Dal campo
Il futuro dell’ortofrutta? Passa da chi ha il coraggio di innovare
Eleuteri (OP Armonia): “Tecnologia e ricerca, le armi per resistere”

Il mondo ortofrutticolo italiano si trova ogni anno ad affrontare nuove sfide: dall’aumento dei costi alle mutate condizioni climatiche, passando per la diffusione di nuovi patogeni e la cronica difficoltà nel reperire manodopera. Una tempesta perfetta che mette alla prova la resilienza degli imprenditori ortofrutticoli. Ma come si affronta un contesto così instabile? Lo abbiamo chiesto a Marco Eleuteri, titolare dell’azienda agricola Eleuteri e amministratore della OP Armonia.

“È vero, produrre frutta sta diventando ogni giorno più complicato”, esordisce Eleuteri. “Ai problemi strutturali si aggiungono criticità contingenti, spesso inedite, che richiedono una capacità di adattamento straordinaria. Tutto questo si riflette direttamente sulla gestione aziendale e sui costi di produzione”.
Il primo fronte critico? Il clima. “Non sono solo gli eventi estremi a preoccuparci”, spiega, “ma la rapidità con cui il clima sta cambiando. In un’azienda come la nostra, specializzata in pesche piatte, dove gli impianti frutticoli hanno cicli pluriennali, l’adattamento diventa ancora più complesso. Un esempio? La drastica riduzione delle ore di freddo durante l’inverno, a causa delle temperature miti, sta mettendo in crisi molte varietà tradizionali. Siamo costretti a rivedere le scelte varietali e a selezionarne di nuove, più adatte al nuovo contesto”.

Ma le sorprese non finiscono qui. “Il pesco è una coltura eliofila, ama la luce, eppure se va avanti di questo passo saremo costretti a proteggerlo dall’eccessiva radiazione solare con apposite reti ombreggianti. Allo stesso tempo, l’acqua diventa un bene sempre più prezioso e la sua gestione sarà cruciale, soprattutto se le temperature continueranno a mantenersi così elevate. Tutti questi interventi – necessari per salvaguardare la produzione – comportano investimenti importanti, che si traducono in un ulteriore aumento dei costi, aggravato dalle dinamiche inflattive”.
A complicare ulteriormente il quadro, un panorama fitopatologico sempre più difficile da decifrare. “Viviamo una corsa ad ostacoli continua, fra patogeni già noti sempre più difficili da contenere – anche per la riduzione degli strumenti fitosanitari disponibili – e nuovi organismi che compaiono all’improvviso. Di recente, per esempio, abbiamo subito un attacco di formiche mai verificatosi prima: è servita l’intuizione del nostro reparto tecnico per contenerlo, ma ogni giorno può emergere una nuova minaccia”.

Nonostante le difficoltà, Eleuteri non si arrende. Al contrario, rilancia. “La nostra risposta è investire a 360 gradi: non ci sono alternative. Puntiamo sulla qualità come unico strumento per ottenere un prezzo economicamente sostenibile, e al tempo stesso stiamo accelerando sul fronte dell’innovazione”.
Tra le novità più rilevanti, la collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche. “Grazie a questo partnership, entrerà in azienda il dottor Samuele Crescenzi, allievo del professor Davide Neri, uno dei massimi esperti di pesche piatte. Un innesto importante, che ci permetterà di affrontare le sfide del presente con maggiore efficacia”.

Siamo l’azienda privata italiana che più finanzia la ricerca agrumicola del Crea
Ma l’innovazione passa anche per la genetica. “Siamo l’azienda privata italiana che più finanzia la ricerca agrumicola del CREA. È un motivo d’orgoglio, ma anche un campanello d’allarme: il mondo produttivo dovrebbe fare di più. Noi non ci poniamo limiti: collaboriamo con istituti di ricerca internazionali come l’IRTA, con cui abbiamo attivato un vero scambio di conoscenze. Il 3 settembre, ad esempio, saremo ospiti a Lleida, in Catalogna, all’incontro annuale sulla peschicoltura organizzato da IRTA e dal Dipartimento Agricoltura della Catalogna. Un’occasione per condividere esperienze e portare il know-how italiano su un palcoscenico internazionale”.
Per Eleuteri, la strada è tracciata: “Il settore ortofrutticolo italiano ha tutte le carte in regola per essere protagonista nel campo della ricerca e dell’innovazione. Ma serve più coraggio da parte degli imprenditori: solo stimolando la ricerca e investendo in modo concreto potremo affrontare le sfide che ci attendono”.
