«Biologico: lavoriamo su mercato, rese e costi»

Frascarelli (Ismea) ha fatto il punto sulle strategie di crescita per il settore

«Biologico: lavoriamo su mercato, rese e costi»

“Il trasferimento di risorse per il biologico dal primo al secondo pilastro del Psp (Piano strategico della Pac) è stato un’ottima scelta, non banale. In questo modo si parla finalmente di demarcazione del settore anche se non bastano le risorse della Pac. Il futuro del reddito del settore passa da altri fattori di crescita come mercato, rese e costi”.  
Così ha aperto il suo intervento Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, al convegno “Le prospettive del biologico nel 2023-2027 - Focus sulle nuove politiche e sugli strumenti per l'aggregazione e la distribuzione” tenutosi giovedì scorso a Roma e diffuso anche in streaming.

Con le sue parole, Frascarelli ha fatto riferimento al secondo pilastro della politica agricola comune (PAC), ovvero a quella politica di sviluppo rurale dell'UE concepita per fornire sostegno alle zone rurali dell'Unione e far fronte all'ampia gamma di sfide di carattere economico, ambientale e sociale del XXI secolo; come viene spiegato anche sulla pagina istituzionale del Parlamento europeo.
Il secondo pilastro si denota in particolare per il suo maggiore grado di flessibilità (rispetto al primo pilastro), che consente alle autorità regionali, nazionali e locali di elaborare i loro programmi pluriennali di sviluppo rurale basandosi su un «menu di misure» europeo. Inoltre, a differenza del primo pilastro, che è interamente finanziato dall'UE, i programmi del secondo pilastro sono cofinanziati dai fondi unionali e regionali o nazionali. Per maggiori informazioni, è possibile consultare il sito del parlamento cliccando qui .

Tra i fattori di crescita per il settore individuati da Frascarelli ci sono mercato, quindi prezzi, rese e costi.
“E’ ora di iniziare a lavorare sui consumi, sul rapporto tra domanda e offerta, quindi sui mercati – ha continuato Frascarelli – dobbiamo capire come il settore si collega ai mercati e parlare di più di contratti”, ha continuato.
E ha aggiunto: “Dobbiamo azzerare il mercato spot che è la rovina del biologico e questo lo si può fare solo tramite il piano di azione nazionale per incrementare i consumi. Dopo di che, vanno migliorati anche gli aspetti tecnici, come rese e costi, tramite l’innovazione tecnologica. E su questo punto va ricordato il grande ruolo del Crea, in collaborazione con Ismea, per la promozione dello strumento Akis (Agricultural Knowledge and Innovation System)”.
E ha concluso: “Se la Pac rimane l’elemento più sereno per i produttori biologici, ora dobbiamo lavorare su questi nuovi aspetti, altrimenti rischiamo di perdere tutto quello la politica ha fatto finora per il settore”.

Biologico, una spina dorsale per il settore
Sull’approccio generale del settore è intervenuto anche Pietro Gasparri, dirigente agricoltura biologica e sistemi di qualità alimentare nazionale e affari generali del Masaf. “L’attuazione delle politiche comunitarie è molto importante, dato che il biologico negli ultimi anni si è trasformato da metodo di produzione a vera e propria politica europea”.
E ha aggiunto: “Fare bio non significa solo eliminare i concimi chimici di sintesi ma agire sulla biodiversità, sul benessere degli animali, sulla salubrità delle acque e su tanti altri elementi. Il biologico va inteso come una spina dorsale che si muove insieme per portare buoni risultati a tutto il settore”.
E ha concluso: “Attualmente il Masaf è al lavoro su tre direzioni sinergiche e a breve sono attesi decreti attuativi sul piano strategico, sul piano sementiero e sul marchio dedicato alle produzioni bio”.

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