Il meglio di IFN
Cipolla di Tropea Igp, la Cenerentola diventata principessa dell’ortofrutta italiana
Natale Santacroce (Vivaio Santacroce): «Un exploit da manuale che ha coinvolto l’intera filiera»
Trovare qualcuno che non conosca la Cipolla Rossa di Tropea Igp oggi è quasi impossibile: si è oramai consolidata come un prodotto iconico dell’agroalimentare italiano che non ha eguali sul mercato nella categoria. In realtà, questa cipolla, che si coltiva da migliaia di anni nell’areale calabrese di Tropea, solo negli ultimi 20 anni si è ritagliata un posto tra i grandi dell’ortofrutta italiana.
Negli anni è diventata più buona? assolutamente no! La qualità eccellente è immutata da sempre ma è cambiata la percezione della filiera nei confronti di questa cipolla. Un percorso da manuale che ha trasformato un prodotto locale in un prodotto iconico per l’Italia intera.
Racconta a IFN l’exploit della Cipolla Rossa di Tropea Igp, Natale Santacroce, titolare del Vivaio Santacroce Domenico, tra le aziende fautrici della svolta di questo prodotto, che dedica alla cipolla oltre 200 ettari tra prodotto da treccia (o da serbo), cipollotto e cipolla da consumo fresco. “Di strada ne abbiamo fatta - afferma Santacroce - oggi la Cipolla di Tropea è insostituibile per la filiera, considerata un prodotto che non ha eguali sul mercato. Ma per arrivare a questo non basta solo la qualità intrinseca del prodotto: sicuramente la svolta è arrivata con l’iscrizione della Cipolla Rossa di Tropea Calabria all’elenco Europeo delle “Denominazioni di Origine e Indicazioni Geografiche Protette” il 28 marzo 2008, grazie al Reg. CE n. 284/2008 della Commissione. Poi, dopo l'ottenimento dell’Igp abbiamo fatto quadrato anche con le insegne della Grande distribuzione organizzata per farla emergere definitamente”.
“La cipolla di Tropea era vista come un prodotto turistico, da “prendere come souvenir” quando si passava da questa zona. Così abbiamo deciso di comuniare al consumatore i benefici del prodotto: a partire dal fatto che è rossa perché ricca di antocianine; le peculiarità qualitative di questa varietà, poi, dipendono dal suo corredo genetico e dalla sua interazione con l’ambiente: quindi terreno e vicinanza al mare, tecniche agronomiche e di lavorazione ben precise e così via. Abbiamo lavorato per far evolvere il prodotto nel percepito ed evitare che si banalizzasse come semplice bulbo. Così la Cipolla di Tropea è rimasta un simbolo del territorio ma, ora, da Nord a Sud, la si può consumare quando la si vuole, 365 giorni l’anno, con un respiro nazionale e non solo”.
“La Grande distribuzione organizzata ha captato le potenzialità e ci ha permesso di avere spazio in reparto e avvicinarci così a tutti i consumatori; inoltre, il consumo è diventato molto trasversale: la Cipolla di Tropea non è solo treccia ma è tanto altro. Infine, l’attenzione di chef stellati, noti programmi di cucina, food blogger e tanto altro hanno fatto da volano”.
“Cosi, abbiamo creato un appeal incredibile che ci permette di avere prezzi maggiori rispetto agli altri prodotti della categoria senza subire cali di consumo. La scelta della Cipolla di Tropea è quasi automatica, perché ci si porta a casa un prodotto iconico che è inconfondibile per sapore e unico per storia. Di anno in anno i riscontri sono sempre più positivi e da quando ci fregiamo dell’Igp le vendite sono più che raddoppiate”
“Il percorso della Cipolla di Tropea, ci fa riflettere sul fatto che l'ortofrutta non possa vivere di luce riflessa solo perché è buona e sana. I prodotti devono essere valorizzati anche con tanto altro: storytelling, comunicazione, innovazione, valori… e dopo arriveranno anche le soddisfazioni sul mercato”.
“Un noto chef internazionale – conclude l’imprenditore calabrese – ha definito la Cipolla di Tropea Igp la Cenerentola che è diventata Principessa nelle tavole degli italiani”.