L’Egitto consolida l'export di arance grazie a migliori standard qualitativi

Alessandro Cecchinato (Dal Bello Sife): «Per le Valencia campagna senza rivali»

L’Egitto consolida l'export di arance grazie a migliori standard qualitativi

Dai mercati all’ingrosso italiani ma, in parte, dall’intera catena di distribuzione non si può ignorare un’affermazione ricorrente: “La arance egiziana stanno in questo momento dominando i mercati con volumi importanti e con  prezzi competitivi”.
A IFN racconta il mondo degli agrumi africani, Alessandro Cecchinato collaboratore dell’azienda veneta Dal Bello Sife. “Bisogna premettere che durante la pandemia da Covid 19 la richiesta mondiale di agrumi è cresciuta in modo esponenziale e Paesi come L’ Egitto si sono fatti trovare pronti”.

Superfici in aumento
“L’Egitto è un Paese che sta investendo tanto in superfici agrumicole e, infatti, stanno aumentando notevolmente di anno in anno gli ettari piantumati. Sicuramente sta diventando tra i player mondiali di riferimento per l’export di arance ma ci sono diversi fattori da analizzare nel dettaglio, come i calendari di produzione e le dinamiche monetarie interne”.
Calendario di produzione
“In Europa siamo alla fine con la produzione e l’Egitto si inserisce con facilità con varietà come le Valencia. Con questa varietà, che commercializza da febbraio a maggio, parte lentamente per poi trovare campo libero e riesce ad imporre prezzi molto aggressivi. Soprattutto ad aprile, le Valencia egiziane la fanno da padrone e diversi operatori riescono a tenere il prodotto anche fino a giugno. Poi iniziano a flettere quando subentra la merce sudafricana. Quest'anno, tuttavia, il Ramadan coincide con il mese di aprile e influisce negativamente per la continuità della fornitura, perché molte attività restano chiuse. Mentre la varietà Navel, che va da dicembre a marzo, ha più difficolta perché si imbatte in una concorrenza costituita dal prodotto italiano e spagnolo”.

Economia interna
“Negli ultimi anni, l'export dall’Africa è stato stimolato dal basso costo della manodopera e dalla svalutazione della sterlina egiziana. Ma il settore sta continuando a fare investimenti per strutturarsi e offrire un prodotto di ottima qualità. Infatti, rispetto al passato ci sono migliori tecniche agronomiche che si riflettono in più alti standard qualitativi per il prodotto”.
“In questa fase l’Italia sta importando a ritmi sostenuti perché il consumo interno è in aumento e vengono richiesti, soprattutto, i calibri piccoli. La produzione egiziana sta soddisfacendo le richieste sia in termini di calibri che di prezzo; infatti, le quotazioni oscillano da 0,50 a 0,60 al kg all'ingrosso. Il produttore egiziano riesce ad ottenere quotazioni più alte con i calibri grossi in altri mercati piuttosto che in Italia, dove fatica un po' di più. Al momento l'andamento del mercato sembra costante ma, dopo il Ramadan, i volumi in arrivo nel nostro Paese potrebbero essere consistenti, facendo, inevitabilmente, diminuire i prezzi di vendita”.
Per i prossimi anni aspettiamoci un incremento costante dell’importazione dall’Egitto; infatti, ormai anche i parametri europei non sono un problema per i produttori africani.