Astronauti come futuri agricoltori, in orbita grazie ad una serra dinamica made in Italy

Adaptive Vertical Farm sviluppata da Space V per portare ortaggi freschi in orbita

Astronauti come futuri agricoltori, in orbita grazie ad una serra dinamica made in Italy

Una serra in orbita? Non è solo fantascienza. Si chiama Adaptive Vertical Farm (AVF) ed è il prototipo sviluppato da Space V, startup ligure-piemontese nata come spin off dell’Università di Genova. È stata presentata all’Euroflora di Genova da Franco Malerba, astronauta italiano e cofondatore della startup, che ha voluto mostrare come la coltivazione di ortaggi nello spazio non sia più solo un’ipotesi.

L’AVF è una serra verticale a struttura multipiano dinamica – come si legge su Wired.it - progettata per funzionare in ambienti estremi come le navicelle o le stazioni spaziali. Grazie a una tecnologia adattiva, che regola l’altezza tra i ripiani in base alla crescita delle piante, questa serra consente di massimizzare la produzione e minimizzare il consumo energetico: fino al +135% di resa per volume rispetto ai sistemi tradizionali e un risparmio energetico del 43%.

Un risultato notevole, se si considera che nello spazio ogni centimetro cubo è prezioso e ogni watt va dosato con attenzione. “Con questa serra – spiega Malerba – andiamo a condizionare solo lo strato immediatamente vicino alla pianta. Questo riduce enormemente il fabbisogno energetico e ci permette di ottenere raccolti abbondanti anche in ambienti chiusi e isolati”.

Il cuore dell’innovazione sta nella flessibilità produttiva: ogni ripiano è dotato di un sistema di micro-condizionamento indipendente, che permette di coltivare ortaggi diversi contemporaneamente. Lattughini, rucola, pomodorini e micro-ortaggi ricchi di antiossidanti sono solo alcuni degli esempi possibili. Non solo: la serra consente di modulare luce, temperatura e umidità con grande precisione, influenzando così anche la composizione nutrizionale delle piante. “Alcuni studi dimostrano che tipo e intensità della luce incidono sul contenuto vitaminico delle foglie – racconta l’astronauta – e noi vogliamo sfruttare al massimo queste conoscenze”.

Fonte foto: SpaceV.it

Oltre all’aspetto alimentare e funzionale, AVF porta con sé un valore psicologico non trascurabile. In missioni spaziali di lunga durata, il contatto con la vita vegetale può aiutare gli astronauti ad affrontare isolamento e stress. 
Ma il progetto non guarda solo alle stelle. Le potenzialità di AVF sono evidenti anche sulla Terra, in particolare in contesti dove coltivare è difficile: ambienti polari, desertici, sommergibili, piattaforme offshore o aree urbane ad alta densità. È qui che una serra compatta, modulare e autonoma potrebbe rappresentare una vera svolta per l’agricoltura del futuro, specialmente nel settore ortofrutticolo.

Fonte foto apertura: SpaceV.it