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Europa: meno pesche e nettarine nel 2025, il clima pesa ancora
Gelate e grandine riducono i raccolti: Grecia -22%, Spagna -5%. Italia stabile grazie al Sud

La campagna europea 2025 di pesche, nettarine e percoche si preannuncia in flessione: secondo le stime presentate durante il webinar organizzato da Medfel, la produzione complessiva dovrebbe attestarsi a circa 3,2 milioni di tonnellate, in calo del 7% rispetto agli oltre 3,4 milioni della scorsa stagione.
A trainare il calo è la Grecia, che registra un crollo produttivo del 22% a causa delle gelate tardive che hanno colpito duramente le coltivazioni. La Spagna limita le perdite al 5%, ma il dato potrebbe essere rivisto al ribasso nelle prossime settimane, alla luce delle grandinate che hanno interessato ampie superfici peschicole.
Stabile, almeno sulla carta, la situazione in Francia, anche se non mancano dubbi sull'affidabilità delle previsioni, anch'esse potenzialmente da ritoccare in negativo. E l’Italia? Il Nord ha risentito lievemente delle gelate, ma il Sud è riuscito a compensare, garantendo così un livello produttivo sostanzialmente in linea con quello del 2024.
Sono questi i principali highlights emersi durante il webinar – moderato da Eric Hostalnou della Camera dell’Agricoltura dei Pirenei Orientali – in cui sono intervenuti Elisa Macchi, direttrice del CSO Italy per l’Italia; Santiago Vazquez della Fédération des coopératives espagnoles e Manel Simon di AFRUCAT per la Spagna; Georges Kantzios della cooperativa ASEPOP per la Grecia e Raphaël Martinez dell’AOP Pêches et Abricots de France per la Francia.

Italia produzione stabile e superfici in calo
Nel suo intervento, Elisa Macchi, direttrice del CSO Italy, ha delineato il quadro della produzione italiana di pesche e nettarine per il 2025, stimata in poco più di 900 mila tonnellate, in linea con lo scorso anno. «Parliamo di una produzione nella norma – ha spiegato Macchi – ma va segnalato un calo delle superfici coltivate, stimato attorno al 3% rispetto al 2024. Una tendenza che si conferma più marcata al Nord che al Sud».
In merito alle stime per regione di quest’anno: “In Piemonte si osserva un leggero incremento produttivo, mentre Emilia-Romagna e Veneto registrano un calo a doppia cifra, attorno al 14% rispetto alla passata stagione. Situazione diversa al Sud, dove si registra una crescita produttiva che compensa le perdite settentrionali, mantenendo stabile il dato complessivo nazionale”.
Commentando l’andamento dell’annata, Macchi ha sottolineato: «L’allegagione è andata abbastanza bene, anche se non si è raggiunta la piena produzione in alcune aree per effetto dell’alternanza produttiva. La gelata del 20 marzo ha causato qualche danno, ma non particolarmente rilevante. La primavera si è caratterizzata per notevoli sbalzi termici, che rendono le stime ancora suscettibili di aggiustamenti».

Spagna: produzione in calo del 5%, ma i danni da grandine potrebbero pesare di più
I referenti spagnoli intervenuti al webinar Medfel hanno segnalato un calo della produzione di pesche e nettarine stimato intorno al 5% rispetto alla campagna 2024. Una flessione attribuita principalmente alle ripetute grandinate che, tra aprile e maggio, hanno colpito diverse aree produttive del Paese. Solo in Catalogna si sono registrati quattro eventi grandinigeni di rilievo.
Tuttavia, poiché molti di questi fenomeni si sono verificati in fase di diradamento, si ipotizza che i danni effettivi possano essere contenuti. La stima attuale – una riduzione del 5% – potrebbe comunque essere ottimistica, soprattutto alla luce delle perdite più marcate registrate in Aragona, dove si segnalano cali superiori al 10% rispetto allo scorso anno.
La produzione risulta inoltre in ritardo di almeno dieci giorni rispetto alla norma, complice l’instabilità meteorologica che ha caratterizzato le ultime settimane. Un dato positivo arriva sul fronte idrico: le recenti piogge hanno contribuito a mitigare i problemi legati alla siccità, migliorando le condizioni agronomiche nei principali bacini produttivi.
Grecia: crollo produttivo del 22% per le gelate primaverili. A rischio anche il prodotto da industria
La Grecia si conferma il Paese più colpito tra i produttori europei di pesche e nettarine: le stime per il 2025 indicano un calo della produzione del 22%, il più marcato a livello continentale. A causare il crollo, le gelate eccezionali che hanno investito il Paese in piena fioritura, con temperature che in alcune zone hanno toccato i -8°C.
Anche in Grecia, come già rilevato in Spagna, si registra un ritardo fenologico di circa dieci giorni rispetto alla media, dovuto al freddo persistente. L’impatto di una riduzione così consistente si farà sentire anche sul segmento del prodotto destinato all’industria, considerando che oltre il 50% della produzione greca è rappresentato da percoche. Tuttavia, al momento è ancora prematuro stimare con precisione le conseguenze su questo specifico comparto.

Francia: produzione stabile solo sulla carta, ma le stime reali potrebbero scendere a 200 mila tonnellate
La Francia presenta, almeno ufficialmente, una situazione di stabilità rispetto alla campagna 2024, ma le stime – elaborate circa due settimane fa – potrebbero rivelarsi troppo ottimistiche. Inizialmente si parlava di una produzione attesa attorno alle 230 mila tonnellate, ma secondo gli esperti sarà più realistico attendersi un raccolto intorno alle 200 mila tonnellate. Un risultato comunque ritenuto soddisfacente, se si considera che la fase di allegagione è stata compromessa da piogge persistenti e forti sbalzi termici che hanno ostacolato lo sviluppo regolare dei frutti.
Annata scarsa, clima ancora protagonista. Prezzi positivi ma poche prospettive di crescita sul lungo periodo
La campagna 2025 si preannuncia, quindi, come un'annata di scarsa produzione per pesche, nettarine e percoche, in linea con i livelli già contenuti del 2023 e ben lontana dagli oltre 4 milioni di tonnellate registrate nel 2017. Come ormai consuetudine, il clima resta il principale fattore di incertezza: potrà influenzare in modo decisivo sia l’offerta, condizionando i volumi raccolti, sia la domanda, a seconda dell’andamento stagionale.
Un segnale incoraggiante arriva dai prezzi, attualmente su livelli positivi, elemento che lascia ben sperare per i prossimi mesi della campagna.
Sul lungo periodo, però, gli esperti mostrano scetticismo su una possibile ripresa strutturale della produzione: da un lato il cambiamento climatico, dall’altro la progressiva riduzione dei principi attivi disponibili per la difesa delle colture, stanno già influenzando le scelte agronomiche dei produttori che restano particolarmente titubanti nell’investire. (aa)