Dal campo
Allarme Citrus Greening (HLB) in Sudafrica: la Spagna chiede misure drastiche
L'associazione spagnola degli esportatori (GCC) esorta la quarantena del Capo Orientale

Il Citrus Research International (CRI), il centro agrumicolo di riferimento del Sudafrica, ha confermato martedì scorso la ricomparsa del Citrus Greening (HLB), in una area di 15 km quadrati, che comprende agrumeti nel comune di Gqeberha (nel sud-est del paese). La malattia, in particolare la variante africana nota come Candidatus liberibacter africanus, considerata la più virale, è stata identificata nel 2022 nell’East London, a più di 300 km di distanza.
Malgrado la pericolosità della malattia, solo dopo l’individuazione della stessa nei pressi delle più grandi aree di produzione, ovvero Sundays River e, soprattutto, nelle strutture del Citrus Foundation Block, dove i germogli vengono puliti e successivamente utilizzati dai vivai che forniscono alberi da frutto all'intero paese, la CRI ha deciso di lanciare l'allarme ai suoi agricoltori.

"Avvertiamo da anni che il Sudafrica non è un fornitore affidabile di agrumi per l'UE e che le sue autorità non hanno credibilità in materia di patologie vegetali", afferma il presidente del Comitato di gestione degli agrumi (CGC), Inmaculada Sanfeliu, che chiede alla Commissione dell'Unione Europea di "ritenere le autorità africane responsabili per aver nascosto i due focolai per anni".
Dato che la provincia in cui si sono verificati i focolai – ovvero il Capo Orientale - la seconda area di coltivazione di agrumi più importante del Sud Africa, con oltre 26.000 ettari di agrumi che rappresentano il 26% della produzione sudafricana, il CGC chiede la “quarantena immediata dell’intera provincia e la sua esclusione dal programma di esportazione verso l’Ue”. Il Sudafrica è il primo fornitore extra-UE di agrumi in Europa e, sebbene il frutto non sia la via di trasmissione più probabile, esiste letteratura scientifica che dimostra che i batteri possono essere rilevati ed essere vitali nelle arance o nei mandarini.

L'HLB africano - Candidatus liberibacter africanus - è strettamente imparentato con l'HLB asiatico - Candidatus liberibacter asiaticus - che è la malattia degli agrumi più temuta in tutto il mondo.
La minaccia per gli agrumi europei è di prim'ordine, non solo perché il Mediterraneo è l'unica grande area di produzione al mondo dove fortunatamente la malattia non è ancora comparsa, ma perché in questo momento esistono già due insetti vettori che possono trasmettere e diffondere i due batteri, il Trioza - localizzato lungo tutta la costa del vicino Portogallo, in Galizia e nella costa cantabrica - e Diaphorina citri (quello del versante asiatico), recentemente individuato nel territorio dell'UE, precisamente a Cipro e, anni prima, in Israele.
Il CGC ricorda che, nonostante i continui scandali in materia fitosanitaria, e malgrado il reiterarsi delle intercettazioni nei porti europei di spedizioni sudafricane con la 'Macchia nera' e, prima ancora, con la 'Falsa falena', ancora un mese fa il governo sudafricano durante le consultazioni con la Commissione Europea (CE) presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), giustificava i suoi comportamenti e si deresponsabilizzava per ilpossibile arrivo della 'Macchia Nera' in Europa. Questa è la terza volta nell’ultimo decennio che le autorità locali agiscono in modo poco chiaro. "La UE deve prendere atto - e credo che lo stia già facendo - del modo di agire del Sud Africa e cambiare la sua politica in materia, inasprendo le condizioni di importazione e cercando formule più impegnative”, conclude Sanfeliu.
Fonte: Ufficio stampa CGC
