Attualità
«I nostri castagni sono stati 'inghiottiti' dal fango»
Rontini (Il Regno del Marrone): «A rischio la produzione Igp di Castel del Rio e tutto il territorio»
I danni lasciati dall’alluvione non si concentrano solo sulle colture orticole e frutticole di pianura ma anche sugli Appennini, che sono stati fortemente danneggiati. Come è successo ai castagni dell’azienda agricola Il Regno del Marrone di Castel del Rio (Bologna), estesi su una superficie di circa 44 ettari in cui si produceva il Marrone di Castel del Rio Igp.
“Il fango dell’alluvione si è portato via piante secolari dal valore inestimabile, oltre alle strade, completamente franate. Ancora oggi l’accesso ai sentieri è impossibile e il nostro lavoro completamente fermo”, spiega a IFN Monia Rontini, dell’azienda agricola Il Regno del Marrone, oltre che referente del comitato della Castanicoltura del Bio Distretto dell'Appenino Bolognese.
A Castel del Rio anche le comunicazioni languono e riusciamo a realizzare la nostra intervista grazie alla rete internet che, a tratti, consente le telefonate Whatsapp: “Dopo anni di difficoltà estreme causate, prima dalla vespa cinese, poi dalla siccità, adesso ci tocca fare i conti con quest’ennesima disgrazia – continua Rontini – e tantissimi ettari di castagneti sono andati completamente persi, inghiottiti da valanghe di fango impressionanti, che hanno travolto anche strade e sentieri. Ancora non riusciamo a quantificare i danni ma abbiamo già visto che tantissime piante sono state trascinate dalle frane e dall’immensa quantità d’acqua caduta in poco tempo: una situazione che ha reso gli impianti inutilizzabili per i nostri prodotti”.
Le frane sono ora estese a quasi tutti i castagneti e la circolazione è difficile: “I mezzi più grandi, come i trattori, non passano e a piedi si rischia la vita, perché in molti tratti il fango è simile alle sabbie mobili. In questo momento avremmo dovuto lavorare nei castagneti e raccogliere la legna ma ovviamente siamo bloccati. In molti pensano che lavoriamo solo durante la raccolta dei frutti, in realtà siamo operativi tutto l’anno, anche solo per la pulizia dei sentieri che conducono ai castagneti. Ora la strada per Castel del Rio è chiusa, così come tutti i sentieri del Cai, e ci sono crepe ovunque: abbiamo paura che aumentino e che si sviluppino ulteriori frane”.
Il rischio maggiore da evitare, sottolinea Rontini, è quello dell’abbandono del territorio: “Se in questa zona togliamo la castanicoltura, è come eliminare tutto: non solo la produzione del Marrone di Castel del Rio Igp ma la stessa storia del nostro Paese e del turismo che attraeva. Non riusciamo a dormire per il pensiero di dover ricostruire le strade e se nessuno ci aiuta, rischiamo l’abbandono. I castagneti per noi non sono solo fonte di reddito ma rappresentano un luogo caro ai nostri affetti: una zona sicura in cui abbiamo giocato da piccoli e in cui abbiamo portato i nostri figli. Ora speriamo di poter aggiustare le cose e che anche le prossime generazioni possano godere questa esperienza”.