Il meglio di IFN
Drupacee, la Romagna all'angolo non spaventa
Da Coop e Conad il punto sull'evoluzione della campagna di pesche e albicocche
La Romagna è stata travolta dall’alluvione di un paio di settimane fa, dopo che le gelate avevano già fortemente compromesso la produzione frutticola e le cicatrici del mondo produttivo tarderanno a scomparire. Anche se è presto per sapere con esattezza quali e quanti saranno i prodotti della Fruit Valley completamente danneggiati, la grande distribuzione organizzata inizia già a pensare come ridisegnare le forniture di albicocche, pesche e nettarine. Per fare il punto abbiamo chiesto l’aiuto di Michele Capoccia, responsabile ortofrutta Conad Pac 2000A, e Giuseppe Capaldo, responsabile filiera ortofrutta di Coop Consorzio Nord-Ovest, da cui apprendiamo che le carenze dell'areale romagnolo non destano grandi preoccupazioni per i punti vendita delle regioni centro-meridionali e del nord-ovest gestiti dalle due organizzazioni.
“È presto per delineare quello che succederà tra qualche settimana – spiega a IFN Capoccia – ma possiamo prevedere che ci sarà allegria a livello di prezzi, ovvero le drupacee vivranno periodi di alti e bassi perché mancando la produzione in Romagna le aziende reperiranno prodotto soprattutto dagli areali meridionali e questo influirà inevitabilmente sui prezzi. Tuttavia – prosegue il manager di Conad Pac2000A – negli ultimi anni c’è stato sempre più prodotto rispetto alla capacità di assorbimento e non siamo preoccupati per la carenza di albicocche, pesche e nettarine, perché ci si potrà approvvigionare anche dall’estero”.
È presto per azzardare previsioni, fa sapere anche Capaldo, di Coop Consorzio Nord-Ovest, perché le stime non sono ancora accurate. “Si parla di perdite del 70-80% per quanto riguarda questi frutti, ma non sono stime su cui facciamo troppo affidamento per adesso. Quello che posso dire, però, è che per le forniture della nostra area ci siamo sempre più rivolti al prodotto proveniente dal meridione, quindi Puglia, Campania e Calabria, e, poi, al Piemonte per la seconda parte della stagione, mentre le drupacee romagnole per noi rappresentano volumi meno importanti nelle nostre vendite, che vanno ad integrare le produzioni del sud. Nonostante questo, è sebbene sia pressoché impossibile definirlo con anticipo, un impatto critico su tutta la filiera ci sarà senz’altro, sia per la produzione che la distribuzione, intenta come mai a salvaguardare il potere di acquisto del consumatore”.
“Il rischio che lievitino i prezzi per mancanza di produzione al nord c’è ed è reale – continua Capaldo – ma bisogna evitare ciò che è successo la scorsa stagione con i meloni, che hanno vissuto un periodo di vuoto produttivo che ha comportato prezzi alle stelle, con successivo crollo delle vendite e, conseguentemente, del prezzo in produzione. Viene logico pensare che i prezzi aumenteranno perché ci sarà meno disponibilità di drupacee estive, ma non esistono regole ferree a riguardo e lo stiamo imparando sulla nostra pelle passando da periodi deflattivi, come accaduto tra fine 2022 e la prima metà di gennaio, a periodi inflattivi come quello iniziato a metà gennaio e che sta ancora continuando”.