La mela piace, la scienza la promuove ma la legge blocca i messaggi salutistici

A Castrocaro, Melinda e la ricerca chiedono regole più semplici per comunicare la salubrità della frutta

La mela piace, la scienza la promuove ma la legge blocca i messaggi salutistici

“Una mela al giorno toglie il medico di torno”: un adagio popolare che tutti conoscono e che restituisce bene la percezione diffusa delle proprietà benefiche di questo frutto. Gli italiani lo confermano nei consumi quotidiani: in media 30 grammi al giorno, che diventano 60-70 nelle fasce d’età più alte. Eppure, paradossalmente, comunicarlo è quasi impossibile.

Quasi fosse un segreto di Stato, la normativa europea sugli health claims è talmente stringente da rendere complesso, per produttori e distributori, trasferire ai consumatori i risultati della ricerca scientifica. Un’occasione mancata, soprattutto se si considerano gli studi più recenti: dalla scoperta degli esosomi delle mele nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche, al ruolo delle mele fresche nella prevenzione delle patologie neurodegenerative e della steatosi epatica non alcolica, fino alle nuove evidenze sugli effetti di attenuazione dell’infiammazione, di rafforzamento delle difese immunitarie e di protezione dell’intestino. 

Da qui la necessità, sottolineata dagli esperti, di rafforzare la collaborazione tra ricerca, imprese e istituzioni per garantire una divulgazione che sia al tempo stesso rigorosa ed efficace. È il messaggio emerso nel convegno “Mele, la salute passa dalle nostre sane abitudini alimentari”, svoltosi al Grand Hotel Castrocaro – Longlife Formula venerdì scorso, nella nota città termale sulle colline forlivesi.
Organizzato da Melinda, il Consorzio che riunisce oltre 4.000 soci produttori in Val di Non e Val di Sole, e da Maria Cecilia Hospital (parte del gruppo GVM Care & Research), l’incontro ha visto confrontarsi esponenti del mondo accademico, sanitario, economico e istituzionale. Il quadro che ne è emerso è quello di un settore in forte fermento, sostenuto dalla valorizzazione dei composti vegetali e da una crescente domanda di alimenti salutistici. Ne è prova l’espansione del mercato degli integratori alimentari, che in Italia ha superato i 5 miliardi di euro, primato a livello europeo.

Il nodo degli health claims
Gli esperti confermano un crescente interesse per i benefici delle mele sul fronte della prevenzione e del benessere, ma la comunicazione resta un nodo critico. Come ha spiegato, infatti, Elena Loche, dirigente farmacista del Ministero della Salute, l’etichettatura e la comunicazione degli alimenti – in particolare di quelli destinati a gruppi specifici di popolazione – devono attenersi a parametri rigorosi, proprio per garantire correttezza e consapevolezza nel settore.
Il cuore della questione riguarda l’indicazione delle proprietà salutari degli alimenti, regolata a livello comunitario. Come ha ricordato Maria Teresa Daglia, ordinaria di Chimica degli Alimenti all’Università Federico II di Napoli, il Regolamento europeo 1924/2006 stabilisce che ogni health claim debba essere supportato non solo da studi preclinici ma anche da ricerche cliniche sull’uomo, capaci di dimostrare una relazione causa-effetto tra consumo di un alimento e beneficio per la salute. Un requisito che, se da un lato tutela il consumatore, dall’altro rende molto complesso valorizzare scientificamente prodotti come le mele, nonostante le evidenze in crescita.

Parallelamente, la ricerca scientifica conferma con sempre maggior evidenza il ruolo centrale della mela per la salute. Per esempio, studi condotti dal Maria Cecilia Hospital e dalle Università di Ferrara e Napoli, in collaborazione con il Consorzio Melinda, hanno acceso i riflettori su un fronte particolarmente promettente: quello delle vescicole extracellulari (esosomi), minuscole particelle naturali rilasciate dalle cellule vegetali e capaci di trasportare molecole bioattive. Le ricerche hanno mostrato che queste vescicole sono in grado di interagire con cellule umane rafforzando le difese immunitarie, attenuando l’infiammazione e proteggendo l’intestino, aprendo nuove prospettive per la medicina preventiva e rigenerativa.

