«Fare sostenibilità significa anche spiegare il costo del cibo»

Andrea Segrè (Unibo) fa un ragionamento a tutto tondo sul legame con il mondo produttivo

«Fare sostenibilità significa anche spiegare il costo del cibo»

Quanto è profondo il legame tra sicurezza alimentare e sostenibilità produttiva? Ne ha ragionato Andrea Segrè, professore di politica agraria internazionale dell’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna durante il suo intervento “Sicurezza alimentare per la sostenibilità dalla produzione al consumo” tenutosi nei giorni scorsi al campus di Cesena nell’ambito dell’appuntamento “Verso il secondo vertice Onu sui sistemi alimentari: le nuove sfide dell’agroalimentare tra sicurezza, logistica e trasformazione”. 

“La sicurezza alimentare – ha spiegato Segrè - non può essere assicurata nel tempo senza che si raggiunga tramite la produzione e il consumo sostenibile (economico, ambientale, sociale). Senza sostenibilità, si potrà avere sicurezza alimentare, ma nel tempo il sistema è destinato a collassare”. E ha aggiunto: “Il termine sicurezza alimentare va guardato dal punto di vista del sistema, del cibo che arriva dal campo alla tavola”. 

Segrè ha sottolineato come l’obiettivo rimanga sempre lo stesso - ovvero nutrire il pianeta in modo sano e sostenibile – ma che “va analizzato come questo sistema si coniuga a monte e a valle in un difficile equilibrio fino ad arrivare al capitale naturale (il valore in termini fisici, monetari e di benessere offerto dalla biodiversità al genere umano, ndr) e a tutti i servizi ecosistemici (una serie di benefici che i sistemi naturali generano a favore dell’uomo, nrd)”.
“Se la prospettiva da qui al 2050 è di 9/10 miliardi di persone da nutrire – ha continuato – la pandemia e la guerra hanno portato da un lato ad una denutrizione crescente ma, allo stesso tempo, assistiamo al doppio delle persone in sovrappeso. Com’è possibile? Per il fatto che il costo della caloria è il più basso possibile”.

Il professore si è interrogato su come dovrebbe essere il sistema alimentare entro il 2050: “Dobbiamo lavorare perché sia in grado di fornire diete nutrienti e accessibili, allo stesso tempo deve essere inclusivo ovvero garantire una vita adeguata a tutti gli attori coinvolti per non lasciare indietro nessuno. Inoltre l’intero sistema deve produrre rispettando i confini del pianeta (planetary boundaries) ovvero le sue risorse ambientali. Infine il sistema deve essere resiliente, ovvero deve assicurare l’accesso al cibo in caso di eventi estremi o shock di mercato”.

Perché è necessario misurare la sostenibilità? “Conoscere il Life Cycle Thinking (Lct) può essere utile a ribaltare la prospettiva e influenzare i decisori pubblici - ha specificato Segrè - Per farlo bisogna però pensare come valutare una produzione partendo dalle considerazioni a monte (quindi dalle aziende agricole), passando per le risorse naturali fino al rifiuto: si parte dal prodotto servizio per poi ragionare sui suoi impatti sociali economici ed ambientali, come l’estrazione della materia prima, la produzione, la distribuzione e lo smaltimento”.

Dopo avere indagato i fattori che compongono la sostenibilità, Segrè ha elencato il modo in cui misurarla per produttori ed organizzazioni pubbliche. Ovvero tramite un approccio partecipativo, la scelta di indicatori ed una valutazione finale. Se con l’approccio partecipativo si ottiene il coinvolgimento degli attori chiave (obiettivi, dati, indicatori), con la scelta degli indicatori si misurano tutti gli aspetti della sostenibilità dei sistemi agro-alimentari; infine serve una valutazione tramite un sistema estensivo ma anche semplificato.

L’ultimo passo per comprendere la sostenibilità è spiegare ai consumatori il vero costo del cibo. “Spesso il consumatore non capisce il valore aggiunto del cibo e perché lo paga di più rispetto alla produzione. Ma non sa che nel ‘true cost’ sono compresi i costi farm-gate, i costi ambientali e i costi sociali”. E aggiunge: “Per definire il true cost of food, è necessario in primis quantificare i costi ambientali e sociali nascosti nel cibo, per poi trasformarli in valore monetario. Infine vanno definite politiche di prezzo che internalizzino i costi ambientali e sociali".

Infine, per fare sostenibilità a 360 gradi, è necessario valutare anche la prospettiva del consumatore tramite l’economia comportamentale. E lo si fa esplorando gli effetti dei fattori economici e non economici sulle scelte dei consumatori, ovvero come le decisioni individuali differiscano da quelle implicite nella teoria economica classica (tramite fattori psicologici, cognitivi, emotivi, culturali e sociali). 

Segrè ha concluso dicendo: “Bene i sistemi globali e di governance Onu ma non sottovalutiamo i sistemi locali con le loro food policy. Solo tramite un anello di congiunzione importante tra locale e globale possiamo trovare soluzioni adeguate per mercati, consumi e solidarietà. È una sfida che siamo chiamati tutti a vincere in un'ottica di medio periodo”.

Il convegno si è svolto nei giorni scorsi al Campus universitario di Cesena alla presenza di ricercatori, politici, rappresentanti istituzionali e del settore privato per approfondire e valorizzare il ruolo chiave dell’Italia nel campo dell’alimentazione. La giornata rientra nelle tre giornate che il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha deciso di coordinare per approfondire il tema della sicurezza alimentare in termini non solo quantitativi ma qualitativi. Sono intervenuti, tra gli altri, Anna Maria Bernini (ministro dell’università e della ricerca), Antonio Tajani (ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale), Adolfo Urso (ministro delle imprese e del made in Italy), Mirco Carloni (presidente XIII Commissione Agricoltura della Camera dei deputati), Luca De Carlo (presidente IX commissione permanente industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato della Repubblica), Galeazzo Bignami (vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti) e Francesco Lollobrigida (ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste). 

Clicca qui per leggere anche l’intervento di Valentina Borghi su “Imprenditorialità e innovazione in agricoltura” e qui per leggere il focus sulla sicurezza delle macchine agricole di Alessandro Malavolti