Fragole, la mancanza di manodopera cambia la produzione

Il punto con gli operatori da nord a sud

Fragole, la mancanza di manodopera cambia la produzione

Che manchi manodopera non è un mistero, ma ogni anno la situazione si fa sempre più critica, almeno a sentire gli operatori del settore che convivono giornalmente con la difficoltà nel reperire personale per le fasi di trapianto e di raccolta. In particolare, per le fragole, questo sembra essere un anno particolarmente difficile sotto questo aspetto.

A segnalarlo a IFN sono diverse realtà da nord a sud, da Op Terre della Luce ad Agricola Campidanese, passando per Apofruit, Coop Sole e la rete di produttori di piccoli frutti Berryway.  
Dalla Basilicata Carmela Suriano, presidente dell’Op Terre della Luce, spiega che la carenza di manodopera sta influenzando particolarmente la produzione fragolicola. “La situazione è peggiorata moltissimo negli ultimi anni e, in modo particolare, in questa campagna, perché la disponibilità di personale diminuisce di anno in anno ed è sempre meno qualificata. Questo ha comportato una programmazione differente”.
Suriano spiega che il problema non ha comportato un importante calo delle superfici, ma ha contribuito ad allungare il periodo di produzione. “Abbiamo puntato su una pianificazione più oculata delle varietà, con diverse epoche di maturazione, in modo da evitare picchi produttivi e la conseguente difficoltà nel raccogliere il prodotto”. 

Le maggiori criticità sono legate alla mancanza di personale qualificato. “La specializzazione della manodopera è fondamentale per una coltura come la fragola, al fine di offrire al mercato un prodotto di qualità, raccolto al giusto grado di maturazione e ben confezionato  - spiega Suriano - . Inoltre, la situazione diventa ancora più complessa quando la campagna della fragola si sovrappone in alcuni periodi, come quello primaverile ed estivo con altre produzioni frutticole, in cui spesso viene impiegata la stessa forza lavoro”. 
Per far fronte al problema, Op Terre della Luce ha deciso di attuare una programmazione colturale legata alla disponibilità del personale di raccolta, al fine di organizzare al meglio tutte le fasi dei vari prodotti che compongono la sua offerta. “In realtà - prosegue la presidente - servirebbe un cambiamento delle regole del mercato del lavoro. Sarebbe infatti urgente e opportuno l’ingresso di nuovi lavoratori provenienti da altri paesi e una maggiore attività di formazione”. 

Per la vicina Campania ci fa un quadro Pietro Ciardiello, presidente di Coop Sole. “La carenza di manodopera è ormai diventata un fatto cronico e un problema che riscontriamo su tutti i prodotti, non solo sulla fragola. Se un tempo potevamo fare affidamento su alcuni operai di nazionalità rumena che si erano stabiliti qui e integrati con il territorio, ora molto meno. Le generazioni sono cambiate, così come il mercato del lavoro, per cui ci ritroviamo a formare personale che non sappiamo se tra un mese sarà di nuovo al lavoro, oppure no”. 
Anche qui si è puntato ad allungare il calendario produttivo per la fragola. “Dieci anni fa abbiamo intercettato il problema e abbiamo deciso di allungare la produzione partendo da gennaio proprio per agevolare il reperimento della manodopera. In inverno infatti è più facile da trovare, mentre in primavera/estate la sovrapproduzione di più prodotti rende tutto più difficile”. 

Salvatore Lotta, direttore commerciale dell’Op sarda Agricola Campidanese conferma la stessa situazione nell’areale sardo: “La campagna fragolicola è interessante quest’anno e l’impianto fuori suolo ci sta dando molte soddisfazioni dal punto di vista organolettico, permettendo di continuare la raccolta fino a metà giugno, ma la manodopera è effettivamente un problema di molte aziende agricole, che si vedono costrette a ridurre la produzione di percentuali importanti”. 

Sulla stessa linea Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit. “Le nostre aree produttive principali sono la Basilicata e la Romagna ed in entrambe ritroviamo lo stesso problema, ma mentre in Basilicata c’è la possibilità di pianificare diversamente la produzione permettendo di allungare il calendario produttivo e “spalmare” il personale in un periodo più lungo, in Romagna non ci sono varietà che consentono di fare lo stesso, quindi la criticità è più sentita. Inoltre, l’andamento climatico può favorire la concentrazione della maturazione nello stesso periodo”.
Nell’areale romagnolo Zanelli segnala un calo delle superfici stimabile attorno al 10-15%, proprio a causa della carenza di manodopera. “I produttori sono stati costretti a calibrare l’investimento delle superfici in base al reperimento della manodopera, una considerazione ormai imprescindibile”.

Romualdo Riva, direttore generale di Berryway, la rete di produttori italiani e partner internazionali di piccoli frutti con sede nel cuneese, si spinge nel fare una panoramica più ampia, che va oltre al tema della forza lavoro.
“La raccolta di fragole in Piemonte partirà tra un paio di settimane – racconta - ma la carenza di personale è un fattore che avvertiamo già, perché si ripete da anni e riguarda anche altri Paesi, come la Spagna. Inevitabilmente è una questione che ci preoccupa molto perché mette in crisi l'intera coltivazione del prodotto".
Ma la manodopera è solo la punta dell’iceberg per il settore. “Un altro tema a cui dobbiamo prestare la massima attenzione è quello della carenza di acqua. Il Piemonte al momento è l’area italiana che soffre di più, e nella zona sud di Cuneo, areale tipico per la produzione di fragole, l’acqua è già stata razionata”.

Ha collaborato Alice Magnani