Attualità
Il ruolo delle donne in agricoltura: un'azienda su quattro è rosa
I commenti di Coldiretti, Cia e Confagricoltura

Qual è il ruolo delle donne in agricoltura? Il settore potrebbe fare a meno di loro? È la riflessione su cui vertono gli interventi delle principali organizzazioni di settore: Coldiretti, Cia e Confagricoltura in occasione della Giornata internazionale della Donna che si festeggia oggi (venerdì 8 marzo).
Coldiretti, 200 mila donne in campagna. Un' azienda su quattro è rosa. Le under 35 scommettono sull'innovazione
Sono quasi duecentomila le donne italiane che hanno scelto campi e trattore. Sono imprenditrici che hanno puntato sul settore agricolo abbattendo così barriere e pregiudizi e portando in campo un nuovo protagonismo tutto al femminile.
È quanto emerge da una analisi di Donne Coldiretti su dati del Registro delle Imprese divulgata in occasione della festa dell’8 marzo. Il risultato è che oltre un’azienda agricola italiana su quattro (28%) è oggi guidata da donne con una presenza che sta rivoluzionando il lavoro nei campi, dove sono capaci di spaziare dall’allevamento alla coltivazione, dal florovivaismo all'agriturismo, dalla trasformazione dei prodotti alla vendita diretta. Ma il vero motore delle nuove contadine sono anche le attività sociali come le fattorie didattiche e gli agriasilo, ma anche l’importante impegno per l’inserimento nel mondo del lavoro delle donne meno fortunate, vittime di violenze e soprusi.
Le Under 35 puntano sull’innovazione. Da segnalare anche la “quota giovane” – sottolinea Coldiretti – con circa 13mila aziende femminili guidate da ragazze under 35 che hanno puntato soprattutto sull’uso quotidiano della tecnologia. Il rinnovato fascino della campagna per le donne – rileva Coldiretti - trova riscontro nella comune convinzione che quello dell’agricoltura è diventato un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, anche per le donne che sono peraltro destinate ad aumentare nel tempo.
Le donne contadine - continua Coldiretti – sono presenti in tutto il territorio italiano e la regione con il maggior numero di imprese femminili in assoluto è la Sicilia con più di 24mila imprese di donne, ma sul podio salgono anche Puglia e Campania, che vantano rispettivamente più di 23mila e quasi 20mila aziende rosa. Seguono Piemonte e Toscana.
Secondo l’indagine condotta da Donne Coldiretti le imprenditrici agricole sono giovani e con un’alta professionalità, tanto che una su quattro (25%) è laureata, peraltro sempre più spesso non in indirizzo agrario. Molte donne scelgono, infatti, l’agricoltura dopo percorsi di studio o esperienze in settori molto diversi, anche per cambiare vita. Non a caso quasi la metà delle domande di primo insediamento in agricoltura delle misure dedicate agli under 40 provengono da ragazze, secondo Coldiretti.
L’attenzione all’ambiente tra biologico e biodiversità. Oltre il 50% delle donne in campagna svolge più di una attività connessa alla produzione primaria, soprattutto vendita diretta in azienda o nei mercati di Campagna Amica, agriturismo e trasformazione di prodotti agricoli. Ben il 60% delle donne nelle loro aziende ha poi scelto di dedicare parte della produzione al biologico o al biodinamico e di operare per una filiera di qualità attenta alla sostenibilità, alla tutela della biodiversità e delle risorse naturali, del paesaggio e del benessere animale. In particolare, poi, le donne creano legami forti con il territorio e sono un vero e proprio presidio per la sopravvivenza e la valorizzazione delle aree rurali.
“In un settore a lungo considerato prerogativa dell’uomo – afferma Mariafrancesca Serra, Responsabile Donne Coldiretti – la presenza femminile fa parte della nuova sfida sociale, per le tante donne che amano abbattere barriere e pregiudizi e guardano al futuro armate di un grande ed importante bagaglio culturale ed esperienziale. Donne che vedono nell’agricoltura il nuovo volano per la propria realizzazione professionale. E’ per accompagnare questo percorso stiamo lavorando per superare le tante difficoltà che incontrano le imprenditrici in campagna, soprattutto quelle più giovani, a partire, ad esempio, dalla scarsa tutela soprattutto nell'ambito della maternità dove il sostegno è davvero irrisorio e non riesce a coprire i costi di un’altra persona, visto che il lavoro agricolo non si può certo fermare”.
L'identikit delle nuove contadine
Il 25% è laureata; il 50% ha attività multifunzionali (vendita diretta, agriturismo, trasformazione dei prodotti, fattoria didattica e sociale); il 60% pratica attività green come l’agricoltura biologica.

