Attualità
Dazi USA-UE: arriva la stangata per l’ortofrutta europea
Si prospetta un buco da 12 miliardi di euro l’anno

Freshfel Europe ha espresso forte preoccupazione per il nuovo accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti. Secondo quanto previsto, infatti, l’UE eliminerà completamente i dazi doganali sulle importazioni di frutta e verdura americana, concedendo agli esportatori statunitensi un accesso privilegiato e senza costi aggiuntivi al mercato europeo. Una situazione, però, ben diversa per le aziende europee: per poter vendere i propri prodotti freschi negli Stati Uniti dovranno sostenere un dazi fino al 15%, come previsto dall’accordo di fine luglio scorso. L’abolizione dei dazi doganali per i prodotti americani comporterà infatti una perdita stimata di circa 12 miliardi di euro l’anno per le casse dell’UE.
Si tratta - spiega Philippe Binard, delegato generale di Freshfel Europe - di un’asimmetria evidente che avvantaggia i produttori americani e penalizza invece la competitività dell’ortofrutta europea. Anche se a pagare i dazi saranno in ultima analisi i consumatori statunitensi, questo meccanismo finirà con il ridurre progressivamente il volume delle esportazioni dall’Europa. Inoltre, l’UE, aprendo le porte in modo così generoso e unilaterale agli Stati Uniti, rischia di innescare richieste analoghe da parte di altri partner commerciali, in virtù della clausola della nazione più favorita.
L’accordo non ha soltanto effetti sul commercio, ma anche sul bilancio europeo. “Questa ulteriore riduzione delle entrate – ha sottolineato Binard – graverà su un bilancio già segnato da tagli pesanti, che hanno inciso negativamente sul sostegno alle imprese agricole e sull’adattamento alle sfide del cambiamento climatico e della transizione verso modelli alimentari più sostenibili”.
Il negoziato, secondo Freshfel Europe, è stato condotto in modo discutibile: senza una reale consultazione con le parti interessate, senza trasparenza e senza una valutazione d’impatto adeguata. Il risultato è un accordo sbilanciato e pericoloso, che indebolisce il principio di reciprocità, mina l’Organizzazione Mondiale del Commercio e apre la strada a un deterioramento dei futuri accordi bilaterali. E in questo scenario, il settore ortofrutticolo europeo si trova ancora una volta usato come “merce di scambio” per ottenere vantaggi in altri ambiti, pagando dazio in termini di competitività e affrontando condizioni sfavorevoli. A ciò si aggiunge il fatto che l’UE ha mostrato disponibilità ad affrontare le richieste americane su barriere non tariffarie, clima e sostenibilità, senza ricevere in cambio un impegno concreto dagli Stati Uniti a rimuovere le proprie rigidissime norme sanitarie e fitosanitarie (SPS), che da decenni limitano l’ingresso sul loro mercato di prodotti europei come mele, pere, agrumi e pomodori.
Binard denuncia inoltre la disparità di trattamento tra le aziende europee, vincolate a rispettare regole stringenti in materia di sostenibilità, clima e sicurezza alimentare, e quelle statunitensi o di altri paesi terzi, che possono contare su deroghe e minori obblighi. Questo squilibrio, avverte, non solo mina la competitività delle imprese dell’UE, ma indebolisce anche la credibilità stessa dell’agenda europea sulla sostenibilità.
A poche settimane dalle dichiarazioni in cui l’agricoltura veniva definita “essenziale” per la sicurezza alimentare, la Commissione europea sembra aver dimenticato i propri impegni verso il settore, privilegiando un accordo che, invece di garantire stabilità e prevedibilità, rischia di aumentare le incertezze e di lasciare l’Europa in una posizione di debolezza, costretta a cedere ulteriormente alle pressioni americane. Per questo motivo, Freshfel Europe lancia un appello urgente ai decisori politici del Consiglio e del Parlamento europeo: respingere un’intesa che appare unilaterale e ingiusta, e lavorare invece a condizioni di accesso al mercato reciproche, eque e realmente vantaggiose per entrambe le parti. Diversamente, conclude l’associazione, a rimetterci sarebbero non solo le imprese agricole, ma anche la credibilità dell’Unione Europea e la sua capacità di sostenere con coerenza i propri obiettivi di sostenibilità sul piano globale. (bf)
Fonte: ufficio stampa Freshfel Europe
