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Asparagi: il lusso nel libero servizio ad aprile
Da 2 a 5 referenze per negozio, brand quasi inesistenti

L’ortofrutta comprende sia categorie costantemente presenti sui banchi del supermercato, sia prodotti stagionali, la cui disponibilità è spesso limitata a brevi periodi. Alcuni di queste categorie, pur presenti per poche settimane, diventano vere protagoniste del reparto nel momento di picco stagionale. È il caso degli asparagi, che tra aprile e maggio sviluppano dal 60 al 70% dei volumi annuali venduti nella Gdo. Questa verdura detiene un primato importante nel reparto in questo periodo: come vedremo alla fine dell’articolo, si distingue infatti per il prezzo medio più elevato. Anche per questo, in primavera l’asparago rappresenta una categoria strategica per il reparto e per il suo conto economico, sebbene non sembri supportata da particolari investimenti in termini di branding.
Come di consueto, proponiamo un’analisi basata su rilevazioni, in questo caso condotta a metà aprile in sette punti vendita appartenenti ad altrettante insegne nella piazza di Modena.

Partendo dalle numeriche assortimentali, nei punti vendita più grandi si trovano generalmente 4 o 5 referenze, mentre nei negozi più piccoli, o con un assortimento più snello, se ne contano 2. Fa eccezione Lidl che, pur essendo un discount, propone un’offerta intermedia, con 3 referenze.
Per quanto riguarda le tipologie, l’asparago verde è il più diffuso e, in alcuni casi, rappresenta l’unica proposta disponibile e su cui si concentrano le offerte (rilevate sul verde in 6 negozi su 7). Le punte di asparago, di prima gamma evoluta, sono state rilevate solo in tre negozi, mentre gli asparagi bianchi sono presenti in appena due punti vendita, uno dei quali è un discount (Eurospin).

In termini di spazio assoluto dedicato agli asparagi, Conad ed Esselunga si distinguono nettamente, assegnando superfici più che doppie rispetto alla media degli altri punti vendita. Tuttavia, se si considera lo spazio relativo — ovvero quello per singola referenza — emerge come la superficie dedicata sopra la media sia principalmente legata a un numero di referenze superiore.
Al contrario, Coop destina uno spazio piuttosto contenuto, nonostante tratti ben 4 referenze.
Negli altri negozi il dato è inferiore e proporzionato al numero di referenze presenti, con una media per referenza in linea con quanto rilevato in passato per la maggior parte delle orticole.

Un aspetto che incide sulla proposta al cliente è la dimensione dei turioni. Il calibro più frequentemente rilevato è il 10-16 cm, che rappresenta l’opzione modale e il principale oggetto delle attività promozionali. Quattro punti vendita, incluso un discount, offrono anche asparagi di calibro maggiore (16-22 cm), mentre altri quattro propongono pezzature più piccole, tra i 6 e i 10 cm. In due referenze, invece, il calibro non era indicato. Complessivamente, le proposte più articolate in termini di calibro si riscontrano in Coop e Conad.

Tra le confezioni, il mazzo di asparagi avvolto da carta è nettamente quella più frequente e presente su tutte le insegne. Le altre opzioni di confezionamento rilevate - ovvero la vaschetta, il flowpack o il vassoio in cartone – contenevano il prodotto servizio (punte di asparago) o gli asparagi bianchi.

Per quanto riguarda i brand, emerge chiaramente come sugli asparagi non vi sia una strategia particolarmente orientata alla segmentazione in base a questa variabile. Il 78% delle referenze rilevate (17 su 22) risultava privo di un marchio evidenziato. Solo in due casi erano presenti marche del distributore (MDD) di fascia premium — nei punti vendita Coop e Conad — mentre altre due referenze, presso Coop ed Esselunga, appartenevano alla linea MDD biologica. Un unico caso di brand del fornitore è stato rilevato per un prodotto biologico in vendita da Lidl.

Chiudiamo con la consueta analisi dei prezzi medi, ma affrontandola in modo un po' diverso da solito, ovvero partendo dai dati di mercato. Gli asparagi rappresentano una categoria che, dal punto di vista del prezzo, si distingue nettamente dal resto delle orticole. Analizzando i dati di mercato relativi a ipermercati e supermercati, sia per i prodotti a peso imposto che variabile, nelle settimane dalla 14 alla 17 del 2025 — ovvero per tutto il mese di aprile — emerge come gli asparagi siano la verdura con il prezzo medio più elevato. Fa eccezione l’aglio, che ha un utilizzo diverso in cucina, più come aroma o insaporitore che come ingrediente principale. In questo periodo, il prezzo medio al chilo degli asparagi si attesta intorno ai 7 euro (in calo del 10% rispetto al 2024), contro a una media complessiva della verdura pari a 2,60 euro.

Dai dati delle rilevazioni, emerge una media complessiva di 10 euro al chilo per gli asparagi. Va però precisato che si tratta di una fotografia limitata a una singola giornata e a un numero ristretto di punti vendita, mentre il dato di mercato di cui si è parlato in precedenza è una media ponderata su migliaia di negozi in 4 settimane.
Nel dettaglio, l’asparago verde raggiunge punte di 14 €/kg, in particolare per una referenza biologica, con una media per questa tipologia pari a 9 €/kg. Le punte di asparago, in quanto un prodotto servizio, registrano i prezzi più elevati, con valori compresi tra i 15 e oltre i 18 €/kg. Le due referenze di asparago bianco rilevate superano di poco la media dell’asparago verde.
Si tratta dunque di prezzi elevati, ma che non scoraggiano gli acquisti nel periodo di picco. Questo dovrebbe spingere le insegne a valorizzare ulteriormente la categoria durante la stagione di punta, magari affiancando all’offerta una comunicazione mirata che aiuti il cliente a scoprirne modalità di utilizzo e preparazione.

