macfrut, il Carrot Day accende i riflettori su una coltura chiave per l’ortofrutta

Presente tutto l’anno sugli scaffali con prodotto 100% italiano, la carota rappresenta una certezza per il reparto ortofrutta. Eppure, non sempre riceve l’attenzione che merita dagli operatori del settore, nonostante i numeri parlino chiaro: 11 mila ettari coltivati lungo la Penisola e una produzione che sfiora le 500 mila tonnellate annue. Di queste, l’80% viene assorbito dal mercato interno, mentre il restante trova spazio anche oltreconfine, come dimostra una bilancia commerciale in attivo di 90 milioni di euro.
Questi i dati al centro del Carrot Day, l’evento promosso da Cora Seeds nell’ultima giornata del Macfrut, che ha visto riuniti i protagonisti della filiera per fare il punto su una coltura strategica per l’ortofrutta italiana. Al centro del dibattito: innovazione, genetica, valorizzazione territoriale, sfide agronomiche e prospettive di mercato per un prodotto che merita un posto di rilievo nelle strategie commerciali e produttive del settore.

Nella foto: Maurizio Bacchi, CEO di Cora Seeds

Ad aprire i lavori del Carrot Day è stato Maurizio Bacchi, CEO di Cora Seeds, che ha ripercorso le tappe fondamentali della crescita dell’azienda cesenate, oggi unica realtà italiana impegnata attivamente nel miglioramento genetico della carota. “Siamo un’azienda relativamente giovane – ha ricordato Bacchi – nata nel 2006. In poco tempo siamo diventati un punto di riferimento nel settore delle cipolle, che rappresentano ancora oggi il nostro prodotto di punta. Con il tempo abbiamo ampliato la gamma, includendo colture come pomodoro, finocchio, anguria (in tutte le sue tipologie), porro, basilico, baby leaf e molte altre. Questo ci ha permesso di diventare un attore di rilievo nel panorama sementiero italiano e internazionale, esportando oggi in oltre 50 Paesi considerati strategici per lo sviluppo del nostro business”.
Un traguardo non scontato per un’azienda familiare che deve confrontarsi con le grandi multinazionali. “Non abbiamo le loro risorse economiche, ma possiamo contare su una struttura snella che ci consente di prendere decisioni rapide e rispondere con agilità all’evoluzione del mercato, valorizzando la nostra capacità di innovazione”, ha sottolineato Bacchi.
Proprio con questo approccio, Cora Seeds ha deciso di investire nella carota, avviando un programma di breeding in collaborazione con Jan de Visser, genetista olandese di lunga esperienza, considerato una garanzia nel settore. “Grazie a questa collaborazione – ha concluso Bacchi – oggi siamo l’unica azienda italiana con un programma di miglioramento genetico attivo su questa coltura e che siamo sicuri riuscirà a rispondere alle esigenze di una filiera così importante”.

Nel suo intervento, il genetista olandese Jan de Visser ha messo in luce gli aspetti cruciali del miglioramento genetico applicato alla carota, sottolineando l’importanza strategica di individuare linee parentali femminili di alta qualità, in grado di trasmettere ai nuovi ibridi varietali le caratteristiche più rilevanti.
Nel programma di breeding di Cora Seeds, l’attenzione non si limita alle performance agronomiche, ma si concentra in particolare sulla resistenza ai patogeni più insidiosi, come alternaria e nematodi, elementi determinanti per garantire stabilità produttiva e qualità in campo.

Nella foto: Matteo Mazzoni responsabile vendite ortofrutta del gruppo Mazzoni

“In effetti la lotta ai patogeni e alle maleerbe (Cyperus in testa) sta diventando un elemento critico nella coltivazione della carota, a causa della revoca continua di principi attivi che rendono difficile gestire le fitopatie rese più aggressive dal cambiamento climatico” ha sottolineato Matteo Mazzoni responsabile vendite ortofrutta del gruppo Mazzoni, che coltiva 200 ettari nei terreni sabbiosi del ferrarese per 11 mesi all’anno. Per quanto riguarda gli aspetti legati al mercato, il manager ha evidenziato come: “Nei prossimi due mesi il focus sarà rivolto all’export, con lavorazioni rapide e volumi elevati. Successivamente, l’attenzione si sposta sul mercato italiano della Gdo, che richiede forniture costanti durante tutto l’anno. Qui entrano in gioco formati più attenti al servizio: sacchi da un chilo e vassoi la cui grammatura è in calo”. 
“Fra le criticità, non si può non citare la crescente difficoltà nel reperire manodopera specializzata che rende fondamentale l’innovazione nei magazzini, che devono puntare su automazione e processi ottimizzati”. 

Nella foto: Massimo Pavan, presidente del Consorzio Carota Novella di Ispica IGP

Un elemento chiave per la valorizzazione della carota italiana è l’identificazione territoriale, come ha sottolineato Massimo Pavan, presidente del Consorzio Carota Novella di Ispica IGP: “La nostra forza è quella di arrivare per primi sul mercato, già a inizio febbraio, con un prodotto di alta qualità, riconoscibile per la sua peculiare dolcezza che lo rende unico nel panorama ortofrutticolo”.
Il percorso per l’ottenimento dell’Indicazione Geografica Protetta non è stato semplice, ma – spiega Pavan – è stato un passaggio necessario: “Eravamo consapevoli del fatto che l’IGP fosse uno strumento strategico per valorizzare il nostro ortaggio. I risultati ci stanno dando ragione: oggi certifichiamo oltre 4.000 tonnellate di carote novelle di Ispica IGP, un dato significativo considerando che la campagna si conclude a metà maggio”.
Ma alle opportunità si affiancano le criticità, soprattutto legate alla concorrenza estera. “Appena il prezzo si alza leggermente – avverte Pavan – veniamo sommersi da prodotto d’importazione, spesso coltivato con standard inferiori. Chiediamo reciprocità: chi esporta deve rispettare le stesse regole. Servono più controlli nei porti e l’applicazione rigorosa delle normative europee, altrimenti diventa impossibile continuare a promuovere e proteggere le nostre produzioni di qualità”.

Nella parte conclusiva dell’evento, spazio agli approfondimenti tecnici e di mercato. Rodolfo Occhipinti di Sata ha evidenziato alcune delle principali criticità agronomiche che il comparto dovrà affrontare nei prossimi anni, in particolare la perdita di molecole fondamentali per il controllo delle malerbe, come il metribuzin, strumento chiave nella difesa in campo.
A seguire, Mario Schiano Io Moriello di Ismea ha presentato un quadro aggiornato del settore, illustrando i dati già riportati in apertura. La fotografia che ne emerge è quella di un mercato europeo sostanzialmente autosufficiente, con una produzione interna in grado di coprire i consumi. I Paesi dell’Europa centrale, settentrionale ed orientale risultano i maggiori consumatori di carote, confermando l’importanza strategica di questo ortaggio nel paniere ortofrutticolo del continente. (fp)