Sostenibilità
Frutti rossi, in Andalusia si coltivano al parco
La Commissione europea minaccia sanzioni milionarie
Un parco nazionale in pericolo, aziende agricole "assetate" e la destra spagnola che fa di tutto per rendere legali dei veri e propri furti d'acqua. È il quadro che si sta delineando in Andalusia, e che ha spinto Bruxelles a minacciare la Spagna di trascinarla in tribunale. Difficile dire chi la spunterà, ma la Commissione europea, che spinge per la sostenibilità ambientale ed economica, rischia di perdere una partita chiave per la sua credibilità.
Squilibrio idrico
La battaglia va avanti da diversi anni e su vari fronti. Da un lato un ecosistema prezioso e fragile, il Parco nazionale di Donana in Andalusia, reputato uno dei più belli d'Europa, dall'altro l'esigenza degli agricoltori di irrigare le colture di frutti rossi esportate in tutto il mondo, che necessitano di grandi quantità d'acqua. Tra produzione agricola eccessiva e siccità, la risorsa si sta però esaurendo. Da qui nasce un ulteriore conflitto, quello tra i coltivatori "originari", che avrebbero quindi diritto ad accedere alle risorse idriche, e le aziende agricole createsi in un secondo momento, che in linea di principio dovrebbero essere escluse dalla distribuzione. A proteggere gli interessi di questi ultimi si è schierato il governo dell'Andalusia, guidato dal partito popolare (Pp) di centro destra, col sostegno dell'estrema-destra di Vox.
Occasione elettorale
La proposta del governo locale, contenuta in un disegno di legge, è quella di estendere le colture irrigue nell'area, nonostante si aumenti la fragilità dell'ecosistema e si vada verso il depauperamento dell'acqua a disposizione, in particolare quella del fiume Guadalquivir, con danni che si riverserebbero sugli stessi agricoltori. A inizio marzo, il Pp andaluso ha registrato alla Camera il suo nuovo disegno di legge per "il miglioramento della gestione delle aree agricole della contea di Huelva", aprendo la porta alla riclassificazione di circa 1.600 ettari come colture agricole. L'iniziativa, firmata anche da Vox, è stata registrata d'urgenza. L'obiettivo è di dimezzarne i tempi di approvazione, dato che a breve ci saranno le elezioni comunali e la destra potrebbe sfruttare così un bel bacino di voti.
La sentenza
Venuta al corrente dell'iniziativa, Bruxelles minaccia di trascinare (di nuovo) Madrid di fronte alla Corte di giustizia dell'Ue, per chiedere sanzioni milionarie se l'iniziativa, difesa dal governatore dell'Andalusia Juan Manuel Moreno, riuscirà a realizzarsi. Nel 2021 la Corte di giustizia dell'Ue aveva già condannato la Spagna per non aver limitato le estrazioni illegali di acqua sotterranea nella Doñana. I giudici avevano concluso che il governo avrebbe dovuto anticipare a molto prima determinate misure per evitare l'alterazione dell'habitat naturale protetto, minacciato dalle coltivazione di frutti rossi, come fragole e mirtilli, simbolo dell'economia nella regione di Huelva e fiore all'occhiello delle esportazioni destinate al continente europeo.
Minacce ripetute
In una lettera indirizzata al governo iberico, la Commissione europea ha avvisato di reputare la normativa un pericolo per la tutela del parco nazionale. "Se l'iter di questa proposta andasse a buon fine nei termini che sono stati annunciati, produrrebbe una flagrante violazione delle disposizioni della sentenza della Corte di giustizia”, si legge nel testo riportato dal quotidiano El Diario. "Di fronte a questa situazione, la Commissione prenderebbe in considerazione l'adozione di tutti i provvedimenti necessari, compreso il deposito di un nuovo ricorso davanti alla Corte di giustizia con cui chiederebbe l'irrogazione di sanzioni pecuniarie", hanno aggiunto i funzionari europei.
Socialisti divisi
La questione svela anche un conflitto interno alla Spagna. Il governo di Madrid è guidato dal socialista Pedro Sánchez, che ha già respinto il secondo progetto di espansione delle colture irrigue, avvisando la Giunta andalusa di destra che presenterà ricorso alla Corte Costituzionale se la norma verrà approvata. Una volta regolarizzate le coltivazioni, sarebbe comunque necessario un successivo permesso di irrigazione autorizzato dalla Confederazione idrografica del Guadalquivir, che dipende proprio dal governo centrale. Popolari e Vox fanno però orecchie da mercante: sanno di poter contare anche sul sostegno di alcuni sindaci andalusi favorevoli al progetto. La proposta, che riorganizza la parte settentrionale del Parco Nazionale di Doñana, regolarizzerebbe i suoli coltivati su circa 1.600 ettari secondo i calcoli del Consiglio regionale, su 700 ettari secondo il Partito socialista locale. L'impatto economico è notevole, visto che circa 10mila lavoratori dipendono dalla riclassificazione di queste terre. Voti potenziali che farebbero comodo a tutti i partiti locali.
Il governatore (s)mascherato
Nei suoi discorsi pubblici e nelle mediazioni con Bruxelles il governatore popolare Moreno ha provato a incarnare il ruolo di paladino della "rivoluzione verde" e della difesa dell'ambiente. Secondo i funzionari l'Ue si tratterebbe solo di una maschera, ritenendo la normativa proposta come destabilizzante per le risorse ambientali della regione. I tecnici della Direzione generale per l'ambiente hanno chiesto di "accelerare le azioni di controllo e ispezione che assicurano la chiusura e la sigillatura di tutti i pozzi abusivi che persistono nei dintorni del parco naturale”. Bruxelles ha persino offerto di finanziare attraverso i fondi europei Next Generation "progetti per la digitalizzazione e la misurazione dei prelievi idrici in Donana".
Modifiche in corso d'opera
Nel febbraio 2022 un primo disegno di legge promosso da popolari, Ciudadanos e Vox, prevedeva di regolarizzare le colture abusive che impoverivano la falda del parco naturale. Già allora Bruxelles si era mossa immediatamente per rimproverare il Regno di Spagna per la normativa proposta e minacciare sanzioni milionarie. Con la nuova formulazione il governo Moreno era convinto che la Commissione europea avrebbe reagito in modo diverso. Rispetto alla proposta dello scorso anno, i popolari hanno inserito alcune modifiche, integrando anche contributi degli esponenti socialisti locali. Il futuro ampliamento dell'irrigazione è subordinato ad esempio al completamento di alcune opere idrauliche che garantiscano l'utilizzo di acqua di superficie per irrigare, impedendo di sottrarre ulteriori risorse idriche dalla falda del fiume, ormai prossima all'esaurimento. Sono poi previste opere di adduzione e desalinizzazione, tra cui la diga dell'Alcolea e la galleria di San Silvestre. Tutte opere che però non sono state avviate, nemmeno con l'iter amministrativo di gara. Come evidenzia El Diario, nel caso della diga di Alcolea l'acqua secondo un rapporto sull'ambiente è contaminata e quindi inutilizzabile per irrigare le colture.
Fonte: Agrifoodtoday.it