La crisi nel Mar Rosso rischia di affondare kiwi e mele italiane

Riccardo Martini (Tramaco): «Il kiwi rallenta nel Far East e per le mele bisogna prepararsi per l’export in India»

La crisi nel Mar Rosso rischia di affondare kiwi e mele italiane

La tensione nel Mar Rosso non accenna ad attenuarsi, anzi i rischi per attraversare il Canale di Suez sembrano amplificarsi. Gli attacchi degli Houthi dello Yemen alle navi occidentali non cessano e, intanto, le compagnie navali stanno rimodellando i flussi di navigazione a livello globale. Oltre alle tempistiche, che si allungano anche di un mese, c’è l'aumento dei costi di spedizione che preoccupa l’economia mondiale. Come rileva il Washington Post, probabilmente sarà l’Europa ad avere le conseguenze peggiori. 

L’Italia di certo non sarà esente da danni e, soprattutto, l’ortofrutta pagherà dazio. Le ripercussioni inevitabili per l’ortofrutta le racconta a IFN Riccardo Martini, amministratore delegato di Dcs Tramaco.

Kiwi e mele i comparti che rischiano di più
“l’export via mare di kiwi subisce il colpo inferto dall’ennesima settimana di crisi del Canale di Suez. Il rischio è di perdere le ultime settimane di export nel Far East, in particolarmente a Taiwan, dove non abbiamo la concorrenza della Grecia. Molti esportatori stanno desistendo a spedire la merce perché il transit-time si prolungherà di 25 giorni”.  

Difficoltà anche per le mele nei mercati tradizionali del Medio Oriente, dove i tempi di consegna per destinazioni chiave, come Arabia Saudita ed Emirati, sono più che raddoppiati e penalizzati da surcharge intorno ai 1.500 dollari a container. Quasi azzerate le spedizioni per destinazioni dell’Upper Gulf come Qatar, Oman, ecc. In questi porti il transit-time è diventato di circa 45 giorni”.

“Sarà cruciale capire come gestire la stagione di esportazione in India, che sta entrando nel pieno, ed è da anni un mercato importantissimo per le mele italiane. La maggior parte dei servizi prevedono ora tempi di consegna attorno i 45 giorni. Si complica un mercato dove gli importatori sono particolarmente esigenti e il reclamo è sempre dietro l’angolo”.

Riguardo all’aumento dei noli, di cui tanto si sente parlare sui media in questi giorni, va detto che colpisce soprattutto i traffici dal Far East verso l’Europa, dove il nolo per un container reefer è più che triplicato. Per fortuna l’Italia importa poco prodotto fresco dalla Cina e paesi limitrofi. Mentre per l’export, come accennato prima, i maggiori costi si attestano a circa 1.500 dollari per container, sicuramente più gestibili”.