Dalla distribuzione
Carrefour Italia taglia il 25% dell’organico della sede di Milano
In totale 175 esuberi per un futuro sempre più incerto

Carrefour Italia ha annunciato 175 esuberi nella sede centrale di Milano, pari al 25% dell’organico, che conta circa 700 dipendenti. I tagli, trasversali a funzioni e livelli, riaccendono i riflettori sull’ipotesi – mai smentita né confermata – di un possibile disimpegno del gruppo francese dal mercato italiano, secondo quanto riportato da Italia Oggi in un articolo a firma di Marco A. Capisani. L’operazione arriva in un contesto già segnato da indiscrezioni internazionali (dal Lebensmittel Zeitung al Financial Times) su un possibile interesse per la cessione dell’intera Carrefour, ma in Italia il tema è particolarmente sensibile: l’eventuale uscita richiama alla mente quella di Auchan nel 2019, con il passaggio delle attività a Conad. Tuttavia, il caso Carrefour ha radici più profonde, essendo da decenni intrecciato alla storia della GDO italiana, tra GS, Iri e grandi nomi dell’imprenditoria come Caprotti, Brunelli, Del Vecchio e Benetton.
Secondo Carrefour, la decisione è legata alle difficoltà strutturali del mercato italiano: «competizione intensa e frammentata, potere d’acquisto in calo e pressione sui margini». Ma sul tavolo resta il nodo strategico: con un modello di business sempre più orientato al franchising (oggi 900 store su 1.200), la cessione potrebbe risultare poco appetibile per potenziali acquirenti, che rischierebbero di veder sfumare la rete una volta concluso l’affare.
Tra gli scenari più realistici, si fa strada l’ipotesi di uno “spezzatino”: vendite separate dei poli territoriali a player come Lidl, Esselunga o Conad. Intanto, Carrefour può ancora contare sull’alleanza con Etruria Retail (almeno fino al 2026) e sul presidio della prossimità attraverso i format Express e Market.
Infine, resta da capire che direzione prenderà il gruppo madre. La decisione definitiva spetterà a Parigi, e in particolare all’a.d. globale Alexandre Bompard, il cui mandato scade il prossimo anno. Non si esclude, quindi, una “terza via”: prendere tempo. Anche perché, come dichiarato dallo stesso Christophe Rabatel a ottobre 2024, il lavoro di razionalizzazione della rete è ancora “a metà strada”. (aa)


















