È allarme manodopera stagionale nelle campagne italiane

A rischio la raccolta di pesche, albicocche e susine

È allarme manodopera stagionale nelle campagne italiane

Le campagne italiane sono in crisi: manca la manodopera e la raccolta di frutta estiva come pesche, albicocche e susine è seriamente a rischio, come riporta il Resto del Carlino di Cesena. Tra ritardi, raccolti persi e magazzini in affanno, le aziende agricole denunciano l’inefficacia dei flussi migratori e la scarsa attrattiva del lavoro nei campi. Servono subito formazione mirata e soluzioni strutturali per salvare la stagione e il futuro del settore.

«Il problema non è nuovo, ma si sta aggravando di anno in anno - avverte Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna - trovare manodopera, soprattutto qualificata, è diventato estremamente complicato e ci troviamo a un punto critico. La raccolta delle pesche, richiede tre passaggi perché i frutti maturano in maniera scalare e non tutti assieme. Purtroppo, oggi si riescono a fare solo due passaggi per mancanza di personale, e ciò comporta che parte della frutta marcisca sul campo o venga raccolta nel momento sbagliato, compromettendone la qualità». Una delle principali difficoltà riguarda la disponibilità di lavoratori stranieri, tradizionalmente impiegati nel settore agricolo. «L’attuale sistema di gestione degli ingressi per i lavoratori extracomunitari non risponde alle tempistiche reali delle aziende agricole - spiega Massimiliano Bernabini, presidente di Coldiretti Forlì-Cesena - mancano lavoratori già formati e subito operativi, soprattutto durante fasi critiche come la raccolta. Qui sarebbe importante investire in percorsi strutturati nei Paesi di origine».

Anche la trasformazione e il confezionamento dei prodotti agricoli soffrono per la scarsità di manodopera. «Come cooperativa con otto stabilimenti tra Emilia-Romagna e Cesena – afferma Ernesto Fornari, direttore generale di Apofruit – fatichiamo a reperire personale anche nei magazzini. Siamo costretti a rivolgerci a più agenzie. Nei campi, poi, la necessità di lavoro è concentrata in periodi brevi, come la raccolta, che dura 50-60 giorni e, dall’altra parte, i lavoratori cercano occupazioni stabili e più durature. Inoltre, il lavoro agricolo soffre di poco attrattività: richiede sveglie all’alba, lavoro sotto il sole e fatica fisica. Il costo di una giornata lavorativa di 6 ore ammonta a circa 10 euro netti l’ora, che diventano 14 euro lordi con i contributi».
Anche Confagricoltura conferma la gravità della situazione. «La mancanza di lavoratori sta compromettendo la raccolta della frutta estiva in Romagna - dichiara Daniele Montemaggi, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini - il decreto flussi 2025 non ha portato i risultati sperati: molte aziende agricole che hanno presentato domanda a marzo non hanno ancora ricevuto risposte. E questo nonostante gli investimenti in tecnologia, contratti regolari e retribuzioni adeguate. Senza personale disponibile, anche le migliori innovazioni rimangono inutilizzate».

Nel decreto flussi del 2025 si prevede l’ingresso in Italia di 151.000 lavoratori extracomunitari, di cui circa 89.000 destinati ai settori agricolo e turistico-alberghiero. La finestra per le domande si è aperta il 4 marzo scorso per i lavoratori stagionali, ma le autorizzazioni tardano ad arrivare, generando ulteriore incertezza tra gli operatori del settore. «La carenza di alloggi adeguati – aggiunge Matteo Brunelli di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini – è un ulteriore ostacolo all’accoglienza di manodopera stagionale».
Per guardare al futuro con maggiore fiducia, serve un cambio di passo. «Occorre puntare su una formazione più avanzata e stringere collaborazioni con università e centri di ricerca - conclude Luca Gasparini, direttore di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini - solo così sarà possibile formare figure professionali più qualificate, in grado di affrontare le sfide di un’agricoltura sempre più moderna, tecnologica e sostenibile». (bf)