L’aggregazione nobilita la concorrenza

Il commento all’articolo di Roberto Della Casa pubblicato ieri

L’aggregazione nobilita la concorrenza

Caro Roberto, mi sono pizzicate le dita quando ho letto il tuo articolo (clicca qui per approfondire) e sono stato molto indeciso se inviarti o meno queste righe. Che tutti i settori produttivi vadano verso una progressiva aggregazione, per poter sostenere i crescenti costi legati all'innovazione, alla logistica e a tutti i processi intermedi, è un dato di fatto. Anche l'industria alimentare, o l'industria delle carni, settore limitrofo, hanno avuto negli ultimi vent'anni un percorso direi tumultuoso di semplificazione e concentrazione.

Ma giustamente, come tu spesso ricordi, l'ortofrutta è diversa
È diversa perché permette a interi comparti di sfiorare il suicidio, e mi riferisco alla quarta gamma;
È diversa perché permette a produttori dell'altro emisfero di fare quello che da soli non sappiamo fare, e mi riferisco ai kiwi;
È diversa perché permette ai costitutori di dettare le regole, di dividere e imperare, anche laddove un'aggregazione esiste e mi riferisco alle mele e alle sue 68 nuove varietà.
In mezzo, un mondo di ortaggi, di verdure e di agrumi praticamente indistinti.

Faccio queste riflessioni avendo 35 anni di esperienza ed essendo tuttavia considerato ancora un 'giovane' nel settore, quindi probabilmente una prima area di miglioramento risiede proprio in questo, perché è evidente che i limiti all'aggregazione non sono legati alle volontà dei produttori ma sono legate alle volontà di chi il sistema ortofrutticolo da decenni lo governa e di fatto ne impedisce lo sviluppo.

Salvo, come citavi tu, quando il rumore delle motoseghe sovrasta le urla di dolore dei produttori. Anche recentemente ho sentito qualcuno che teorizzava che le aggregazioni, le AOP, riducono la libera concorrenza, come se il liberismo – anzi la legge della jungla - fosse la cura ad ogni possibile problematica.

Anche su questo credo che gli esempi che abbiamo attorno a noi ci dicono esattamente l'opposto. Avere sistemi che possano definire e far rispettare regole sulla qualità minima, sulla logistica, sui criteri commerciali e sull'innovazione, certamente non ledono la concorrenza ma la nobilitano. La concorrenza si fa con l'efficienza, con la qualità, si fa con la capacità di stare sul mercato, si fa con i servizi ai clienti e ai consumatori, non certo facendo "cartelli", questi si inutili se non dannosi.
Centu concas e centu berrita (cento teste e cento modi di pensare), dicono gli amici Sardi ma mi pare valga per tutti.