Nella foto: Luca Lovatti, responsabile ricerca e sviluppo di Melinda

Dal laboratorio al punto vendita
Accanto alla ricerca, cresce l’impegno dei produttori. Il Distretto della Mela della Val di Non e Val di Sole, nato lo scorso anno, è già attivo con il progetto “Mela In-forma”, realizzato insieme a Melinda e in collaborazione con il Consorzio Interuniversitario INBB di Roma e il Consorzio Futuro in Ricerca di Ferrara. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Luca Lovatti, responsabile ricerca e sviluppo di Melinda – è valorizzare le proprietà nutrizionali e salutistiche delle varietà DOP Golden Delicious e Renetta Bianca del Canada. Vogliamo indagare in particolare gli effetti sull’intestino e sulle relazioni intestino-fegato-cervello, valutando l’efficacia dei composti bioattivi nel migliorare la funzione cognitiva, la coordinazione motoria, i marcatori neuroinfiammatori e la salute intestinale”.
Non solo laboratorio: Melinda ha scelto di portare questi temi direttamente tra le persone. Come racconta Lovatti, negli ultimi mesi sono state organizzate oltre 100 giornate di sensibilizzazione nei punti vendita di tutta Italia, incontrando più di 15 mila consumatori. “È stata un’occasione per spiegare da vicino le caratteristiche delle nostre mele, avvicinando i clienti a un consumo consapevole – ha aggiunto –. Non ci limitiamo a produrre, ma sentiamo la responsabilità di accompagnare i consumatori verso scelte alimentari più salutari, con trasparenza e concretezza”.

Un impegno che si inserisce in un trend di mercato chiaro: i consumatori cercano sempre più prodotti salutari, naturali e trasparenti. Come sottolinea Monica Toniolli, responsabile marketing di MelindaLab, “la crescita degli healthy snack e della domanda di prodotti con ‘clean label’, privi di additivi e con ingredienti semplici, è ormai un dato consolidato”. In questa direzione MelindaLab ha sviluppato linee di trasformati a base di mela 100% naturali, capaci di unire qualità distintive, innovazione e risposte concrete alle nuove esigenze alimentari.

La mela come patrimonio collettivo
L’intensa giornata si è chiusa con una tavola rotonda tra produttori, distributori ed esperti per affrontare un tema cruciale: come promuovere il consumo di mele e superare l’impasse comunicativo imposto dalle attuali normative europee sugli health claims.

Emanuele Marconi, direttore del CREA-Alimenti e Nutrizione, ha ricordato che “la mela, con le sue innumerevoli varietà, è un autentico sistema di biodiversità vegetale e nutrizionale, parte integrante della nostra tradizione e patrimonio valorizzato anche dalle produzioni DOP e IGP”. Una centralità confermata dallo stesso CREA nelle Linee guida per una sana alimentazione e dai dati di consumo, tornati a crescere: +4,3% la frutta e +5,7% gli ortaggi tra il 2023 e il 2025 (fonte CSO, Coop, Nomisma). Un trend in linea anche con le raccomandazioni dell’OMS, come ha sottolineato Chiara Occulti (Fondazione AIRC), ribadendo l’importanza di progetti che sostengano la prevenzione oncologica e promuovano comportamenti salutari.

Nella foto: Nicola Magnani, direttore commerciale di Melinda

Fare sistema per crescere
Il nodo resta la comunicazione. Nicola Magnani, direttore commerciale di Melinda, ha rimarcato l’impegno del Consorzio sul fronte della ricerca e della divulgazione: “Investiamo risorse concrete insieme a partner autorevoli, ma la normativa ci consente di comunicare solo in modo generico i benefici della frutta. È un paradosso: la penetrazione della mela nelle famiglie italiane sfiora il 90%, eppure i consumi in chili tendono a calare. Sappiamo, oramai, come abbassare i prezzi non sia la strada da percorre: dobbiamo attrarre nuovi consumatori, non solo rafforzare quelli già fidelizzati. Per questo sperimentiamo nuovi format di allestimento ed esperienze educative nei punti vendita. Ma serve anche che le istituzioni ci mettano nelle condizioni di raccontare con più chiarezza ciò che la scienza ormai dimostra: che la mela fa bene”.

