Le radici del pomodoro nascondono microrganismi protettivi

Grazie al progetto Probiopom isolati ceppi di batteri che riducono lo sviluppo di funghi

Le radici del pomodoro nascondono microrganismi protettivi

Nelle radici di piante di pomodoro sono stati isolati microrganismi che possono proteggere le colture dalle infezioni fungine. Questo il risultato del lavoro dei Ricercatori dell’Università Cattolica di Piacenza, condotto all’interno del progetto Probiopom, che potrebbe rivoluzionare le strategie di difesa adottate in campo, riducendo l’applicazione di prodotti di sintesi. 
Come spiega il professor Edoardo Puglisi, della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, campus di Piacenza: “Il vantaggio è che basta trattare i semi delle piante una volta sola per rendere le piante che germinano protette dai funghi fino al raccolto, consentendo di dimezzare la dose di sostanze chimiche”.

 “I microrganismi isolati - ha spiegato il professor Puglisi - hanno grande importanza per la sicurezza alimentare in quanto riducono sia lo sviluppo di funghi del genere Alternaria, produttori di micotossine, sia la produzione delle micotossine stesse. Queste sostanze prodotte da Alternaria sono tossiche per l’uomo, e la loro presenza negli alimenti è in via di regolamentazione da parte dell’EFSA».

Tra tutti i microrganismi isolati, gli esperti hanno saputo identificare i 12 ceppi più performanti. Diversi rizobatteri hanno mostrato una riduzione significativa della biomassa fungina (fino al 76%) e/o della produzione di micotossine (fino al 99,7%). Inoltre, gli stessi microrganismi isolati hanno dimostrato anche caratteristiche di promozione della crescita delle piante, confermando le proprietà poliedriche di tali microrganismi. Le specie di Bacillus, in particolare B. amyloliquefaciens e due ceppi di B. subtilis, hanno mostrato la massima efficacia nel ridurre la biomassa fungina e sono state efficaci anche nel ridurre la produzione di micotossine.

Questi risultati, frutto di una collaborazione tra diversi colleghi della Facoltà: microbiologi (Edoardo Puglisi, Maria Elena Antinori, Gabriele Bellotti), patologi vegetali (Paola Giorni), chimici (Terenzio Bertuzzi) ed agronomi (Andrea Fiorini), evidenziano l’importanza di poter impiegare  “pesticidi green” contro le infezioni fungine: basti pensare che le perdite sulle colture di pomodoro dovute ad Alternaria vanno dal 25 al 78% della produzione.

Inoltre, l’utilizzo dei microorganismi permetterebbe di ridurre l’impiego di pesticidi di oltre il 50%. «Abbiamo svolto prove dove abbiamo ridotto del 50% la dose di fungicidi ed utilizzato i nostri batteri – ha sottolineato Puglisi - garantendo la stessa produzione delle colture di controllo trattate con il 100% di fungicidi; questi risultati sono oggetto di una seconda pubblicazione attualmente in valutazione».
«L’applicazione potrà essere estesa ad altre piante e soprattutto ad altri patogeni. Sono in corso prove anche per capire meglio i meccanismi con cui questi batteri sono in grado di ridurre la produzione di micotossine nei raccolti infestati dai funghi - spiega il professore - in seguito a questi studi sarà sicuramente percorribile la via della commercializzazione dei batteri fungicidi».
 

Fonte foto: Secondotempo.cattolicanews.it