Dal campo
Le esportazioni dei mirtilli peruviani accelerano a oltre 2 miliardi di dollari
Previsto un aumento del 44% a volume e del 22% a valore per la stagione 2024/25

Le esportazioni di mirtilli peruviani accelerano il passo e nella campagna attuale – iniziata a maggio del 2024 e in corso fino ad aprile 2025 - le quantità spedite dovrebbero raggiungere le 324 mila tonnellate (+44%), per un un valore che supererà la soglia dei 2 miliardi di dollari (+22%), secondo le proiezioni di Scotiebank. A favorire l’export peruviano sarebbe una combinazione di diversi fattori, tra cui l’aumento delle superfici coltivate, il miglioramento delle tecniche di coltivazione e l’introduzione di nuove varietà, più produttive e adatte a diversi mercati. Non dobbiamo però dimenticare le complicazioni che gli agricoltori avevano dovuto affrontare nella scorsa stagione, alle prese con le alte temperature e le forti piogge causate dal fenomeno El Niño.
Il perfezionamento delle pratiche colturali e l’adozione di varietà più performanti stanno anche stimolando l’implementazione di programmi genetici innovativi. Questi programmi puntano a migliorare la qualità del prodotto e a rafforzare la competitività del Perù sui mercati internazionali. Non a caso, il Paese si posiziona al secondo posto a livello mondiale per resa nella coltivazione di mirtilli, superato solo dal Messico. Oggi, i mirtilli rappresentano il prodotto agricolo di punta dell’export peruviano, superando persino le esportazioni di uva, avocado e asparagi. Il mercato principale continua a essere quello degli Stati Uniti, che assorbe il 54% delle spedizioni. Seguono l’Europa con il 24%, la Cina con il 14% e il Regno Unito con il 5%. Il restante viene distribuito in oltre 30 Paesi. Per quanto riguarda le varietà, Ventura predomina negli Stati Uniti e in Europa, mentre in Cina è Sekoya Pop la cultivar più richiesta.
