Allerta UE: crescono le intercettazioni di prodotti ortofrutticoli importati con sostanze attive non autorizzate

+11% nel primo trimestre del 2025. Nel mirino gli agrumi provenienti dall’Egitto

Allerta UE: crescono le intercettazioni di prodotti ortofrutticoli importati con sostanze attive non autorizzate

I dati del sistema europeo di allerta alimentare mostrano un trend preoccupante: nei primi tre mesi dell’anno si è registrato un aumento dell’11% delle intercettazioni di frutta e verdura importate da Paesi extra-UE contenenti sostanze attive non autorizzate o con livelli di residui chimici superiori ai limiti stabiliti dall’Unione Europea. A evidenziarlo è La Unió Llauradora - come riportato da valenciafruits.com - che sottolinea come si sia passati dai 226 casi del 2024 a ben 251 casi nello stesso periodo del 2025. Un incremento che mostra chiaramente una situazione in peggioramento, con le autorità europee che sembrano restare a guardare. Se consideriamo il solo mese di marzo del 2025, il numero delle intercettazioni è salito del 13%.

Nel dettaglio, gli agrumi rappresentano una parte significativa di queste irregolarità, in quanto nel primo trimestre siano stati segnalati 28 casi, di cui 11 solo a marzo. Il 64% di questi respingimenti riguardava prodotti provenienti dall’Egitto, un Paese che in questo periodo dell’anno esporta grandi quantità di arance in Europa, spesso a prezzi molto competitivi, creando così una forte pressione sui produttori locali. Analizzando le sostanze attive trovate, risulta evidente come si tratti di prodotti chimici vietati all’interno dell’UE o, comunque, presenti in quantità superiori ai limiti consentiti. Una realtà che pone non solo problemi di concorrenza sleale per i produttori europei, ma anche seri rischi per la salute dei consumatori. L’associazione ha quindi chiesto alla Commissione Europea di intensificare i controlli sui prodotti ortofrutticoli provenienti dai Paesi più coinvolti, come la Turchia e l’Egitto. In particolare, propone di aumentare al 50% i controlli di identità e fisici su queste merci e di mantenere tali misure per almeno un anno. Se durante questo periodo si dovesse rilevare un incremento anche solo del 5% delle segnalazioni su un determinato prodotto, La Unió chiede che vengano sospese le importazioni di quei prodotti agricoli contenenti sostanze non autorizzate o con residui oltre i limiti.

Un altro punto cruciale per l’organizzazione agricola è la necessità di applicare regole di reciprocità tra i prodotti europei e quelli importati. Carles Peris, segretario generale de La Unió, fa notare come attualmente manchino completamente clausole che impongano ai Paesi terzi restrizioni simili a quelle in vigore nell’UE per quanto riguarda l’uso dei pesticidi. 
“Nessuno ci ha parlato di clausole speculari né di impegni reali da parte di questi Paesi per ridurre l’uso di sostanze attive come stiamo facendo noi”, afferma. Peris, inoltre, evidenzia una contraddizione evidente: da un lato, l’Unione Europea impone ai propri agricoltori restrizioni sempre più severe, riducendo progressivamente le sostanze disponibili per contrastare parassiti e malattie; dall’altro, consente l’ingresso di prodotti importati che non seguono le medesime regole. In conclusione, La Unió ribadisce che i prodotti provenienti dall’estero dovrebbero essere sottoposti agli stessi standard produttivi applicati agli agricoltori dell’UE. “Noi stiamo facendo grandi sforzi per ridurre l’uso dei pesticidi, con tutte le difficoltà che questo comporta – dal controllo dei parassiti ai maggiori costi di produzione – mentre i prodotti importati continuano a entrare nel nostro mercato senza rispettare le regole stabilite dall’UE”, conclude Peris. (gc)

Clicca qui per iscriverti alla Newsletter quotidiana di IFN