Dal campo
La Piana di Catania rischia di perdere i suoi carciofi tra inefficienza e sprechi idrici
In trent’anni gli ettari coltivati sono passati da mille a meno di quaranta

La Piana di Catania, un tempo cuore pulsante della carcioficoltura siciliana, oggi è un deserto. A Ramacca, territorio simbolo della coltivazione del carciofo, si è passati in trent’anni da circa mille ettari coltivati a meno di quaranta. Un tracollo che non si spiega solo con la siccità, ma soprattutto con la cronica inefficienza delle reti idriche e la gestione dei Consorzi di bonifica.
Come racconta Salvo Catalano su La Sicilia, in contrada Cugno – nel territorio di Ramacca – per settimane una perdita d’acqua ha trasformato le campagne in un pantano. “Da Ferragosto – denuncia il sindaco di Mineo, Giuseppe Mistretta – un tubo colabrodo riversava litri e litri d’acqua nei campi, mentre gli agricoltori a valle non ricevevano nulla. È uno stillicidio continuo: l’anno scorso mancava l’acqua per la siccità, quest’anno c’è ma non arriva per colpa delle condotte marce e della cattiva gestione del Consorzio di bonifica della Sicilia orientale”.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le produzioni orticole sono quasi scomparse, le coltivazioni di angurie e meloni si sono drasticamente ridotte, e i carciofi – un tempo il “verde oro” di questa zona – sono praticamente scomparsi. “Il nostro problema è sempre stato l’acqua – spiega l’imprenditore agricolo Nino Privitera, 70 anni, da mezzo secolo produttore di carciofi –. Nel 2021 i Consorzi di bonifica si sono visti bocciare tutti e 31 i progetti del Pnrr, molti dei quali servivano proprio a rifare le condotte. Ora paghiamo quella miopia. Io sto chiudendo: quattro anni fa fatturavo fino a 200mila euro, oggi compro i carciofi al mercato”.
A peggiorare la situazione, indennizzi che definire minimi è un eufemismo. “Per la siccità dell’anno scorso – continua Privitera – abbiamo ricevuto 100 euro a ettaro, una cifra che non copre nemmeno il gasolio per un mese di irrigazione. È impossibile andare avanti così”.
Qualche segnale di movimento, tuttavia, si intravede. L’ex Consorzio di bonifica n.7 di Caltagirone – competente per la zona – ha ottenuto 50 milioni di euro dai fondi strutturali, con la metà già destinata a lavori o gare d’appalto. Ma rispetto ai 450 chilometri di rete da ripristinare, l’intervento appare come una goccia nel mare. Solo a Ramacca è previsto un cantiere per la posa di 4,5 chilometri di nuova condotta, pronta – forse – nel 2026.
Nel frattempo, le aziende continuano a chiudere e le campagne a svuotarsi. Un lento stillicidio, appunto, che rischia di cancellare uno dei distretti carcioficoli più importanti del Sud Italia. Servirebbe, come dice qualcuno, un vero “Piano Marshall” per l’acqua, prima che anche l’ultima pianta di carciofo siciliano resti solo un ricordo.
