L'ortofrutta del Nord-Est bombardata, in Veneto 52 grandinate in un giorno

Danni incalcolabili per le varietà di pere estive, in particolare William e Carmen

L'ortofrutta del Nord-Est bombardata, in Veneto 52 grandinate in un giorno

Nelle Regioni del nord est si sono abbattute in un solo giorno ben 52 violente grandinate con vere e proprie palle di ghiaccio che hanno provocato danni incalcolabili nelle campagne dove sono state colpite le produzioni di grano ortaggi, frutta e vigneti ma anche serre e strutture agricole. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Eswd (European sever weather database) in riferimento agli effetti dei violenti ed improvvisi temporali in Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia mentre l ‘Italia continua a soffocare per il caldo da record. La grandine – sottolinea la Coldiretti - è l’evento climatico avverso più temuto dall’agricoltura in questa fase stagionale per i danni irreversibili che provoca alle coltivazioni in campo che lo scorso anno hanno raggiunto la cifra record di oltre mezzo miliardo di euro solo nelle aziende assicurate secondo l’Asnacodi. I chicchi – spiega la Coldiretti – colpiscono i frutti in modo da provocarne la caduta o danneggiandoli in modo tale da impedirne la crescita o lasciando deformazioni tali da renderli non adatti alla commercializzazione. Un evento climatico avverso che – precisa la Coldiretti – si ripete sempre con maggiore frequenza ma a cambiare è anche la dimensione dei chicchi che risulta essere aumentata considerevolmente negli ultimi anni con la caduta di veri e propri blocchi di ghiaccio anche più grandi di una palla da tennis.

Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che nel 2023 supereranno complessivamente 6 miliardi dello scorso anno. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”. Un obiettivo che – continua Prandini – richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al nostro pressing, sta finalmente aprendo le porte. Stiamo già lavorando per migliorare la sostenibilità attraverso le tecnologie, che ad esempio consentono un risparmio di acqua anche del 30% rispetto al passato ma per l’adattamento climatico – conclude Prandini – è fondamentale aumentare gli investimenti nell’innovazione e nell’agricoltura di precisione, anche attraverso risorse Pnrr.

Anche il ferrarese fa la conta dei danni

Chicchi di grandine di grandi dimensioni, caduti con una velocità e forza considerevoli, non hanno lasciato scampo alla frutta pronta per la raccolta, come racconta il produttore Claudio Zambardi di Santa Maria Codifiume: “Proprio questa mattina dovevamo iniziare la raccolta delle varietà di pere estive, in particolare William e Carmen che era davvero di altissima qualità con calibri oltre gli 85, e ora ci ritroviamo con un danno del 100%. Anche l’Abate 
sarà certamente compromessa e se andrà bene riusciremo a conferire qualcosa come scarto. Sicuramente l’assicurazione riconoscerà il danno, che però non verrà completamente risarcito e comunque rimane l’amarezza per il raccolto di un anno andato in fumo in pochi minuti e l’enorme, quasi insormontabile, difficoltà a fare il nostro lavoro in queste condizioni. Oltre alle pere abbiamo subito danni anche agli astoni del nostro vivaio, molti dei quali non più recuperabili e per i quali non ho stipulato l’assicurazione perché il risarcimento arriva sostanzialmente solo se si l’astone si spezza, condizione troppo restrittiva a fronte di un costo assicurativo importante” Da Santa Maria Codifiume alle Valli del Mezzano la grandine ha compromesso anche il pomodoro da industria, come spiega Michele Guerrini: “Il prodotto maturo che andremo a raccogliere la prossima settimana potrebbe salvarsi, anche se c’è indubbiamente incertezza sulla classificazione di qualità.

Le piante di pomodoro tardivo, quello trapiantato fino a metà giugno perché quest’anno c’è stato un ritardo nei trapianti a causa delle piogge, sono spezzate e rovinate. Ancora non possiamo quantificare il danno con precisione, ma le prospettive produttive che erano certamente buone prima della grandinata, sono ormai diventate negative”. Una situazione di danni generalizzati da clima che preoccupa Cia-Agricoltori Italiani Ferrara: ‘Con questi cicli climatici, ormai consolidati, che alternano eccesso di pioggia, siccità, bombe d’acqua e grandine – chiosa il presidente Stefano Calderoni – è diventato ‘impossibile’ coltivare e salvaguardare colture, lavoro, redditi e occupazione sul territorio. Sono consapevole che noi agricoltori spesso denunciamo, a ragione, condizioni produttive e di mercato difficili, ma voglio lanciare una provocazione a chi minimizza le nostre problematiche: provate per un anno a coltivare al nostro posto in queste condizioni, con il clima avverso che cancella intere produzioni. Forse, se chi prende le decisioni, si mettesse nei nostri panni, avrebbe un atteggiamento diverso verso il settore agricolo. Non abbiamo più nemmeno la forza di assicurarci perché con i redditi vicini allo zero non è sostenibile. Per questo credo che chi produce cibo dovrebbe avere tutele e garanzie infinitamente maggiori di quelle attuali e soprattutto “strutturali” come sono ormai i cambiamenti climatici e i danni che provocano alle aziende agricole”

Fonte: Coldiretti e Cia Ferrara