Il meglio di IFN
I ravanelli sott'acqua salvano Ravenna
Bacchilega (C.a.b. Ter.Ra.): «La rottura del canale è avvenuta in mezzora dalla richiesta»
Non solo sfamano intere comunità ma contribuiscono anche a salvare vite. Il ruolo, troppo spesso bistrattato, dei produttori agricoli è tornato alla ribalta in questi giorni di disastro climatico in Emilia-Romagna.
Venerdì scorso, infatti, la cooperativa agricola braccianti Terra di Ravenna ha contribuito a mettere al sicuro l’intera città di Revenna, permettendo la rottura dell’argine del canale Magni verso i campi di loro proprietà. Allo stesso tempo, i produttori hanno perso tutto il lavoro portato avanti finora, poiché sui terreni l’acqua è arrivata anche a 2 metri di altezza: la maggior parte delle colture, tra cui i ravanelli (coltivati su 80 ettari), sono ora completamente compromesse.
Una decisione a dir poco eroica, presa per il rispetto dei propri concittadini e totalmente ascrivibile allo spirito solidaristico della cooperativa stessa. Ne abbiamo parlato con Lino Bacchilega, direttore Cab Terra di Ravenna.
“Quando ci ha chiamato il direttore del consorzio di bonifica, in collaborazione con il prefetto, la protezione civile e il comitato di gestione dell’emergenza, per chiedere il taglio del canale che fiancheggia i nostri terreni non abbiamo avuto dubbi e, insieme al presidente Fabrizio Galavotti, abbiamo subito acconsentito” spiega Bacchilega a IFN.
E continua: “Non lo abbiamo chiesto neanche ai nostri soci, non c’è stato il tempo. E dopo mezzora i mezzi autorizzati erano già al lavoro e l’acqua ha iniziato a fluire. Anche se le idrovore erano già in funzione, l’acqua continuava e crescere e l’intera città sarebbe finita alluvionata. Avevamo la responsabilità di salvare i nostri concittadini e non abbiamo esitato”.
I terreni della Cab Terra sono più bassi del canale di circa 1/1,5 metri e l’acqua ha iniziato subito a defluire, facilitata anche dalla posa di tubi idraulici e pompe specifiche. “Anche in queste ore l’acqua sta continuando ad arrivare ma fortunatamente il livello è sempre più basso. Ci vorrà tempo perché possa defluire tutta, considerati i quantitativi con cui abbiamo avuto a che fare”.
Solo a lavori avviati, è stato avvisato anche il consiglio di amministrazione e i soci della cooperativa che si sono detti concordi all’unisono. “Tutti hanno apprezzato la decisione presa, per quanto ora tutti stiamo facendo i conti con la preoccupazione per il futuro” specifica il direttore.
Oltre ai 200 ettari allagati dal canale, la cooperativa deve fare i conti con un totale di 650 ettari totalmente sott’acqua e che prima erano destinati alla coltivazione di ravanello, bietole, mais e grano.
Si potranno recuperare? Difficile rispondere, dato che non esistono manuali di istruzione in caso di disastri del genere. “Speriamo solo di poterci rifare con i ristori perché, considerata la quantità di acqua arrivata, non so cosa potremmo salvare. Anche stamattina (ieri per chi legge, ndr) ero ospite alla trasmissione televisiva Agorà e mi hanno chiesto cosa possono fare i politici per le zone alluvionate: mi sono limitato a rispondere azioni concrete e che non dobbiamo lasciare indietro nessuno in questo territorio completamente distrutto”.
Anche se stimare i danni è ancora impossibile, Bacchilega parla di circa 1 milione e 300 mila euro nel caso in cui le colture non si recuperassero per nulla. “Fortunatamente i nostri terreni sono stati ricoperti dall’acqua dei canali che non è torbida come quella del fiume ma ancora non sappiamo come possano reagire le colture (ravanelli, coriandolo, grano ed erba medica) e, forse nel giro di qualche giorno potremmo saperne di più”.
La cooperativa si è limitata a certificare la richiesta e l’azione fatta sarà solo la base delle future richieste di aiuto finanziario. “Per noi era ovvio agire in questo modo – commenta Bacchilega – e credo lo sarebbe per chiunque nel caso in cui gli chiedessero se preferisce mandare sott’acqua la propria casa o la propria terra. Non si può rinunciare alla casa, la sede più preziosa dei nostri affetti e della nostra infanzia”.
Ma ora è anche necessario un ragionamento sul territorio e la sua gestione, oltre che una programmazione per il futuro. “Ci rincuora vedere che ora l’acqua sta fluendo verso il mare ma il disastro avvenuto deve farci capire come eseguire al meglio le opere di bonifica, per evitare che la prossima volta succedano di nuovo nello stesso modo – conclude Bacchilega – ed in particolare la gestione fluviale deve essere più accurata tramite la costruzione di casse di espansione e laminazione. Dato che non possiamo escludere la ripetizione di questi fenomeni, tanto vale attrezzarsi perché i danni siano minori e per far ripartire subito l’economia. Noi abbiamo acconsentito senza indugi ma non sappiamo ancora chi ci risarcirà e se continueremo a perdere le nostre produzioni, per noi significa perdere tutto. Dal mio punto di vista suggerisco una pianificazione in cui siano coinvolte tutte le cooperative della zona: nessuno conosce il territorio meglio di noi, che ci lavoriamo tutti i giorni intravedendone le difficoltà anche con anticipo”.