GLOBALG.A.P., come arrivare preparati ai nuovi obblighi

Con Marco Roffia, responsabile di schema GLOBALG.A.P. per Ccpb, abbiamo fatto chiarezza sulla nuova release

GLOBALG.A.P., come arrivare preparati ai nuovi obblighi

A inizio anno è stata pubblicata la sesta release del GLOBALG.A.P.. Per capire quali siano le novità sostanziali rispetto alle edizioni precedenti abbiamo chiesto informazioni a Marco Roffia, responsabile di schema GLOBALG.A.P. per Ccpb.

“La nuova release è uno standard che sarebbe dovuto entrare in vigore circa un anno e mezzo fa, ma ci sono stati dei ritardi legati alla complessità dei documenti che lo hanno arricchito", spiega Roffia a IFN. "Alla fine, dopo varie proroghe, GLOBALG.A.P. ha deciso di lanciare la versione 6 che però include in se stessa altre due versioni: Smart e Gfs”. E continua: “La differenza tra le due è che la versione Smart è applicabile fondamentalmente alle realtà europee mentre la Gfs è più orientata per la vendita al mercato extra europeo, dove le problematiche agronomiche a ambientali sono differenti rispetto all’Europa”.

La differenza fondamentale tra Smart e Gfs sta nella classificazione dei prodotti: nella Gfs è prevista una categoria di rischio elevato per problemi di allerte sanitarie pregresse. Significa che le aziende che hanno all’interno del proprio programma un prodotto (come ad esempio lattuga e piccoli frutti), che rappresenta una criticità (considerato che in fase di coltivazione può venire a contatto con l’acqua che non risponda a determinati parametri microbiologici), devono essere sottoposte ad ulteriori controlli.
“Per la versione Smart è previsto un campionamento delle aziende da verificare, mentre per Gfs l’organismo deve verificare il 100% delle aziende con prodotti a rischio – sottolinea Roffia – e questo rappresenta una problematica in termini di sostenibilità economica. Ad oggi, la Gfs viene scelta solo per determinati prodotti e mercati di riferimento ma la certificazione più scelta rimane la Smart, che riguarda il 95% dei gruppi produttori”.

Il secondo principale aggiornamento del GLOBALG.A.P. prevede una razionalizzazione dei punti di controllo chiamati principi e criteri. “Rispetto alla versione 5.2 che vedeva un numero di requisiti maggiori (pari a 64) si è passati con versione smart a 63 – illustra Roffia – mentre i requisiti minori si sono ridotti da 116 a 79 e le raccomandazioni da 17 a 16, anche se queste ultime non rientrano nel calcolo della conformità”.
“I contenuti dello standard sono stati ampliati – aggiunge - e sono state introdotte delle metriche (parametri misurabili) che riguardano 4 tematiche: biodiversità (implementazione di aspetti agroambientali), misurazione di consumi energetici, gas serra (misurazione e calcolo) e prodotti fitosanitari (misurazione)”.
Per quanto riguarda le raccomandazioni (azioni volontarie), le aziende hanno la possibilità di poterle ampliare fino alla prossima revisione dello standard, quando diventeranno prima requisiti minori (con richiesta di conformità al 95%) e, a seguire, requisiti maggiori (con richiesta di conformità al 100%).

Tra i nuovi requisiti maggiori
“Tra i nuovi requisiti maggiori (quindi da adempiere) previsti dalla sesta release – specifica Roffia - ci sono le misure adottate per capire la quantità di acqua utilizzata e le eventuali azioni identificate dalle aziende per rendere efficiente utilizzo dell’acqua (fertirrigazione e irrigazione). Si tratta di un requisito che impatta molto sulla vita aziendale dato che impone ai produttori di dotarsi di apposite strumentazioni in grado di migliorare la gestione agronomica”.

Tra i nuovi requisiti minori
Biodiversità e gestione sostenibile della plastica sono tra i requisiti minori indicati da Roffia. Per quanto riguarda la biodiversità “serve un piano documentato che rispecchia il taglio internazionale della certificazione – spiega - ma questo punto era già stato inserito in passato dai disciplinari di produzione integrata delle regioni, per cui sono diverse le aziende che lo stanno implementando già dagli anni ‘70”.
La gestione sostenibile della plastica era precedentemente una raccomandazione: “Si chiede alle aziende di adottare procedure per l’utilizzo e l’eventuale riciclo di prodotti plastici utilizzati in azienda”.

Tra le raccomandazioni
Tra questi ultimi punti (non obbligatori fino alla prossima release), vi è la predisposizione di un piano per migliorare l’efficienza energetica, con misurazione tramite strumenti idonei e il successivo monitoraggio per verificare se c’è stato miglioramento per l'efficienza energetica. Rientra tra le raccomandazioni anche la richiesta alle aziende di ridurre le emissioni di gas serra.

GRASP, Biodiversity e SPRING, il valore dei nuovi moduli 
Il GRASP, pur essendo un modulo volontario, si abbina alla quasi totalità delle aziende che richiedono la certificazione IFA, poiché richiesto dalla Grande distribuzione, specialmente nord europea, mentre per SPRING e, in misura minore Biodiversity, ci si attende un incremento significativo dell'uso già a partire da quest’anno.
Come sottolinea Roffia: “Il cambiamento principale che impatterà sulle aziende è rappresentato dai moduli aggiuntivi, come GRASP, Biodiversity e SPRING, che si innestano su tematiche esistenti per svilupparle ulteriormente. A oggi, il GRASP (valutazione del rischio etico sociale all’interno delle aziende agricole), dato l’incremento e la complessità dei punti di controllo, in termini di ore di attività per la certificazione è quasi pari al GLOBALG.A.P.. Si aggiungono, inoltre, il Biodiversity, che è poco diffuso in Italia, e lo SPRING per la gestione delle acque irrigue. Con l’adozione della release numero 6 del GLOBALG.A.P. è dunque cambiata anche la gestione dei moduli aggiuntivi, che necessitano di maggior impegno, aumento di complessità e dedizione da parte delle aziende aderenti”. (am)


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