Attualità
L'agricoltura biologica limita l'impatto del cambiamento climatico
Paolo Pari: «La rigenerazione dei terreni agricoli è un valore inestimabile»
Un tema più che mai attuale, oggi, quello del cambiamento climatico in agricoltura che vede il Bacino del Mediterraneo costantemente aggredito da fenomeni atmosferici devastanti. In particolare abbiamo vissuto direttamente, con i produttori romagnoli di Almaverde Bio, l’alluvione che poco più di un mese fa ha messo in ginocchio intere aree agricole. Le immagini della devastazione sono sotto gli occhi di tutti e impongono una visione ampia e approfondita del problema del cambiamento climatico e le possibili soluzioni. La conoscenza del problema aiuta a trovare soluzioni sempre più efficaci, l’innovazione in agricoltura, la ricerca sono fondamentali soprattutto in questo momento. Con questo approccio e, in linea con gli obiettivi del From Farm to Fork europeo che prevede di raggiungere il 25% di superficie biologica europea nel 2030, approfondiamo i risultati di uno degli studi più autorevoli e importanti al mondo sull’agricoltura biologica realizzato negli USA dal Rodale Institute.
Si tratta di uno studio comparativo che mette a confronto produzione biologica e convenzionale per 40 anni. Valutando tutti gli aspetti chiave della produzione, compreso il tema del cambiamento climatico. I dati in evidenza dimostrano che l’agricoltura biologica incide positivamente sul cambiamento climatico grazie, ad esempio, alla riduzione delle emissioni di gas serra. Come è noto il biologico vieta l’uso di sostanze chimiche di sintesi, sia per la concimazione che per la difesa e questo determina una impronta del carbonio del bio significativamente inferiore.
Secondo lo studio Rodale la sola eliminazione dei fertilizzanti azotati di sintesi, come richiesto da biologico, potrebbe ridurre le emissioni dirette di gas serra dell’agricoltura globale di circa il 20%. Lo studio del Rodale Institute di 40 anni evidenzia, tra l’altro, che le aziende agricole biologiche utilizzano il 45% in meno di energia rispetto alle aziende convenzionali pur mantenendo, ed anzi aumentando le rese, dopo 5 anni di biologico. L’approccio rigenerativo dell’agricoltura biologica porta ad un miglioramento del terreno agricolo favorendo un maggior sequestro del carbonio e si riducono enormemente le emissioni di ossido di azoto che è una delle cause principali del cambiamento climatico.
Gli studi americani confermano che l’agricoltura biologica promuove la resilienza dell’agricoltura aumentando la capacità del suolo di trattenere l’acqua e i nutrienti naturali e favorendo la sua fertilità, quindi in sintesi una maggiore capacità produttiva delle piante. Aumentando la sostanza organica nel terreno l’agricoltura biologica favorisce la percolazione dell’acqua del 15-20% ripristinando le acque sotterranee e aiutando le colture a sopravvivere in condizioni climatiche avverse. Il Direttore di Almaverde Bio Paolo Pari sottolinea l’importanza della conoscenza scientifica per affrontare le difficoltà ma anche per scegliere una strategia a sostegno della produzione.
“Oggi”, dichiara Pari, “abbiamo bisogno di mettere insieme le conoscenze più avanzate in termini agronomici per far fronte ai cambiamenti. Trovo molto importante, anche in chiave di comunicazione, associare il biologico alle sue valenze ambientali che ricadono sull’intero pianeta. Lo studio del Rodale Institute che abbiamo ampiamente analizzato, mi colpisce anche perché non si parla più semplicemente di coltivazione biologica ma sempre di coltivazione biologica rigenerativa. La rigenerazione dei terreni agricoli in regime biologico è un valore inestimabile”.
It’s Bio è un progetto finanziato da Unione Europea e AOP Gruppo Vi.Va., con la partecipazione di Almaverde Bio, Apofruit, Codma OP, Ca’ Nova, Coop Sole, AOP La Mongolfiera, OrtoRomi e OP Terre di Bari.
Fonte della foto in apertura: Rodale Institute ©
Fonte: Ufficio stampa It's Bio