FEPEX: per la sopravvivenza del pomodoro spagnolo occorre maggiore duttilità

Produzione in calo, importazioni in crescita e concorrenza marocchina

FEPEX: per la sopravvivenza del pomodoro spagnolo occorre maggiore duttilità

Garantire la sopravvivenza del pomodoro in Spagna. Ne hanno discusso questa settimana i rappresentanti della FEPEX, dell'Associazione Integrata COEXPHAL e dell'Associazione Ortofrutticola Europea, EUCOFEL, che si sono incontrati con gli europarlamentari di diversi gruppi politici (Gruppo Popolare, Socialisti, Rinnovare l'Europa, Sinistra e Identità e Democrazia), a Bruxelles. Al centro della tavola rotonda, due questioni cruciali: le recenti sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 4 ottobre 2024 riguardanti il Sahara Occidentale e l’attuazione concreta dell’Accordo di associazione tra l’UE e il Marocco. 

I numeri parlano da soli. La produzione di pomodori destinati al consumo fresco in Spagna è passata da oltre 2,3 milioni di tonnellate nel 2014 a circa 1,6 milioni nel 2024, segnando una diminuzione del 31%. Anche le esportazioni verso l’Unione Europea hanno subito un ridimensionamento significativo, scendendo da quasi 787 mila tonnellate a poco più di 591 mila nello stesso periodo (escludendo il Regno Unito). Parallelamente, le importazioni di pomodori dal Marocco sono cresciute del 269%, passando da poco più di 18 mila tonnellate a oltre 66 mila. Secondo la FEPEX, uno dei principali motivi di questa crisi è la scarsa efficacia dell’Accordo di associazione UE-Marocco del 2012. In particolare, i cosiddetti “prezzi di entrata” – creati per tutelare la produzione europea – non sono riusciti a garantire una protezione reale. Per questo motivo, le associazioni del settore chiedono una riforma del sistema: servono prezzi differenziati per varietà di pomodoro, che tengano conto dei costi effettivi di produzione. Inoltre, si invoca l’attivazione della clausola di salvaguardia ogni volta che le importazioni marocchine minacciano seriamente i produttori europei.
Un’altra fonte di preoccupazione è lo sviluppo delle coltivazioni in serra nel Sahara Occidentale. Secondo FEPEX, questa espansione sta contribuendo a una maggiore pressione sul mercato europeo, in particolare su quello spagnolo e francese. Da qui l’urgenza di applicare le due recenti sentenze della Corte di Giustizia dell’UE. La prima – relativa ai casi riuniti C-779/21 P e C-799/21 P – stabilisce che i prodotti coltivati nel Sahara Occidentale non devono beneficiare dei vantaggi tariffari previsti dall’accordo con il Marocco. La seconda, relativa al caso C-399/22, impone invece l’obbligo di indicare chiaramente il Paese d’origine o la zona di provenienza dei prodotti alimentari, compresi quelli provenienti dal Sahara.
Queste misure, se correttamente attuate, potrebbero rappresentare un primo passo concreto per riequilibrare la concorrenza sul mercato europeo e ridare fiato a un settore che, da tempo, chiede maggiore tutela e attenzione. (bf)