Avocado, l’Italia arriva tardi ma guarda avanti

A livello produttivo Marocco e Spagna dominano la scena

Avocado, l’Italia arriva tardi ma guarda avanti

Che l’avocado sia uno dei prodotti simbolo della crescita esponenziale dei consumi nel XXI secolo è ormai un fatto noto. Meno conosciuto, però, è il ritardo dell’Italia rispetto ad altri Paesi europei nello sviluppo del mercato interno. Solo nel 2024, infatti, si è raggiunta una soglia simbolica: 1 chilo pro capite, ben al di sotto dei livelli di consumo registrati in Spagna (3 kg), Francia (oltre 2 kg), Germania e Regno Unito che si attestano fra 1,5-1,8 kg.

Ma il 2024 ha segnato anche una svolta produttiva: sono comparsi i primi avocado coltivati in Sicilia – e, in misura minore, in altre aree del Sud Italia – sebbene le statistiche ufficiali della FAO non ne riportino ancora la presenza. Segnali che indicano come l’Italia stia finalmente entrando nel percorso già seguito da altre economie mediterranee, a partire dalla Spagna.

Importazioni europee: volumi moltiplicati per otto
Secondo i dati FAOSTAT e Trademap, le importazioni di avocado in Europa sono passate da meno di 200.000 tonnellate nel 2000 a quasi 1,6 milioni di tonnellate nel 2024. La Spagna, unico produttore europeo su scala industriale, sfiora ormai le 120.000 tonnellate annue, mantenendo una posizione di leadership anche nell’export intra-UE.

Italia: da mercato marginale a nuovo polo in formazione
Nel 2010 si registrò un primo tentativo di ingresso diretto da Israele, ma senza continuità. È solo a partire dal 2020 che si assiste a una vera accelerazione: le 27.526 tonnellate di avocado arrivate in Italia in quell’anno provenivano quasi esclusivamente da Paesi non produttori, che agivano da hub di riesportazione (Olanda, Francia, Germania).
Nel 2024, invece, iniziano ad affermarsi arrivi diretti da Paesi produttori, come Perù, Spagna, Israele e Cile, anche se le importazioni da Paesi riesportatori restano significative.

Il Mediterraneo cambia volto: boom di piantagioni in Marocco
Mentre Spagna e Israele, che a inizio secolo detenevano l’86% delle superfici coltivate ad avocado nel bacino del Mediterraneo, vedono oggi scendere la loro quota al 57%, emerge prepotentemente il Marocco, ormai vicino ai volumi spagnoli. Tutti i Paesi affacciati sul Mediterraneo stanno esplorando o sviluppando nuove coltivazioni. L’Italia è la grande assente nelle statistiche FAO e sta approcciando solo recentemente questa coltivazione. Resta da capire se il ritardo accumulato potrà essere colmato o rischia di trasformarsi in un divario strutturale.

Il futuro? Passa dal Sud Italia
L’avocado è ormai parte della dieta quotidiana in molte aree del mondo, e il ritmo di crescita in Italia è destinato ad aumentare anche grazie all’avvio della produzione nazionale. Le aree vocate del Sud, soprattutto in Sicilia – ma non mancano impianti in Puglia, Calabria e Basilicata – potranno offrire prodotto locale, accorciare la filiera e stimolare il consumo.
Se le condizioni agronomiche saranno confermate e i progetti produttivi consolidati, l’Italia potrebbe presto entrare ufficialmente sulla mappa delle economie produttrici di avocado nel Mediterraneo. Nel prossimo futuro si vedrà se l’Italia saprà ritagliarsi un ruolo da protagonista o resterà ai margini. (bf)