Le banane non conoscono crisi: volano i consumi in Gdo

Pagni (Alimentari ABC): «C’è spazio per aumentare i prezzi a patto che il prodotto sia di qualità»

Le banane non conoscono crisi: volano i consumi in Gdo

La banana non conosce crisi? È quanto emerge dai dati analizzati dal Monitor Ortofrutta di Agroter, da cui, nell’arco di un quinquennio i volumi consumati dai diversi canali sono cresciuti complessivamente di 30 punti a volume a fronte di un aumento dei prezzi del 12%. In particolare, si nota l’exploit del 2023 che ha visto una decisa impennata da parte della Gdo.

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Per comprendere il significato della tendenza in atto e i possibili scenari futuri, abbiamo contattato Attilio Pagni, titolare della Alimentari Ortofrutticoli Abc Spa e coordinatore del comitato Importatori di Fruitimprese: “La banana si conferma a tutti gli effetti un prodotto strategico all’interno del reparto ortofrutta, a maggior ragione in un periodo, come l’ultimo biennio, costellato sia da un’inflazione generale – che ha eroso il potere di acquisto delle famiglie – sia dalla volatilità dei prezzi nel settore ortofrutticolo. In un contesto del genere, la banana è una certezza: il sapore è il medesimo 365 giorni all’anno e il prezzo è pressoché costante e alla portata di tutti, attestandosi su valori che difficilmente superano 2 euro il chilo al consumo. Non a caso, i dati mostrano una chiara rigidità della domanda al prezzo e sono convinto che un ulteriore rialzo delle quotazioni in Gdo non inficerebbe i consumi, ma al contrario darebbe ossigeno vitale ad una filiera molto “stressata” a tutti i livelli.”

Attilio Pagni, titolare della Alimentari Ortofrutticoli Abc Spa e coordinatore del comitato Importatori di Fruitimprese

Un tema, quello della remunerazione della filiera, rimarcato dalle principali associazioni di banane dell'America Latina, dell'Africa e dei Caraibi, che, alla vigilia del congresso mondiale sulla banana, hanno chiesto ai rivenditori europei di semplificare i sistemi di certificazione e di smettere di procrastinare quando si tratta di attuare una politica dei prezzi delle banane più equa, come riportato da Fruitnet. Infatti, a oggi, solo Aldi Süd e Sainsbury si sono impegnati pubblicamente a utilizzare le quotazioni del commercio equo e solidale come riferimento per i prezzi di acquisto, mentre la maggioranza dei rivenditori rimane passiva e riluttante nell’adottare pratiche sostenibili.

“Anzi, in questo primo scorcio del 2024, i prezzi di cessione ai distributori sono tendenzialmente in calo – sottolinea Pagni – perché c’è stato sia un riassestamento di quei costi, in particolare energetici, che erano schizzati con l’inizio della guerra in Ucraina, sia un aumento della offerta. Oltretutto, non dimentichiamo come la banana, all’interno della Grande distribuzione organizzata, sia oramai gestita tramite programmi di fornitura annuale e questo fattore, di per sé, già calmiera i prezzi rispetto alle oscillazioni che si verificano nei mercati all’ingrosso. La tendenza in atto ha selezionato anche i fornitori, favorendo le aziende più strutturate – a discapito degli speculatori e Newcomers – che sono in grado di gestire volumi importanti e, di conseguenza, hanno skills per coordinare tutta la filiera nel modo più efficiente possibile. Solo così si può rispondere in maniera concreta alle esigenti richieste delle catene”.

Richieste di che tipo? “Innanzitutto, diverse realtà stanno investendo nell’Mdd e questo impone una gestione del prodotto ancora più attenta sotto ogni punto di vista. Allo stesso tempo stiamo assistendo a un aumento delle referenze fra prodotto confezionato (vassoio o fascettato), Bio e Fairtrade, che si aggiungono allo sfuso. Chiaramente sono numeriche piuttosto contenute – non superiamo più di 4-5 referenze – se paragonate ad altre categorie, ma dimostrano, comunque, l’attenzione e lo sforzo da parte di molti (purtroppo non di tutti), per cercare di aggiungere valore a un prodotto da troppo tempo ormai ritenuto una commodity”.

“A mio avviso – prosegue Pagni – al di là della tipologia di prodotto, la soluzione migliore in punto vendita rimane una banana venduta sfusa e ben gestita nei negozi, ovvero, con le mani di banane fuori dall’imballo originario e inserite in espositori ad “onda” piuttosto che appese nei portabanane. Chiaramente, questa modalità aumenta lo spazio espositivo e il tempo dedicato per la sua gestione in reparto, ma l’impatto nei confronti del cliente è decisamente superiore e, soprattutto, il prodotto “respira”, garantendo così un livello qualitativo adeguato rispetto al prodotto confezionato. Parimenti, si riducono gli sfridi con la possibilità, quindi, di poter contenere i prezzi.”

“Inoltre, a mio avviso, sarebbe importante migliorare la comunicazione nei confronti del consumatore, educandolo meglio sulle corrette caratteristiche distintive che dovrebbe avere un prodotto “salubre e buono”, con suggerimenti utili che non si limitino solo al grado di maturazione. Infatti, a volte mi fermo ad osservare come le persone scelgano un frutto piuttosto che un altro adottando criteri sbagliati”.

In chiusura dell’intervista il manager romano ci ragguaglia sullo scenario internazionale: “Senza dubbio gli ultimi anni sono stati caratterizzati da diverse emergenze, a partire dalla pandemia e proseguendo con i conflitti bellici internazionali, la siccità che ha colpito lo Stretto di Panama, gli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso, fino alla recente crisi politica in Ecuador, che hanno sicuramente generato tensioni e molte complicazioni, ma non con effetti catastrofici come qualche osservatore ipotizzava. Chiaramente occorre monitorare con attenzione l’evolversi degli eventi, ma allo stato attuale non c’è da preoccuparsi”.(gc)

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