Nella foto: Germano Fabiani, responsabile ortofrutta Coop Italia

Germano Fabiani, responsabile ortofrutta Coop Italia, ha sottolineato il doppio ruolo della cooperazione di consumo: da un lato la storica missione di tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, dall’altro la capacità di sensibilizzare i soci e i consumatori sui grandi temi della salute, della sostenibilità e della qualità alimentare. “È in questo equilibrio – ha spiegato – che si inserisce l’impegno di Coop: difendere il portafoglio dei consumatori senza rinunciare a guidarli verso scelte più consapevoli e salutari”.

Fabiani ha poi rivolto un invito diretto ai produttori: “Per rendere davvero efficace questa strada occorre fare sistema, unire le forze e condividere le risorse. Solo così si può dare più autorevolezza ai messaggi e valorizzare in modo incisivo i benefici della frutta”.

Infine, un esempio virtuoso: “Vent’anni fa la frutta secca era percepita quasi come un alimento da evitare, oggi – grazie al lavoro congiunto del consorzio Nucis, dei nutrizionisti e di campagne mirate – è diventata un prodotto simbolo di alimentazione salutare, con consumi in crescita a doppia cifra. Questo dimostra che quando ricerca, comunicazione e filiera lavorano insieme, i risultati arrivano”.

Nella foto: Paolo Pagali, buyer ortofrutta di Conad

Paolo Pagali, buyer ortofrutta di Conad, ha ribadito come il consumatore italiano sia sempre più attento alla salubrità dei prodotti e pronto a raccogliere stimoli in questa direzione. “Noi, come Grande distribuzione organizzata, siamo in prima linea nel garantire assortimenti di qualità e nell’investire in comunicazione verso i clienti – ha spiegato –. Il problema è che oggi, a causa delle regole sugli health claims, non riusciamo a trasmettere con chiarezza e attendibilità i benefici reali della frutta, fermandoci a messaggi troppo generici”.

Pagali ha definito questa situazione una grande occasione mancata, soprattutto perché la Gdo dispone di una potenza di fuoco comunicativa unica, fatta di media, volantini, campagne e contatti quotidiani con milioni di consumatori. “Se ci fossero regole più chiare e strumenti adeguati – ha concluso – potremmo trasformare questo potenziale in una leva straordinaria per promuovere salute, benessere e cultura alimentare, a beneficio di tutta la filiera”.

In chiusura, Nicola Magnani ha rilanciato un appello unitario: “Questa giornata ci ha arricchito e confermato che il nostro lavoro va nella giusta direzione. Ma da soli non basta: dobbiamo coinvolgere altre Op e organizzazioni, perché comunicare i benefici della frutta non è un vantaggio di un marchio, ma di tutto il sistema. Chiediamo ad Assomela e alle istituzioni di accompagnarci verso una legislazione più semplice e concreta: favorire la chiarezza sugli effetti salutistici significherebbe non solo sostenere i consumi, ma anche contribuire al benessere dei cittadini e, in prospettiva, del sistema sanitario”.

Nella foto di apertura da sinistra: Emanuele Marconi, direttore del CREA-Alimenti e Nutrizione, Germano Fabiani, responsabile ortofrutta Coop Italia, Paolo Pagali, buyer ortofrutta di Conad, Nicola Magnani, direttore commerciale di Melinda Chiara Occulti Chief Marketing e Fundraising Officer AIRC, Elena Loche, dirigente farmacista del Ministero della Salute e la giornalista Manulea Soressi.