Attualità
Gli agricoltori arrivano a Bruxelles: e se fosse troppo tardi?
Lancio di bottiglie e uova contro la sede del Parlamento europeo
Ieri a Bruxelles si è tenuto il Consiglio Europeo che ha sbloccato la situazione sui fondi destinati all’Ucraina, ma all’onore delle cronache è salita la protesta degli agricoltori che è sfociata in episodi di violenza, come il lancio bottiglie e uova contro l’ingresso principale della sede del Parlamento europeo, l’abbattimento di una delle sculture storiche presenti in piazza, risalente al 1872. Un’escalation che ha obbligato la polizia, schierata in tenuta antisommossa, ad azionare gli idranti contro i manifestanti che hanno fatto esplodere anche numerosi petardi al grido di «Senza agricoltori non c’è agricoltura». Ovviamente, non potevano mancare i trattori – secondo la polizia belga non meno di 1.300 – che hanno letteralmente bloccato le strade della capitale belga.
A quanto pare, la proposta, da parte della Commissione di rinviare di un anno l’obbligo di tenere a riposo il 4% del terreno per poter accedere ai fondi PAC, e, contemporaneamente, una serie di misure atte a minimizzare gli effetti dell’import dei prodotti agricoli dall’Ucraina, non è bastata per contenere le proteste degli agricoltori europei, che invece hanno alzato l’asticella per attirare l’attenzione dei leader del Consiglio europeo.
Nel frattempo, non accennano a fermarsi le proteste in atto nei singoli Stati europei: in Germania proseguono i blocchi stradali, la Spagna si è da poco accodata ai colleghi europei e in Italia da una settimana a questa parte non si contano le manifestazioni lungo lo stivale, che hanno raggiunto anche il centro di Milano. La situazione più critica sembra essere quella francese, dove gli agricoltori hanno bloccato le strade presso l’aeroporto Charles de Gaulle, mentre alle porte di Parigi hanno fatto irruzione al mercato all’ingrosso di Rungis (uno dei più importanti d’Europa) tanto da obbligare le forze dell’ordine a fermare 79 manifestanti.
Non a caso, il presidente francese Emmanuel Macron, terminato il vertice, si è confrontato in un incontro bilaterale con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Non sono trapelate notizie a riguardo, ma è assai probabile che il primo ministro d’oltralpe sia alla ricerca di soluzioni condivise a livello europeo per “disinnescare” la grana delle proteste agricole, che stanno assumendo proporzioni evidentemente inattese.
In piazza, a Bruxelles non mancavano gli agricoltori italiani, in larga parte radunati da Coldiretti, che proprio nei giorni scorsi aveva preannunciato un sit-in di protesta in terra belga per criticare in particolare modo la nuova PAC, ritenuta dannosa per gli agricoltori. Assieme al principale sindacato agricolo italiano, non sono mancati gli appelli di un cambio di rotta della politica agricola europea da parte di tutte le associazioni agricole e non solo.
È oramai chiaro ed evidente che gli agricoltori europei sembrano intenzionati a fare sul serio e il “contentino” deliberato l’altro ieri dalla Commissione Europea difficilmente porrà fine alle proteste. Il quadro è estremamente complesso, e lo analizzeremo nel dettaglio nelle prossime uscite. Tuttavia, su un punto non possiamo rimandare: se la PAC, e le politiche agricole connesse, erano così manifestamente dannose per gli agricoltori, perché non si è fatto nulla durante le lunghe discussioni che si sono succedute negli anni? Incolpare la politica, che purtroppo non sa nulla di cosa accade in campagna, sarebbe un alibi troppo comodo. Infatti, è evidente il lassismo dello stesso settore agricolo che, in merito al proprio futuro, ha lasciato che prevalessero le posizioni ambientaliste più intransigenti. Adesso, ci si prova a mettere una pezza, ma non è detto che sia sufficiente. (AA)
Fonte foto: pagina Instagram Yves Rouyet