Giornata donne, Oddi Baglioni (Confagricoltura Donna): il fattore D è determinante per sicurezza alimentare e agricoltura sostenibile
Ridurre il divario di genere nell'accesso alle risorse produttive comporterebbe un aumento della produzione delle imprese agricole femminili del 20%-30%, con benefici per l'economia e l'intera popolazione (dati dell'OCSE). Considerando che nel 2050, secondo l'ONU, potremmo arrivare ad essere 10 miliardi sulla Terra, il contributo delle donne per la sicurezza alimentare è quanto mai fondamentale.
"Il cibo sano dipende da prodotti salubri e di qualità. Una priorità per le imprenditrici agricole, naturalmente inclini alla tutela della sicurezza alimentare. Confagricoltura Donna è da sempre impegnata a valorizzare il rapporto tra cibo e produzione, dove l'apporto femminile è in grado di fare la differenza”. Lo afferma la presidente, Alessandra Oddi Baglioni.
In Italia sono oltre 200mila le imprese agricole a trazione femminile, che rappresentano circa un terzo del totale. Molte tra le imprenditrici di Confagricoltura Donna sono under 35, due su tre hanno conseguito il diploma di laurea, e la tendenza generale è di coniugare tradizione e innovazione. Quest’anno l'Associazione pone l'accento sul legame profondo tra imprenditrici agricole e grandi chef attraverso un progetto itinerante di esaltazione delle eccellenze regionali, che verrà presentato in Parlamento.
“L’agricoltura, oltre ad essere un settore produttivo determinante per l’Italia, è uno dei comparti economici nel quale si registra il più alto tasso femminile, di imprenditrici smart, attente all’innovazione. Le aziende condotte da donne - conclude Oddi Baglioni - sono socialmente più responsabili, attente alla sostenibilità, con ampi margini di crescita e aprono la strada ad un futuro più inclusivo e resiliente. Il migliore augurio che si possa fare in occasione della Giornata della Donna è che ci si renda finalmente conto dell’apporto strategico del fattore D per il futuro della società”.
8 marzo: Donne in Campo-Cia per un’agricoltura plurale che guarda al futuro
La visione femminile dell’agricoltura deve tornare protagonista e continuare a crescere. Già ora le oltre 200.000 imprenditrici italiane sono in prima linea per difendere il settore quale asset strategico dell’Italia. Cancellare le donne dell’agricoltura dalle politiche nazionali ed europee significa rinunciare completamente a un approccio plurale e multifunzionale, necessario a traghettare nel futuro il comparto e il Paese. Lo afferma Donne in Campo-Cia in occasione dell’8 marzo.
Oggi le donne non solo sono assenti da provvedimenti dedicati nel Pnrr e nella Pac, ma sono state escluse dagli incentivi ad hoc della misura “Più Impresa”, non rifinanziata dall’ultima legge di Bilancio, e colpite dal netto peggioramento di “Opzione donna”. Anche il Fondo Impresa Donna ammette agli stanziamenti le imprenditrici di tutti i settori, compreso quello della trasformazione alimentare, ma tiene fuori la produzione agricola.
“Le agricoltrici risultano così fortemente penalizzate e discriminate nei confronti delle colleghe di altri comparti -spiega la presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi - Stessa situazione con la Politica agricola comune dell’Ue, che prescrive regole uguali per tutti piuttosto che valorizzare le differenze garantendo pari opportunità”. Con il risultato che “a fronte di una grande attenzione ai temi femminili sul fronte mediatico, le azioni concrete sembrano andare in un altro verso”.
Tuttora alle agricoltrici, come a tutte le lavoratrici autonome, viene riconosciuta solo la maternità obbligatoria, ma con un’indennità economica insufficiente e non sono coperte né la maternità a rischio né il congedo parentale per assistere familiari con disabilità. Inoltre, continua a non essere valorizzato e supportato da politiche concrete il lavoro delle donne nelle aree rurali e interne, mancando adeguati servizi sanitari e scolastici, così come un ammodernamento delle infrastrutture fisiche e digitali.
“Ma soltanto lavorando su politiche più eque e garantendo la sinergia tra più modelli di agricoltura - osserva Terenzi - si potrà uscire da una crisi che ha visto più che dimezzato il numero di aziende negli ultimi vent’anni. Il nostro Paese non ha bisogno di meno agricoltura. Ha bisogno di più agricolture, a partire da quella femminile”. (am)
Fonte: Uffici stampa Coldiretti, Cia, Confagricoltura
