La linfa svela lo stress delle piante: ecco Plantvoice

Dall’Alto Adige la tecnologia che riduce gli sprechi in campo

La linfa svela lo stress delle piante: ecco Plantvoice

Dal cuore innovativo dell’Alto Adige arriva una tecnologia che potrebbe cambiare profondamente l’agricoltura del futuro. Si chiama Plantvoice https://plantvoice.farm/it/ ed è una soluzione sensoristica avanzata sviluppata da una startup con sede a Bolzano, che consente di monitorare in tempo reale lo stato di salute delle piante attraverso l’analisi biochimica della linfa, come riportato nell’articolo  firma di Letizia Magnani pubblicato su quotidiano.net. La tecnologia – che può essere impiegata sia in agricoltura che nella gestione del verde urbano – nasce in un territorio storicamente vocato all’innovazione sostenibile, anche grazie al supporto dell’ente pubblico IDM Südtirol, che favorisce lo sviluppo di progetti ad alto valore aggiunto.

L’innovazione: ascoltare le piante per agire meglio
Plantvoice si basa su un sensore non invasivo e fitocompatibile, inserito direttamente nel fusto della pianta, che rileva i parametri fisiologici attraverso la linfa. I dati raccolti vengono inviati in cloud e analizzati da un sistema di intelligenza artificiale, capace di restituire informazioni dettagliate su stress idrici, attacchi fungini, batterici e altre anomalie.
Il sistema funziona con un approccio a "pianta sentinella", applicato a esemplari rappresentativi di appezzamenti agronomici omogenei (circa mezzo ettaro). I dati interni vengono rilevati prima che i sintomi siano visibili all’occhio umano, consentendo interventi tempestivi e mirati. A differenza di tecnologie concorrenti (satelliti, droni, sensori ambientali), Plantvoice rileva ciò che accade realmente dentro la pianta, offrendo una sorta di “elettrocardiogramma vegetale”.

Impatto concreto: più efficienza, meno sprechi
L’impatto pratico per le aziende agricole è rilevante: secondo le stime dei fondatori, il risparmio medio in termini di uso razionale di risorse (acqua, fertilizzanti, fitofarmaci) si attesta intorno al 13%. Oltre alla sostenibilità ambientale, si garantisce anche una maggiore resa qualitativa delle coltivazioni, in linea con le esigenze dei mercati internazionali. La tecnologia è brevettata e ha ottenuto un parere positivo a livello nazionale e internazionale attraverso il circuito PCT (Patent Cooperation Treaty), a conferma dell’originalità dell’approccio. Plantvoice è inoltre sviluppata come piattaforma integrabile, in grado di dialogare con altri strumenti digitali già presenti nelle aziende agricole, superando la frammentazione delle attuali soluzioni 4.0.

Un’idea made in Alto Adige, con visione globale
La società è stata fondata dai fratelli Matteo e Tommaso Beccatelli. Matteo, chimico con esperienza nella sensoristica tra Italia e Stati Uniti, è il CEO e responsabile della parte tecnologica; Tommaso, tecnico elettronico e imprenditore agricolo, guida l’implementazione in campo. L’impresa è registrata come Società Benefit, a testimonianza dell’impegno non solo tecnologico, ma anche etico e ambientale.

Una risposta concreta alle sfide globali
In un contesto mondiale in cui l’agricoltura consuma oltre il 70% dell’acqua dolce disponibile (dati FAO), tecnologie come Plantvoice rappresentano una risposta concreta. «Per produrre un chilo di carne servono circa 15.000 litri d’acqua. Una tonnellata di riso ne richiede 1.500 metri cubi», ricorda Matteo Beccatelli. La questione idrica è centrale, soprattutto guardando al 2050, quando il pianeta ospiterà 10 miliardi di persone. E sarà necessario produrre di più con meno risorse. (aa)