Il meglio di IFN
L’Antracnosi spaventa gli agrumi italiani
Negli ultimi anni, a causa del cambiamento climatico, è aumentata la sua diffusione
Fra le malattie fungine che interessano il comparto agrumicolo, merita un posto di rilievo l’Antracnosi. Negli ultimi anni, infatti, complice la tropicalizzazione del clima (più caldo e umido), è in atto una recrudescenza che preoccupa non poco i fitopatologi del settore.
Un concetto che è stato ribadito durante il convegno “Bilancio fitosanitario 2022 e 2023 degli agrumi” da parte della Prof.ssa Annamaria Mincuzzi, dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari. “Nell’ultimo triennio le segnalazioni si sono moltiplicate soprattutto in Puglia, Basilicata e parte della Calabria; per cui, consci di ciò, abbiamo effettuato uno screening per capire le specie fungine coinvolte. Premesso che sembra esserci maggiore sensibilità da parte di arancio e clementino, mentre il limone pare essere meno suscettibile, dalle nostre analisi molecolari emerge la netta prevalenza di Colletotrichum gloeosporioides e una quota minoritaria di Alternaria alternata. Questo primo passo è fondamentale per capire quali strategie adottare a partire dalla sintomatologia che emerge nell’agrumeto.”
“In prima battuta è una malattia che colpisce tutti gli organi della pianta. A partire dalle foglie, che mostrano macchie fogliari e disseccamenti di forma irregolare che, nei casi più gravi, portano alla defogliazione, passando per i rami, che riportano i caratteristici cancri del legno, e ai frutti, che manifestano necrotizzazioni dove si sedimentano sulla superficie sia il micelio biancastro sia le masse conidiche colore salmone.”
Come detto in apertura dell'articolo, fra i fattori predisponenti alla malattia ci sono senz’altro l’innalzamento delle temperature e della umidità, così come non sono da sottovalutare gli eventi atmosferici che possono causare ferite alla pianta e che favoriscono l’ingresso del patogeno. Allo stesso modo occorre porre particolare attenzione alla gestione agronomica, evitando eccessive concimazioni azotate e irrigazioni. Inoltre, non è da sottovalutare la gestione della chioma, favorendo l’arieggiamento della stessa. Ovviamente, nelle aree particolarmente colpite da questa malattia, è preferibile impiantare cultivar meno suscettibili agli attacchi di Colletotrichum.
Il concetto che emerge è molto chiaro: occorre cercare di prevenire l’infezione, perché i principi attivi con effetto curativo sono assi limitati e, a tal proposito, è fondamentale intervenire alla ripresa vegetativa. Infatti, ciò che emerge, anche negli interventi successivi alla Prof.ssa Mincuzzi, è che non bisogna sottovalutare la malattia e occorre fare tutto il possibile affinché non si diffonda nell’agrumeto; diversamente si rischia di compromettere non solo la produzione dell’anno in corso, ma pure quelli degli anni a venire. (aa)