Il meglio di IFN
“Così porteremo i mercati all’ingrosso nell’era della sostenibilità e del digitale”
Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, traccia la rotta per il futuro del sistema

Con 22 mercati aderenti, più di 4.000 aziende insediate e circa 30.000 addetti, Italmercati si conferma oggi un attore strategico per il sistema ortofrutticolo italiano, per contribuire a rilanciare un comparto troppo spesso trascurato. Il presidente Fabio Massimo Pallottini fa il punto sulle principali sfide in corso: dal rafforzamento del dialogo con le istituzioni alla gestione dei fondi PNRR, passando per il ruolo delle fiere e le nuove traiettorie di sviluppo.
Fabrizio Pattuelli - Presidente Pallottini, qual è oggi il nodo principale per i mercati agroalimentari italiani?
Massimo Pallottini - «Vogliamo fare un ulteriore salto di qualità nel rapporto con le istituzioni. In Paesi come la Francia o la Spagna la rilevanza dei Mercati è conclamata. In Italia, invece, dobbiamo ancora conquistare il giusto riconoscimento per il ruolo fondamentale che svolgiamo nell’approvvigionamento delle città e per il sostegno alle piccole e medie imprese agricole. È tempo di portare i Mercati all’interno delle politiche agricole vista la nostra importanza all’interno della filiera.»
Pattuelli - Cosa possiamo imparare dai modelli esteri?
Pallottini - «Guardiamo alla Francia: i Mercati d’interesse nazionale sono sostenuti dallo Stato e riconosciuti come asset strategici. In Spagna esiste Mercasa, una società pubblica che detiene quote di tutti i mercati all’ingrosso. Anche Parigi ha fatto di Rangis una vera "casa dell’agroalimentare". Se vogliamo essere competitivi in Europa, dobbiamo lavorare a una riforma del sistema, selezionando un numero di mercati strategici sulla base di criteri chiari: dalla capacità di servire la Città Metropolitana, all’insediamento in aree a rilevante vocazione agricola, alla vicinanza a porti e aeroporti, avere un Piano del Cibo operativo, gestire più settori merceologici: ogni Mercato deve avere almeno una di queste caratteristiche per considerarsi strategico».

Pattuelli - A che punto è la messa a terra dei fondi del PNRR?
Pallottini - «Siamo impegnati in un lavoro importante, con 19 mercati già finanziati. L’obiettivo è renderli più digitali, sostenibili e dotati di infrastrutture moderne, come una catena del freddo efficiente. Ovviamente non mancano le criticità, perché il meccanismo del PNRR è pensato per grandi strutture amministrative: noi, invece, non siamo abituati a gestire appalti di queste dimensioni e con regole così stringenti, non sempre nelle nostre corde. Nonostante questo, ci stiamo muovendo con determinazione e sono fiducioso che raggiungeremo risultati importanti. Ma guai a considerarli un punto d’arrivo: serve continuità, perché chi ha idee e progetti ambiziosi deve poterli portare avanti e sviluppare nel tempo.»
Pattuelli - Ci sono interlocuzioni in corso con il governo?
Pallottini - «Sì, stiamo lavorando con il Ministero dell'agricoltura per trovare una modalità che consenta di finanziare anche i mercati all’ingrosso attraverso fondi europei, superando l’ostacolo che li considera "non agricoli". Paradossale, considerando che i mercati servono proprio le imprese agricole, in particolare i piccoli produttori locali, che senza lo sbocco dei mercati non avrebbero la possibilità di accedere ad un canale commerciale di livello. In questo, notiamo con soddisfazione l’endorsment delle associazioni agricole, che hanno compreso l’importanza del nostro ruolo.»

Pattuelli - Il sistema fieristico può contribuire alla valorizzazione dei mercati?
Pallottini - «Senza dubbio, a partire dal Macfrut, dove devo dare atto a Renzo Piraccini per la testardaggine con cui ha voluto ritagliare uno spazio specifico per l’ortofrutta e i mercati. La fiera di Rimini si è guadagnata un ruolo chiaro, anche se ci sono ancora alcune sovrapposizioni da evitare: penso a TuttoFood, al Seafood di Barcellona… Serve maggiore coordinamento. Ma il nostro giudizio su Macfrut è positivo: è un punto di riferimento e sta cercando un rapporto sempre più strutturato con noi. La nostra presenza è più organizzata, anche fisicamente, e c’è più interesse da parte degli operatori, anche se ci sono ampi margini di sviluppo.»
Pattuelli - Come evolve il ruolo di Italmercati nel panorama nazionale?
Pallottini - Italmercati sta lavorando per dare coerenza e visione a un sistema che oggi vale 11 miliardi di euro e movimenta oltre 7 milioni di tonnellate di prodotti l’anno. La nostra forza è nella rete: all’interno del sistema si condividono buone pratiche e si diffondono modelli innovativi. C’è una spinta concreta verso nuovi modelli di business, anche sul fronte immobiliare, che sta trasformando la cultura stessa dei mercati. Non possiamo più limitarci al ruolo tradizionale di ‘mercati annonari’: dobbiamo aprirci alla vendita online, ai servizi per la ristorazione, ricostruire un dialogo costruttivo con la grande distribuzione e far evolvere l’export valorizzando i nostri asset principali: professionalità, servizi e una varietà di prodotto praticamente unica.»
Pattuelli - E i mercati rionali? Possono rientrare in questo processo?
Pallottini - «Assolutamente sì. A Milano si sta sperimentando un’integrazione virtuosa tra ingrosso e dettaglio. Questo consente di avvicinare i consumatori, sviluppare sinergie tra grossisti e dettaglianti, generare idee e comunicazione. È un percorso che va studiato, adattato ai diversi contesti urbani, ma è un’opportunità concreta per costruire una filiera corta, trasparente, che valorizzi il prodotto italiano e rafforzi il legame con il territorio.»



















