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Conoscere meglio gli imballaggi ridurrebbe lo spreco alimentare
Ecco cosa rivela la ricerca della Michigan State University (MSU) School of Packaging
Secondo una ricerca della Michigan State University (MSU) School of Packaging, ogni anno gli americani buttano via 120 miliardi di chilogrammi di cibo, circa 147 chili a persona, per un totale stimato che raggiunge il 40% della produzione alimentare nazionale. Uno spreco che si consuma principalmente proprio tra le mura domestiche. Sebbene non esista una soluzione rapida per ridurre la quantità di rifiuti, la ricerca della MSU fa luce su una variabile spesso trascurata nell’equazione: gli imballaggi.
Presentata nel rapporto Consumer Awareness of Packaging & Food Waste Reduction,al ricerca identifica le principali aree di spreco alimentare nelle famiglie americane e analizza il percepito dei consumatori sullo scopo e sulla funzione degli imballaggi progettati per ridurre lo spreco di cibo, nonché per prolungare la durata di conservazione.
Secondo lo studio, la categoria a più alta percentuale di spreco alimentare è frutta e verdura (77%), con le banane che pesano il 32%, la lattuga il 25% e le fragole l’8%, seguono cibi pronti e latticini. Nel complesso gli avanzi, ovvero confezioni aperte per poi essere lasciate a metà, e gli alimenti non confezionati rovinati contribuiscono in modo significativo allo spreco alimentare del Paese.
Varibili psicografiche
Dallo studio è inoltre emerso che gli americani non sprecano tutti allo stesso modo in quanto la quantità di rifiuti alimentari variano a seconda dell’età, del reddito e di altri fattori. I più giovani, ad esempio, tendono a sprecare più cibo e le famiglie più ricche, quelle con un reddito annuo superiore a 100 mila dollari, producono maggiori sprechi di quelle con un reddito inferiore. In merito all’innovazione del packaging, invece, i consumatori più giovani sono maggiormente propensi a provare nuove soluzioni rispetto agli americani più anziani.
Il packaging progredisce mentre la conoscenza dei consumatori resta indietro
Materiali, componenti, formati e tecnologie di imballaggio contribuiscono insieme alla freschezza degli alimenti. Tuttavia, i consumatori spesso non sono consapevoli e non comprendono questi aspetti. “I partecipanti allo studio hanno mostrato una certa comprensione di come l’imballaggio protegga dai danni fisici, ma hanno avuto difficoltà a identificare le qualità dell’imballaggio nel mantenere freschi i diversi tipi di alimenti”, ha dichiarato Eva Almenar, ricercatrice a capo dello studio.
I consumatori intervistati, infatti, non erano a conoscenza delle tecniche di imballaggio esistenti che sfruttano tecnologie e scienza per mantenere freschi gli alimenti per giorni o addirittura settimane, tra cui:
- confezioni in atmosfera modificata volte a correggere la composizione dell'aria all'interno della confezione per rallentare la maturazione o bloccare la crescita di organismi;
- imballaggi attivi che interagiscono con il prodotto alimentare stesso, eliminando, ad esempio, l’ossigeno per rallentare la crescita dei batteri;
- imballaggi intelligenti che monitorano le condizioni degli alimenti, come la temperatura, per fornire ai consumatori informazioni in tempo reale sulla freschezza e sulla qualità.
Un appello per una maggiore educazione
Da qui nasce l’esigenza di comunicare al consumatore l’importanza del packaging nella lotta allo spreco alimentare. Secondo i risultati, una maggiore consapevolezza dei consumatori sulle tecnologie di imballaggio potrebbe ridurre drasticamente la quantità di cibo scartato, aiutandoli a prendere decisioni d’acquisto più consapevoli su imballaggi che garantiscono una maggiore durata di conservazione. “Se riuscissimo a sensibilizzare maggiormente i consumatori sugli ampi vantaggi economici ed ecologici degli imballaggi, questi ne terrebbero conto nelle loro decisioni di acquisto al supermercato”, ha dichiarato Dan Felton, direttore esecutivo di AMERIPEN, l’Istituto americano per l’imballaggio e l’ambiente, partner dello studio.