Dal campo
Dazi USA, agroalimentare italiano in allerta: “Servono compensazioni”
Le associazioni chiedono contromisure per proteggere le filiere

Dopo settimane di tensioni e trattative serrate tra Bruxelles e Washington, la "roulette dei dazi" si è fermata su una tariffa del 15% per le esportazioni europee verso gli Stati Uniti. L'intesa, ufficializzata al termine del bilaterale tra Ursula von der Leyen e Donald Trump, scongiura – almeno per ora – lo spettro di una nuova guerra commerciale e mette in sicurezza un interscambio da 1.400 miliardi di euro l'anno. A sigillare l'accordo, che coinvolge settori strategici come automotive, aerospazio, farmaceutica, lusso e meccanica, è anche una promessa di investimenti europei sul suolo americano. Ora, mentre Bruxelles prepara la sospensione delle contromisure Ue, le associazioni di categoria italiane si interrogano su rischi e opportunità per le imprese del Made in Italy.

Coldiretti, con il 15% servono compensazioni UE per i settori più colpiti
“L’accordo con tariffe al 15% è sicuramente migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale del 30% che avrebbe causato danni fino a 2,3 miliardi di euro per i consumatori americani e per il Made in Italy agroalimentare. Tuttavia, il nuovo assetto tariffario, avrà impatti differenziati tra i settori e deve essere accompagnato da compensazioni europee per le filiere penalizzate anche considerando la svalutazione del dollaro. Dobbiamo aspettare di capire bene i termini dell’accordo e soprattutto di leggere la lista dei prodotti agroalimentari a dazio zero sui quali ci auguriamo che la Commissione Ue lavori per far rientrare, ad esempio, il vino che altrimenti sarebbe pesantemente penalizzato”. È quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, commentando l'accordo trovato tra Europa e Usa dopo l'incontro di ieri tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen.
“Abbiamo sempre spinto per un accordo e per superare l'incertezza che stava creando danni seri alle nostre imprese. Gli Stati Uniti restano un mercato fondamentale, dove dobbiamo proteggere i consumatori dalle imitazioni del falso made in Italy – dichiara il segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo – In un mercato già invaso da prodotti come il parmesan o il romano cheese made in USA, dobbiamo portare avanti un’azione strutturale per promuovere il Made in Italy autentico e contrastare l’italian sounding, che negli Stati Uniti provoca ogni anno perdite stimate in oltre 40 miliardi di euro".

Fedagripesca, Drei: "Temiamo grave impatto sulle filiere"
“Anche se non si conoscono ancora i dettagli, quello annunciato ieri non è sicuramente un buon accordo per le nostre imprese: temiamo possa avere un grave impatto sulla competitività delle nostre filiere agroalimentari”. È netto il commento del presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei, secondo il quale “le aziende che operano nel comparto agroalimentare saranno costrette ad affrontare un incremento delle tariffe sulle loro esportazioni, a cui si aggiunge l’ effetto della svalutazione del dollaro, senza riuscire ad assorbirne l’impatto perché non godono di marginalità così alte”.
“I nuovi dazi arrivano a pochi giorni dalla presentazione della proposta per il nuovo bilancio dell’Unione Europa che risulta assai penalizzante per il comparto e che è stata fortemente criticata da tutte le associazioni agricole. Non possiamo più reggere il doppio colpo. L’Europa assuma decisioni e studi contromisure che possano riuscire a far recuperare competitività alle filiere”.
“Dalla Presidente Von der Leyen ci aspettiamo che riveda la proposta inaccettabile di tagli al bilancio agricolo, decisione apparsa non coerente con la volontà espressa a inizio mandato di dare centralità al settore agroalimentare. Più in generale, chiarisca quale strategia intende perseguire per il settore agroalimentare. Si continuano a fare scelte in tema di standard produttivi attraverso normative ai limiti della sostenibilità, contrariamente a ciò che avviene nel resto del mondo. Se si continua così, il settore rischia il tracollo”.

Centromarca, Il nostro export esce senza dubbio penalizzato
«Il dazio del 15% applicato dagli Stati Uniti si tradurrà in una contrazione delle esportazioni italiane dei beni di largo consumo pari a 767 milioni di euro con un impatto del -7,7% a valore. Il nostro export esce senza dubbio penalizzato dalla decisione della Casa Bianca e Centromarca continuerà ad intervenire in tutte le sedi, affinché la negoziazione prosegua. L’importante lavoro diplomatico, a livello europeo e italiano, ha consentito di scongiurare l’applicazione dell’aliquota del 30%, che avrebbe avuto effetti devastanti sulle nostre industrie alimentari e non food, riducendo di 1 miliardo e 700 milioni di euro un export che vale di 9,9 miliardi di euro (stima Nomisma, 2024). Spazi di manovra ci sono e crediamo che un nuovo accordo possa essere raggiunto. Riteniamo, inoltre, che in questa fase storica, come ha sottolineato nei giorni scorsi il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sia opportuna anche una riflessione interna all’Unione Europea per snellire l’iperburocrazia, i suoi costi ed intervenire su norme e adempimenti che frenano la competitività delle imprese», dichiara Vittorio Cino, Direttore generale Centromarca.

Cia, Fini: Conto salato per il Made in Italy
Più che un accordo, l’intesa sui dazi al 15% sembra una resa. Ora l’export del Made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo, olio, pasta e riso, caseario, senza ottenere niente in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta l’accordo fra la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen e il presidente Usa, Donald Trump. “Nonostante sia stata evitata la tariffa al 30%, resta una grande preoccupazione per l’impatto reale di questi dazi, ma prima di trarre conclusioni definitive vogliamo aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni, con la definizione ufficiale delle liste doganali”, continua Fini.
Secondo Cia, il rischio concreto di un calo dell’export è molto alto, con danni a comparti strategici e un aumento dei costi per le imprese italiane, che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa. L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo meno competitivo il Made in Italy. (aa)
Fonte: Coldiretti, Fedagripesca, Centromarca e Cia
