Agrumi egiziani: guardia alta ma evitiamo la psicosi da dumping

Il sindacato spagnolo La Uniò si appella alla Commissione Europea

Agrumi egiziani: guardia alta ma evitiamo la psicosi da dumping

I produttori europei di agrumi, spagnoli in particolare, lamentano la concorrenza sleale che subiscono dal prodotto provenienti dall’Egitto - come riportato dalla testata spagnola F&H - tanto da sollecitare la Commissione europea affinché indaghi l'Egitto per un possibile dumping commerciale verso la Ue, facendo leva sul regolamento 2016/1036, relativo alla difesa contro le importazioni oggetto di dumping da parte di paesi non membri dell'Unione europea.

L’iniziativa è stata presa dalla principale associazione agricola Valenciana, La Uniò, che denuncia, fra l’altro, il rischio relativo alla possibile presenza di nuovi agenti patogeni nelle merci d'importazione che potrebbero provocare enormi danni alle produzioni del vecchio continente. Senza ombra di dubbio è giusto denunciare i comportamenti non corretti o rischi, ma - a nostro avviso - parlare di dumping in qusto caso non è appropriato. Infatti, nel linguaggio economico, il dumping consiste nella vendita all’estero di una merce a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato interno. Qui, invece, si denunciano i prezzi troppo bassi per la produzione egiziana rispetto a quella europea.

Infatti, La Uniò denuncia come nelle catene distributive si trovino agrumi egiziani a prezzi infimi. Come dichiara Carles Peris, segretario generale dell’associazione spagnola: “Gli agrumi egiziani con i prezzi così bassi distorcono il mercato e fanno perdere competitività a noi produttori europei, obbligati (a differenza degli egiziani) a rispettare gli impegni del Green Deal dell'Ue in materia ambientale e sociale".

Le varietà di arance egiziane destinate al mercato fresco, Navel o Valencia, vengono vendute nei porti europei a prezzi che si aggirano rispettivamente intorno a 0,48 e 0,46 euro al chilo, quindi decisamente inferiori a quelle del prodotto in partenza dai nostri magazzini (dato non dichiarato ndr).
Proseguendo nella sua disamina, La Union, chiama in causa il costo del lavoro: in Egitto il salario minimo annuo è pari a 2.023 euro mentre in Spagna è di 14.000 euro . A questo si deve aggiungere che l'Egitto non rispetta le convenzioni internazionali del lavoro dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). 

Inoltre, l’associazione spagnola ricorda come gli egiziani abbiano parametri fitosanitari molto lontani da quelli stringenti a cui si devono sottoporre i produttori europei. Le argomentazioni fino ad ora sollevate sono note da tempo ed è certamente importante discuterne in sede comunitaria, ma di certo non si può accusare lo stato egiziano di dumping, solo perché ha dei costi di produzione inferiori rispetto all’Europa. Semmai ci si deve interrogare su come tutelare le produzioni europee, perché è chiaro ed evidente come i Paesi del Mediterraneo, a partire dall’Egitto – che ha piantato 24 milioni di aranci negli ultimi anni e raddoppiato le esportazioni nel 2023 sfiorando il mezzo milione di tonnellate – saranno sempre più agguerriti.

Ha collaborato Fabrizio Pattuelli