Il meglio di IFN
Kikokà corre veloce: il kiwi giallo verso quota 5.000 tonnellate
Mirco Stefanati: “Ottimi risultati sotto ogni punto di vista e ampi margini per migliorare ancora”

Kikokà accelera la crescita e consolida la propria ambizione di diventare un riferimento nel panorama dei kiwi gialli di alta qualità. Con la stagione 2025-2026, i volumi raccolti iniziano a raggiungere livelli significativi, avvicinandosi alla soglia delle 5.000 tonnellate. “Stiamo entrando in una fase in cui i quantitativi diventano realmente interessanti”, spiega il direttore tecnico Mirco Stefanati.

Sul fronte dell’emisfero nord, sono in programma sviluppi su circa 2.000 ettari complessivi distribuiti tra Italia, Grecia, Francia e Spagna. Attualmente, le superfici già impiantate raggiungono circa 740 ettari: 400 in Italia, 300 in Grecia, 25 in Francia e 17 in Spagna. Quest’anno la produzione dei Paesi del nord ha toccato quota 4.600 tonnellate. A comporre il sistema produttivo ci sono 11 soci, tra cui 10 licenzatari e il Gruppo Rivoira, Masterlicensee globale del nuovo kiwi a polpa gialla composto da due varietà selezionate dall’Università di Udine.
Parallelamente avanza anche il progetto nell’emisfero sud, dove il piano di sviluppo prevede complessivamente 1.300 ettari, di cui 1.050 in Cile, 200 in Sudafrica e 50 in Australia. Si tratta di un percorso ancora in evoluzione, ma che delinea già una strategia di posizionamento globale chiara: “L’obiettivo – sottolinea Stefanati – è costruire un’offerta continuativa per 12 mesi all’anno, condizione indispensabile per poter sostenere una politica di marca realmente efficace”.
Stefanati sottolinea come i primi anni di esperienza confermino la soddisfazione per la scelta varietale. “Le prime esperienze ci dicono che la qualità intrinseca e le performance di queste varietà stanno superando le aspettative, che già erano piuttosto alte”, commenta. Le prime raccolte mostrano frutti di qualità eccellente, con parametri omogenei e una resa produttiva superiore alle attese. Il kiwi Kikokà si distingue per una pezzatura elevata e per una regolarità produttiva, oltre a un’eccellente capacità di allegagione e a un picciolo più robusto che riduce drasticamente il rischio di cascola. Le prove in campo mostrano piante che, a regime, potrebbero esprimere potenziali tra le 40 e le 50 tonnellate per ettaro, con casi in cui si sono superate le 50 tonnellate. “A livello produttivo è una garanzia”, afferma Stefanati.

Un altro elemento chiave è la resilienza. Le varietà sono state selezionate per resistere in modo significativo alla PSA e ai fenomeni di “moria”, due problematiche che negli ultimi anni hanno colpito duramente la coltivazione del kiwi. “Specifico che non intendiamo un resistenza in senso stretto, ma si osserva una minor suscettibilità di queste piante alla PSA che è paragonabile a quella delle varietà verdi, ed è ‘tanta roba’”, sottolinea il direttore tecnico. In Italia, la quasi totalità dei frutteti Kikokà è innestata su Bounty, un portainnesto risultato determinante nel ridurre gli effetti delle criticità legate alla moria del kiwi.

Sul piano geografico, la filiera italiana è oggi articolata dal Piemonte al Veneto, fino ad arrivare al Lazio, a Latina, area notoriamente vocata al kiwi e che sta mostrando le maggiori potenzialità produttive senza dimenticare un forte sviluppo anche nel Sud Italia arrivando fino alla Calabria, passando per Basilicata, Puglia e Campania. A queste si aggiunge la Grecia, destinata a diventare uno dei poli più importanti fuori dall’Italia.
Per Stefanati, la stagione 2025 ha beneficiato di condizioni climatiche ideali: “Quest’anno si sono avute le condizioni perfette per ottenere un’ottima raccolta, sia sui nostri kiwi 076 che sul 022”. Le due varietà, sviluppate dall’Università di Udine e selezionate da NKP (New Kiwi Plant), hanno confermato le proprie specificità. Il precoce 76, raccolto tra metà e fine settembre, ha evidenziato una qualità merceologica elevata, oltre allo standard minimo di raccolta che e’ qullo di seguito riportato, con 8° brix, 16,5% di sostanza secca, colore oltre i 104°hue e durezza superiore ai 4,5 kg. La Grecia, prima ad avviare la raccolta, ha raggiunto valori ancora più alti, con sostanza secca a 19,8 e consistenza a 5 kg.
La varietà tardiva 22, raccolta da metà ottobre, ha stupito per omogeneità e assenza di danni da assolato, grazie a impianti ormai alla terza-quarta foglia. “La carica dei frutti quest’anno era omogenea e certamente favorita da un equilibrio sempre migliore con la parte vegetativa, tipico degli impianti che stanno entrando in produzione”, osserva Stefanati. I test indicano che le performance qualitative si mantengono anche con produzioni elevate, tra 45 e 50 tonnellate per ettaro. La Spagna ha aperto la raccolta 2025, seguita da Grecia, Italia, Francia e Portogallo, registrando su giovani impianti performance incoraggianti: sostanza secca intorno al 19% e colore stabile a 98°Hue.

Resta ancora lavoro da fare sul fronte agronomico, ma le prospettive sono molto positive. “Una volta messe a punto nutrizione, scacchiatura, dirado fiori e incisione anulare, queste varietà ci sorprenderanno ancora”, afferma. Il 76 mostra una shelf life media di 4-5 mesi, mentre il 22 si distingue per una conservabilità più lunga, elemento strategico per la commercializzazione nella seconda parte della campagna. Infine, sono in corso prove di frigoconservazione con un obiettivo preciso: “Vogliamo dare al consumatore lo stesso kiwi giallo di alta qualità 365 giorni all’anno”, conclude il direttore tecnico.



















